Anna sta coi morti di Daniele Scalese

Anna sta coi morti

Enzo vorrebbe che la vita non cambiasse ma non può fare nulla per fermarla. Così, semplice spettatore della storia di un’altra protagonista, non può che assistere mentre la compagna Anna, dopo la diagnosi di leucemia durante la gravidanza, viene catapultata dal lavoro claustrofobico di tecnico d’obitorio a ospite ricorrente di un programma televisivo e si allontana sempre più da lui. E mentre lei sale agli onori della cronaca, lui scende nelle profondità dell’obitorio e la sostituisce nel suo lavoro, lì tra i lettini e le celle in cui i colleghi sembrano seppellire delle verità inconfessate. Narrando con uno stile asciutto e straniante la crisi di una coppia che si sta disunendo, “Anna sta coi morti” lega due attese, quella di un figlio e quella di un lutto, costantemente in bilico tra la sovraesposizione mediatica e l’intimità della malattia, tra ciò che ci si porterà nella tomba e ciò che si vuole dire prima che sia troppo tardi.

Introduzione

È una mattina di un giorno qualunque, un sabato o un lunedì non ha importanza, ho tolto tutti i calendari perché tanto il mio tempo scorre tutto irrimediabilmente uguale. Il domani sarà solo uno ieri un po’ sbiadito perché quando il tuo passato è totalmente irrisolto, non può esistere la nitidezza di un colore ma solo la sua sfumatura come tutto ciò che avrebbe potuto essere invece non è stato. Avrei voluto solo gridare e piangere, ma si sa che non si può piangere davanti ai malati lo dicono tutti e forse nemmeno mi trattenevo di fronte a te perché tu mi salvavi, ma mi creavi anche un profondo disagio. Per comprenderlo però ho dovuto iniziare a vivere senza di te. Ero come un suddito al cospetto della propria regina, questa mia passività mi stava uccidendo ed io non lo riuscivo a comprendere. Tu stavi morendo per volere di un destino ignobile ma io andavo alla deriva per la consequenziale scelta di seguire la direzione di quel noi che era già opaco perché fungeva come un tu ed io che ballano diversamente pur seguendo le stesse note. Apro la porta del bagno, davanti allo specchio sono nudo e osservo il mio corpo ormai flaccido che non riconosco quasi più. Anche la pelle ha perso quell’umana consistenza. Non la sento più mia ma in questa caotica giostra chiamata vita mi domando se a parte il dolore mi sia appartenuto veramente qualcosa ? Ḕ alienazione o straniamento? Preparo la vasca vorrei farmi un bagno rilassante ma mi soffermo sulla bellezza dell’acqua e immagino che il fluire dei miei pensieri possa scorrere lentamente come lei invece di quei vortici che il cervello mi costringe ad affrontare. Accendo la radio, una canzone sta terminando ma mi bastano poche note per riconoscerla e mi rispondo che se avessi le stesse certezze di Lucio nel volerti Anna magari non saremmo arrivati a questo punto. Ne parte un’altra, è di quelle melense che non potevo ascoltare mai quando eri in casa e la voce di Pezzali che mi ricorda quanto sia bello insieme con te mi fa scoppiare in una fragorosa risata perché sembra ordito un complotto, anche la musica si beffa di me. Spengo meccanicamente la radio mentre l’ossessione dello specchio non mi lascia. Ciò che vedo inizialmente mi spaventa poi un senso di pietà s’impadronisce di me e quello sguardo si rabbonisce. Quella stessa pietà che si riserva ai condannati a morte cui il destino è brutalmente segnato. Prendo il rasoio mentre cerco di assegnare un nome alla mia colpa e un volto al mio boia. Chi è? Tu, Emilia, Eva, mio padre oppure sono io stesso? Scendo in questo climax infernale mentre un altro interrogativo mi sovviene che cosa mi ha reso schiavo di questo morboso autolesionismo ? Ḕ lui che mi salva ancora una volta dalla bolgia. Il rasoio. Lo tocco. Il tocco del freddo mi provoca un brivido d’eccitazione Il calore è sopravvalutato, così come la morte è sottovalutata, è questione di giudizio e spesso fa intraprendere erronei sentieri. La stanza s’impregna dell’odore del sangue. Taglio. Non m’importa sono più le cicatrici che mi hai lasciato tu. Quel maledetto specchio filtra all’interno della mia mente il tuo volto di donna diviso, sembra la copertina di un libro. Qualcuno ha avuto il coraggio e la forza di raccontare l’unica cosa che ci lega ormai: La nostra storia. Un nuovo dubbio mi attanaglia. Qualcuno mi amerà o sarà vittima del tuo protagonismo? L’acqua è pronta m’immergo e per la prima volta non voglio affondare . Ḕ questa la procedura del mio nuovo battesimo. Da qui riemergo, rincarno e rinasco. Saluto e sorrido alla mia languida solitudine e in questo tortuoso e lacerante processo ho deciso di donarmi finalmente una seconda possibilità .
Enzo

Aneddoti personali

Il mio legame con il romanzo e Daniele parte da lontano pur senza conoscerci ancora. Quando era un manoscritto, me ne parlò la nostra amica comune Livia. Mi disse che era una storia fortissima. Mi mise una curiosità tale che non vedevo l’ora che qualche casa editrice lo pubblicasse. In tutto questo Daniele entra a far parte dell’agenzia della mia amica Marcella ed è come se le stelle si allineassero in qualche modo per farci quantomeno conoscere. Ho iniziato a parlare con Dany e rimasto abbagliato dalla sua disponibilità dolcezza e solarità. Dalle belle persone ci si aspetta sempre storie emozionanti ma con la strada che ha percorso con questo romanzo Daniele, mi ha sorpreso perché ha dovuto lavorare molto su se stesso quasi azzerarsi per essere una lama affilata che con l’asciuttezza della singola parola squarcia l’anima fino a lasciarne brandelli. Non è un romanzo adatto a tutti ma è la concreta dimostrazione che ci si trova davanti a una voce nuova e imponente all’interno del vasto panorama letterario. Voglio sentitamente ringraziare la casa editrice in particolare Ettore e Stefano per la possibilità, sperando che questo possa essere l’inizio di una proficua collaborazione col blog e adesso mi accingo a raccontarne un po’ per farvi entrare in questo magico universo interiore .

Recensione

Quando il mare si tinge d’oro o la neve copre col suo manto la cruda terra che non fa nascere nemmeno una rosa nel deserto, è simbiosi naturale di un fotogramma esistenziale. La nitidezza dello sguardo dovrebbe posarsi su quel gabbiano che vola e separa il cielo e il mare e si perde nella linea di un immaginifico orizzonte, però ogni poesia incontra il suo scoglio che infrange la bellezza di un attimo e lascia solo una frammentaria desolazione. Ne tessono una trama, i ciottoli di cuore che come lame si conficcano nella nuda pelle lasciando i segni indelebili che sulla carne diventano lividi perché e vissero felici e contenti è solo per le barzellette tristi perché per le storie è previsto un altro finale. Sembra un universo capovolto eppure quanto è drammaticamente vero perché quella che si crede essere la felicità s’impregna dell’odore della morte che nonostante tutto continua ad ardere di vita per quei personaggi intrappolati nel faro dell’attesa. Luci a intermittenza nell’involucro delle ombre. Il colore di un semaforo che tarda ad arrivare e allora ci s’ingegna con i pochi strumenti che si hanno a disposizione. I protagonisti di questo folgorante romanzo tripartito sono Enzo e Anna una coppia che per salvare la loro relazione ormai alla deriva giocano una partita con il destino ed ecco l’ultima agognata carta: avere un figlio. Una vita anche se embrionale non può essere un salvagente e quello che sembrava un atterraggio di fortuna si rivela un folle volo. I dadi del destino compiono la loro mossa, il risultato racchiude tutta l’umana ambiguità, un pari e un dispari non destinati a incontrarsi. Come Prometeo col fuoco la punizione divina si abbatte implacabile in questo giro di giostra azzoppando tutti i cavalli e rendendoli protagonisti inconsapevoli di un moderno ciclo dei vinti. L’ambizione e l’egoismo vanno severamente puniti ed ecco che quel mondo che Anna doveva cambiare in una famosa canzone muta lei . Ḕ il primo atto di un’infernale rivoluzione corporea ed emotiva tra le pieghe del dolore, dei pensieri e della paura. Anna resta incinta ma scopre anche di essere malata di leucemia. Un terribile bivio in cui il pragmatismo di Anna e la passività di Enzo si scontrano aspramente. La donna decide di portare avanti la gravidanza e i due diventano come Enea e Didone prigionieri di una mimesi narrativa ma sordi alle parole e ai silenzi. Paradossalmente però è in obitorio e in ospedale che ritrovano quell’attimo di pace fuggevole come il vitale candore. Un plauso all’originalità dell’autore per aver eletto locus amoenus uno scenario insolito che si fa schermo di tutte le numerose crepe che li accomunano nella spettacolarizzazione della tragedia che da privata diventa pubblica. Un programma televisivo, infatti, s’interessa alla storia di Anna e in queste pagine è fautore della cosiddetta “ tv del dolore “. La malattia e la televisione giocano nella stessa squadra e sono schegge di vetro che s’insediano nella mente e nel cuore dei protagonisti sconvolgendo quello che credano sia la loro personalità, ma sono questi strumenti a donare loro scampoli di verità che li costringe a comprendere di aver vissuto in una comoda bugia. Il romanzo è suddiviso in novantaquattro capitoli tutti caratterizzati dalla forma della brevitas. Lo stile dell’autore è asciutto e povero. La cifra di riconoscimento è, infatti, lo straniamento e l’essenzialità. Si focalizza sull’importanza della singola parola e soprattutto sugli odori regalando ai lettori un romanzo molto sensoriale. La sua scrittura crea un filo rosso sul disamore e funge da cartina tornasole sulla tossicità e morbosità delle relazioni umane. In questo microcosmo s’inseriscono alcuni personaggi satellite quasi tutti colleghi dell’obitorio che però non deviano il segnale sul filone principale anzi, lo arricchiscono. Con Alberto, Emilia, Federico, Eva e gli altri l’autore narra le più crude e sopite perversioni specchio inesorabile di una profonda solitudine. Le coppie rappresentano le crepe ma anche singolarmente i vari personaggi duellano contro demoni e fantasmi provenienti da un non troppo lontano passato. Che cosa sono la morte e la rinascita? Un romanzo sul ruolo non consolatorio della letteratura in cui tutti i protagonisti fanno del loro meglio per non soccombere ma in agguato ci sono nuovi delitti per vecchie pene e la loro sospesa e perenne infelicità non può che essere presa per ciò che è: un’implacabile condanna senza alcuna redenzione .

Conclusioni

Un romanzo certamente forte e unico che scava nell’anima e induce alla riflessione. Un autore di cui sicuramente sentiremo parlare per tanti anni, augurandogli una luminosa carriera .

Voto

5/5

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