All’ una e trenta. Un caso per il detective cieco di Isabel Ostrander

All’ una e trenta . Un caso per il detective cieco

Damon Gaunt è un detective cieco chiamato a indagare sulla morte di un ricco uomo d’affari, molto in vista nell’alta società newyorkese. La famiglia della vittima si rivolge a lui, infallibile nonostante la sua menomazione, perché non ha fiducia nella polizia e teme che un’indagine tirata troppo per le lunghe possa infangare il buon nome della famiglia. L’intreccio è costellato di aringhe rosse, un espediente usato nei gialli per depistare il lettore nella ricerca del colpevole. In questo romanzo, che risale a oltre cent’anni fa, la cecità del detective è un elemento centrale che permette di inscenare un paradosso: mostrare tutti i risvolti del fatto delittuoso con gli occhi di chi non può vedere, grazie all’affinamento degli altri sensi – tatto, udito e olfatto – e a una perspicacia fuori dal comune.

Introduzione

C’è chi erroneamente pensa di aver visto tutto, nulla nella vita potrà più sorprenderlo, eppure è in quel preciso momento che accade qualcosa d’inaspettato anche per chi passa molto tempo a parlare con se stesso in quei monologhi introspettivi in cui ci si aspetterebbe una risposta, ma ci si accorge che già si possiede. Allora cosa fare per non lasciarsi prendere dall’umano smarrimento che si scorge in tutta la sua immane potenza quando sopraggiunge il non conoscibile? Un salto nell’ignoto ma prima bisogna domandarsi se si sono utilizzati correttamente tutti gli strumenti a disposizione? Che cos’è la conoscenza se non varie informazioni che s’incrociano tra di loro per poi scontrarsi apertamente con la coscienza. Un duello dall’esito incerto che regala solo a pochi la possibilità di ricominciare. Un vero e proprio lusso a tiratura limitata perché frequentemente l’uomo è preda delle sue contraddizioni. Ogni fallo produce una punizione. La nostra brutalità emerge quotidianamente ma per differenziarci dagli animali c’è la complessa e pericolosa arte della finzione. Indossare una o più maschere e alla base delle teorie pirandelliane per spiegare questa scacchiera chiamata società. Attore, personaggio è solo una pura e semplice illusione per regalare all’individuo, nella sua infinita piccolezza la credenza di aver compiuto una scelta. Pedine che si schiacciano tra loro mossi da un invisibile destino ecco a cosa si riduce pessimisticamente un’esistenza. Il peso della parola indica certezza, l’astrazione emotiva, una sospensione che porta a compiere un tortuoso viaggio atemporale alla ricerca dell’origine del tutto. La rappresentazione individuale che emerge è refrattaria, un uomo allo specchio che si osserva sorprendentemente per la prima volta. A quel punto il soggetto è alle prese col dualismo esistenziale per antonomasia. C’è chi guardando quell’immagine sorride beffardo e continua la recita fino all’atto finale, chi invece è intrappolato dai propri scrupoli tramutati in ossessioni e fantasmi e permette il raggiungimento della verità. Questi sono solo alcuni degli elementi che caratterizzano All’ una e trenta l’avvincente e commovente giallo di Isabel Ostrander. Il treno della vita sa che tra bene e male non c’è un’unica fermata esattamente come per spiegare il delicato rapporto che intercorre tra ragione e sentimento occorre soffermarsi sulle molteplici ramificazioni.

Aneddoti personali

Ho conosciuto la casa editrice Assassine edizioni grazie alla mia amica e collega blogger Elisa, nel tempo che ho collaborato con il suo blog Il mondo incantato dei libri. Non la ringrazierò mai abbastanza da avermi permesso di apprendere l’esistenza di questa magica realtà. Vero altresì che pur avendo adesso ognuno il suo blog, tutte le volte che Elisa ospita mediante dirette social Tiziana la direttrice della casa editrice, io sono sempre presente. Sentire Tiziana parlare dei libri che pubblicano, della passione che hanno per il noir, è ogni volta diverso, però tutte le storie incantano. Non vi nascondo che sono molto emozionato di ospitare questa casa editrice sul blog Come in tutte le cose anche con i loro libri subentrano i gusti, un giallo può piacere più di un altro, però non si può non apprezzare l’oggetto libro per l’ottima cura in tutte le sue parti. Ne ho letti diversi dal catalogo, ma quando ho deciso di recensirle qui, mi sono detto da quale inizio? Ho scelto uno che non avevo letto e che è stato quello che mi ha colpito subito la prima volta che l’ho visto ma di cui la ricezione è stata abbastanza travagliata . Vi svelo amici e amiche che la moltitudine di personaggi in queste due notti hanno popolato i miei sogni. Segno questo che il romanzo mi è piaciuto tantissimo e appena terminato lo avrei riletto con piacere perché già i due personaggi che ho amato di più mi mancavano terribilmente. Avevo già capito chi fosse l’assassino ma i motivi hanno toccato le corde più intime dell’anima. Ci sono due passaggi in particolare che mi hanno profondamente commosso. Con la speranza che la collaborazione con la casa editrice possa continuare, chiudo dicendo che sicuramente leggerò ancora altri titoli ma questo resterà nel mio cuore per sempre

Recensione

Può mutare lo scenario, si attraversano le epoche ma le esistenze umane si mostrano in tutta la loro effimera caducità nell’indicibile tratto della decadenza. Ogni età anagrafica si azzera, il divario generazionale tra vecchi e giovani si annulla perché a un occhio allenato apparirebbero vite vacue schiave dei corvi del possesso e della vanagloria, ma privi della fiamma vitale che indietreggia sempre più fino a lasciare il posto all’intima morte. Tutte le azioni dei personaggi si possono riassumere nel celebre verso ungarettiano “Non sono mai stato tanto attaccato alla vita”, si comprende, infatti, veramente il suo valore quando si sta perdendo. Quella che si pensa essere serenità è soltanto una perenne infelicità. L’infelice si dimostra molto rancoroso e ambizioso e questi sono sentimenti astratti che appaiono in tutta la loro concretezza in molteplici forme. È un romanzo dove la memoria ha un duplice ruolo e deve fronteggiare nemici di diversa natura che sono nello specifico la dimenticanza e il dettaglio. Nel primo caso la sopravvivenza della memoria riguarda l’ambito filologico testuale perché Isabel Ostrander visse tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento Quest’opera è stata tradotta in italiano soltanto nel 2019 dopo centoquattro anni dalla pubblicazione. Un classico che ha rischiato di cadere nell’oblio e che merita di essere riscoperto dai lettori. Il secondo ruolo è puramente narrativo perché essendo un noir, il detective deve utilizzare memoria e ingegno per risolvere l’intricato caso. Solo che Damon Gaunt il detective protagonista del romanzo non è come gli altri. Ha un carattere rude e spigoloso come Schiavone di Manzini o Cravat di Krauspenhaar ma rispetto ai “colleghi “ è anche cieco. Quello che potrebbe essere un aggravante si rivela la sua particolare arma vincente. L’oscurantismo visivo gli permette tuttavia di accendere luci dove regna il vero buio. La continua marcatura alla sua disabilità vuole denotare che la società non è ancora pronta alla completa accettazione, infatti, le sue capacità pur riconosciute, non sono del tutto viste come tali ma come prodigi. Il romanzo si presenta come una storia molto sensoriale perché Gaunt sfrutta al massimo delle sue potenzialità, gli altri sensi rimasti. Il detective è ingaggiato dalla signora Appleton per scoprire chi ha ucciso il figlio Garret. L’uomo si addentra così nelle vite dei membri della famiglia appartenente all’alta società newyorkese districandosi tra eccessi e sregolatezze. Nei diciotto capitoli il ritmo è incalzante, e spinge chi legge a continuare fino alla fine. Un libro molto scorrevole impreziosito dall’ottima traduzione di Daniela Di Falco. Tra i personaggi femminili degni di nota sono sicuramente. Natalie e Barbara. Due sorelle drammaticamente opposte legate da un affetto al limite del morboso e che metterà a dura prova l’infallibile investigatore. Ogni capitolo è ricco di arringhe rosse, l’espediente letterario che rende i vari personaggi colpevoli. Tutti hanno almeno un vero motivo per uccidere la vittima e la scrittrice si dimostra abile nel confondere le idee a chi legge fino alla fine dove ogni pezzo del mosaico si ritrova finalmente al proprio posto. Una cecità parziale colpisce, però gli altri protagonisti perché vorrebbero dimostrare la loro furbizia attraverso la negazione e l’omissione ma il risultato che ne consegue è un’ammissione d’ingenuità. L’elemento che rende straordinario questo romanzo non è soltanto il protagonista veramente indimenticabile ma anche il sapiente utilizzo del linguaggio meta comunicativo. Per questo può esserci un parallelismo con La forma del silenzio di Corbetta. Entrambe le storie, infatti, sfruttano il caso come strumento d’indagine per narrare l’eterna lotta tra bene e male con tutte le sfumature, perché le cose non sono mai come appaiono. Il romanzo è altresì intriso indirettamente di rudimenti psicologici nonostante tale branca al tempo sia soltanto agli albori. Per Yates, Barbara Natalie, Doris e tutti gli altri ogni colloquio è introspettivo, Damon Gaunt riesce nella sua fermezza a essere empatico e i risvolti sono inimmaginabili. Anche lui però non è esente da prove deve, infatti, scontrarsi con qualcosa di nuovo e inaspettato: Il battito del cuore, dimostrare a se stesso che lui come gli altri può amare. Una corsa serrata contro il tempo per consegnare alla giustizia il colpevole ma cos’è realmente giusto e vero? Una storia che ci ricorda quanto in noi ci sia un impoverimento emotivo e tentiamo di colmare quest’enorme carenza. Un romanzo speciale dove onore e cuore non fanno solo rima, ma sono il preludio perfetto per una nuova emozione chiamata atto d’amore .

Conclusioni

Questo è un classico veramente imperdibile che tutti dovrebbero leggere non solo per scoprire questa grande autrice ma soprattutto perché la storia è avvincente e capace di emozionare .

Voto

5/5

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