Ci protegge la luna di Agata Bazzi

Ci protegge la luna

Sono gli anni che seguono il primo conflitto mondiale: siamo in Sicilia, a tre ore di carro dalla città, che è di fatto una presenza lontana. I braccianti si battono, albeggia una nuova consapevolezza, eppure, insieme al mondo che si muove, c’è la magia di una vita arcaica che resiste intatta. Splende più forte quando Caterina dà alla luce Rosa, una bambina che legge nella natura e sa inoltrarsi, con prensile leggerezza, nei segreti dell’animo umano. C’è chi vorrebbe chiudere “la piccola strega” in un convento, ma in realtà la Chiesa riconosce la sua naturale attitudine ad aiutare gli altri, senza mai chiedere danaro in cambio. La ragazza diventa donna, si sposa, ha tre figli – Mimmo, Ignazio e Beniamino. Come in una sorta di magica circolarità, Beniamino rivela, tale e quale a Rosa, una sensibilità particolare: è delicato, dolce, lo chiamano femminella, e, per quanto protetto dai fratelli e dall’amico Pietro, è esposto a una diversità che la stessa madre fatica ad accettare. Il tempo è ormai quello della Storia e Beniamino combatte perché il mondo cambi. E tuttavia anche lui è pronto, morta Rosa, a cercarla al di là della cortina che divide il presente dall’eterno. Mentre la luna splende, come sempre, alta nella notte: la natura è più forte, basta ascoltarla.

Introduzione

Quando sono venuto al mondo, non ero come gli altri già allora. Mi avevi preparato alla cattiveria, alla gioia, al dolore e ad accendere sempre una candela quando stava per giungere la notte. Per avere fiducia e speranza nell’incognito domani mi dicevi toccandoti il ventre. Parte indissolubile di te nella percezione di un universo solo nostro. Dentro di te io chiedevo e tu rispondevi, per gli altri potevano solo chiacchiere per me una preparazione alla vita che nonostante tutto nella gioia e nel dolore ci avrebbe sorpresi insieme mamma. Che sonorità ancestrali contiene al suo interno questa parola, ancora adesso che da anni non ci sei più, perché qui tutto continua incessantemente a parlarmi di te. Forse è per questo che non voglio trasferirmi nell’altra casa. Ho paura che il tempo cancelli questi ricordi, il tesoro più grande che tu e papà mi avete lasciato. Tolgo la polvere perché ho imparato a vedere anche con i tuoi occhi. Granello su granello come mattone su mattone riecheggiano la fatica del lavoro e dell’ ascolto e in onore vostro al centro del tavolo del soggiorno poggio ogni giorno un mazzo di fiori diverso mentre con Ferdinando ci sfioriamo la mano e ci capiamo senza parlare . Anche se ho imparato a farlo di più, perche non voglio ritrovarmi come con te ad avere sia rimpianti sia rimorsi per mille, ti voglio bene morti in gola ancor prima di nascere. Tu mi ammoniresti con il solo sguardo e mi abbracceresti cancellando ogni preoccupazione. Trovare l’amore mi ha permesso di comprendere quanto possa essere lacerante il silenzio uccidere più dei pugni sul corpo che lasciano lividi insormontabili. Non ho dimenticato i pugni e i calci che mi hanno sferrato negli anni, se è questo che ti stai chiedendo. In un cantuccio del mio cuore fanno ancora male e quando il dolore è insopportabile, mi stendo su quello che fu il tuo letto, sento il tuo odore e allora termina l’apnea e ricomincio a vivere. Quando ho voglia di ritagliarmi un posto mio, poggio la tua sedia su un angolo del cortiletto e mi soffermo a guardare il sole aspettando che il volo di una rondine m’indichi la via. So che è uno dei segnali del tuo codice segreto. Sei aria di primavera anche nelle notti d’inverno. Lo sai l’altro giorno rovistando tra le cose per tenere a bada la nostalgia ho ritrovato le lettere che ti scrivevo quando ho svolto il servizio di leva. Ho un sorriso bonario nei confronti del giovane che sono stato perché tu prima e Ferdinando poi avete curato questo nudo corpo martoriato da mille fragilità lenendo le ferite e proteggendolo. Siete la mia luna perché anche adesso che sto attraversando l’autunno mi avete insegnato a vivere seguendo sempre i colori dell’estate. Adesso che la storia della nostra famiglia è diventata un romanzo voglio lanciare un messaggio a chi lo leggerà soprattutto alle nuove generazioni. Non permettete mai a nessuno di togliervi la possibilità di scoprire chi siete e cosa vorrete diventare. Forse ci sarà ancora chi non comprenderà la mia scelta di restare nonostante tutto ma lo rifarei per me e voi che avete reso tutto più magico. Non smetto di raccontarti le mie giornate ma spesso se osservo Ferdinando, mi accorgo che ha il tuo stesso sguardo. Ho lottato una vita per far soffiare il vento del cambiamento ma c’è una cosa che non cambierei e siete voi perché con tutte le imperfezioni siete l’inizio e la perfetta continuazione del mio universo.
Con infinito amore
Beniamino

Aneddoti personali

Sentivo parlare sempre di quest’autrice in toni entusiastici dal mio amico Alessandro libraio indipendente di Agrigento ma finora non avevo letto niente. L’anno scorso per il mio compleanno a sorpresa trovai un pacchetto da parte della mia amica Teresa anche lei libraia indipendente ed era proprio questo libro e la ringrazio con tutto il mio cuore per questo dono. Un romanzo che una volta giunto il momento di lettura ho divorato. All’inizio ho cercato di capire quale elemento mi creasse questa sensazione intima cui non riuscivo a trovare un nome e più cercavo più non trovavo. Alla fine mi sono lasciato guidare da questa storia senz’altro un vero perché, il cuore ha preso il sopravvento e menomale. Mi sono affezionato a tutti i personaggi come se fossi anch’io un membro di questa famiglia straordinaria, ognuno a suo modo ricorda quanto ancora una volta sia l’amore a tenere i fili di tutto. Spero un giorno di poter parlare e abbracciare Agata per ringraziarla di tutte le bellissime emozioni che mi ha regalato.

Recensione

Ognuno è un eroe del suo tempo che lascia segni universali nell’evoluzione dell’esistenza, perché non servono gesti mirabili per far grande una battaglia. Riposa e piange la terra insieme ai suoi figli perché vorrebbe un mondo diverso in cui possano regnare indisturbati pace e amore e che non restino solo le ennesime parole che si perdono nel vento. La reciproca relazione è alla base del vivere ma quanto è difficile amare ! Ḕ la sfida più grande di tutte ma la vera bellezza di questo sentimento si coglie nell’imperfezione. L’essere umano per natura è abituato a primeggiare ma il bene è una corsa in cui la vittoria è accettare la perdita. Anteporre il suo prima del nostro senza chiedere come un precetto senecano, accettando che l’altro possa sbagliare. Accogliere le sue gioie ma soprattutto le cadute. Intrecciare le braccia e i cuori per far librare nell’aria mistica del domani il sussurro delle voci che raccontano un passato intriso prepotentemente d’attualità. La terra e il cielo sposano ancora quel connubio in cui le piccole storie s’intersecano perfettamente nella Storia tracciando una linea immaginaria con l’orizzonte fino a comunicare con le stelle e tramutarsi nella polvere fatata che riscalda i sogni. Sicilia e Campania sono ancora una volta il volto di uno spaccato sociale che in realtà potrebbe essere ovunque per questo il peso da portare è tra virgolette più semplice. L’autrice dipinge un quadro preciso e dettagliato dell’epoca mostrando ai lettori tutta l’arretratezza. Il focus che comprende tutto l’arco narrativo è quello di piantare il seme del cambiamento all’interno di una cultura ben radicata. Nella società rurale dell’entroterra, infatti, i contadini subivano i soprusi dei padroni pur di sfamare le loro famiglie ma su quello stesso terreno iniziano a germogliare i primi fiori del sindacalismo. Un romanzo in cui i grandi eventi seppur tragici che hanno caratterizzato il cosiddetto secolo breve sono raccontati sullo sfondo ma ne sono analizzate le conseguenze che hanno inevitabilmente creato solchi anche nei massi irremovibili. La società raccontata è di stampa matriarcale ma almeno all’ interno delle pagine gli uomini sono i bastoni cui appoggiarsi nel momento del bisogno Lo stile utilizzato è classico nonostante ciò la scrittura sia estremamente evocativa perché impregnata di simboli e allegorie . Il romanzo è suddiviso in dieci capitoli lunghi. Nulla è lì per caso nemmeno la struttura, il numero dieci non richiama soltanto i comandamenti cristiani ma anche la filosofia, nel pensiero pitagorico tale numero contiene in sé l’universo essendo il risultato delle prime quattro cifre. All’interno del libro ci si concentra sul rapporto tra religione e magia, ci sono varie crepe ma alla fine si trova un punto d’incontro nell’atto della cura e nella propensione all’ascolto. Questa è una saga familiare molto particolare perché si fonda sul mistico sfruttando il dualismo delle voci prominenti dei protagonisti, ognuno a suo modo narra non solo la sua generazione ma anche il confronto con quelle passate e le future. Il lettore inizialmente conosce Caterina una giovane che combatte non solo per i diritti della classe operaia ma anche per permettere alle figlie un’istruzione, è convinta, infatti, che non ci possa essere alcuna emancipazione senza cultura. Nel frattempo nasce Rosa la quinta bocca da sfamare, una bambina che agli occhi del mondo sembra troppo fragile e che sia destinata in anticipo a compiere l’ultimo saluto. Diversità tuttavia è sinonimo di ribaltamento e sovversione e così come predetto da Rita un’amica speciale della madre, Rosa si salva ed è su di lei che si focalizza la prima parte della storia. Il marchio della diversità è pesante da portare ma è una prova complessa assegnata solo alle anime più sensibili. Rosa instaura un dialogo con l’universo attraverso i suoni e i loro mutamenti. La parola è percezione empatica che passa attraverso il canale della sofferenza. La donna diventa la janara del paese e tra le erbe crea la sua famiglia con Rosario. In quest’unione speciale c’è qualcosa d’inaspettato e oscuro anche per chi s’illude di conoscere. Arriva il momento per la scrittrice di affrontare la tema della maternità. Rosa ha già due figli prima di Beniamino ma lui condivide con la madre una pesante eredità. Segreti in grado di squarciare l’anima e mostrarne il ritratto. Esseri umani cui nonostante l’autenticità del bene talvolta sfugge alla comprensione, forse perché lo squarcio di luna si rivela diverso L’amore, infatti, può bussare in ogni forma anche con le sembianze di Ferdinando che con la gentilezza sarà per Beniamino la riva da cui lasciarsi finalmente cullare e imparare a essere bambino nel corpo di un uomo. Una saga emozionante e commovente che l’autrice scrive come fosse una fiaba raccontata davanti al fuoco con personaggi indimenticabili che riscoprono il senso del vivere e della libertà attraverso lo stupore e la meraviglia scaturiti dallo spettacolo della natura. In una notte di mezza estate come fosse in un sogno, nulla è più come prima quando le lucciole iniziano la loro poetica danza.

Conclusioni

Un libro straordinario che non faticherete ad amare com’è successo a me .

Voto

5/5

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