“Controluce” è un romanzo sull’amore: da quello “impossibile” a quello materno. I protagonisti sono medici, quelli che le cronache odierne descrivono come eroi capaci di sconfiggere con le loro cure i mali di una pandemia che sta mettendo in ginocchio il mondo intero. La storia è ambientata in buona parte nel 2018, dunque prima dell’inizio dell’emergenza, e si muove tra il passato e il presente della protagonista, la brillante dottoressa Chiara Morgera e tra il Sud e il Nord del Paese: Napoli, dove Chiara si forma come medico e in cui soffre per un amore “sbagliato”, quello per il suo mentore Paolo Morelli, e Bergamo, la città che la porta definitivamente al successo professionale, quella in cui Chiara smette di essere la “giovane strutturata” e diventa un medico stimato e affermato.» (Dalla Prefazione di Paola Meola)
Introduzione
La vita è una giostra d’incontri e di scontri, ognuno lascia in noi qualcosa anche quelli che crediamo siano solo di passaggio, anzi ci accorgiamo della loro importanza quando li abbiamo già persi. È un errore ricorrente che ci ripromettiamo di non fare ma che puntualmente si ripresenta. Non impariamo dai nostri errori perché sbaglio e caduta sono parte integrante della natura umana, il coraggio sta nel sapersi rialzare e guardare il mondo a testa alta. Crediamo a quel punto di avercela fatta, ma è soltanto un’amara illusione, dentro di noi rimandiamo sempre il confronto con lo specchio. Non parlerei di vigliaccheria ma di umana paura che ci assale quando dobbiamo trovare un dialogo con noi stessi. Lo specchio ci costringe a guardarci e il nostro riflesso è nudo, anche se s’indossa il più bello dei vestiti. Una battaglia troppo spesso solitaria contro le più intime fragilità che tentiamo di coprire attraverso la menzogna e l’omissione, mezzi di comodità che ci danno solo una serenità apparente per continuare a vedere il nostro microcosmo come vorremmo che sia e non come in realtà è A pagare il conto più alto però è il nostro sé più profondo, alla fine, infatti, non ci riconosciamo più. Chiedere aiuto non è sintomo di debolezza o vergogna ma è un atto di forza. Quella forza che non distrugge, ma fortifica e unisce. Nella disperazione si ha sempre bisogno di qualcuno che ci tendi la mano, basta ammetterlo e il calore di quella stretta regalerà qualcosa che pensavamo di aver perso: la fiducia, negli altri e in noi stessi. La situazione odierna ci ha costretto a rivedere molti dei nostri parametri facendoci sia riscoprire l’essenzialità ma è anche emerso un dubbio amletico. Può esistere una stabilità affettiva e chi lo dice che questa possa essere riconosciuta solo nei legami di sangue? Il nuovo libro di Rita Scarpelli Controluce tratta tutto questo ricordandoci che l’autenticità del bene non si sofferma su questi aspetti futili ma va oltre ogni immaginazione, tracciando un percorso che qualcuno chiama amore ed è un sentimento che può avere mille volti.Aneddoti personali
Ho conosciuto Rita nel periodo in cui ho iniziato a scrivere recensioni facendo parte del team de Il mondo incantato dei libri che è una vera grande famiglia. Anche ora che le strade lavorative si è divise, ci seguiamo e stimiamo a vicenda con tutto il team perché l’affetto quando è autentico non si spegne mai. Un giorno poi mi arriva un messaggio sul telefono da parte di Rita, in cui m’informava che stava per uscire un suo libro che parlava di amore e medicina. Ricordo che la prima cosa che le ho chiesto è stata se parlasse di pandemia. Non perché voglio vivere in maniera decontestualizzata ma perché penso che la lettura debba essere un piacere che faccia riflettere ma che non uccida la spensieratezza. La lettura è l’isola felice del nostro isolamento, si possono leggere anche storie forti ma alla fine deve esserci un messaggio di speranza. Ognuno di noi e ancor più chi legge secondo me ha bisogno di questo. Avendo poi saputo che parlava di tutt’altro ho accettato con estrema gioia. Tale sentimento è aumentato quando mi è stato riferito che attraverso questo libro si sarebbe potuto aiutare i progetti dell’associazione napoletana Maddalena che si occupa con coraggio di combattere la violenza sulle donne. Denunciare non è facile e avere qualcuno accanto fa sentire meno soli, poiché nessuno vince da solo. A volte non basta e ci si sente impotenti di fronte alla disperazione umana che diventa follia, ma non bisogna arrendersi e continuare a crederci perché aiutare gli altri, è una missione umanitaria che sicuramente non è remunerativa, ma ti arricchisce enormemente. La gente si affida a te, racconta la propria storia e ti dona il cuore, l’unica cosa che gli è rimasta, bisogna aiutare queste persone a ricredere in se stesse e in un mondo migliore. Per tutti questi motivi ho accettato. Per sapere cosa ne penso del romanzo v’invito a leggere la recensione. Chiudo questo piccolo spazio dicendo che se posso aiutare anche attraverso la diffusione di questo romanzo, mediante recensione, presentazione ecc, io ci sono, perché non bisogna mai nascondere la testa sotto la sabbia .Recensione
Nessuno ci insegna ad amare, esiste un modo giusto di farlo? Il tarlo che attanaglia la mente di chi si accorge di essere la causa della sofferenza di chi ci sta accanto , che si dovrebbe proteggere invece di allontanare . Questo è il focus per presentare Paolo Morelli un rispettato cardiochirurgo napoletano che vive le difficoltà quotidiane di un ospedale di frontiera ma che umanamente indossa la maschera del cuore, perché ha paura del mostro rabbioso e violento che alberga nel suo animo. La situazione muta quando nella sua vita entra prepotentemente Chiara Morgera una specializzanda di cui riconosce le potenzialità . ne diventa mentore ma ecco che inaspettatamente il rapporto con la donna tocca la sfera emotiva. Una nuova possibilità di amare per entrambi che ne restano inesorabilmente travolti. La protagonista femminile è inizialmente presentata dall’autrice come il Candido di Sciascia. Ogni persona che incontra resta colpita dal suo animo, ma a sua volta è costretto a mostrarsi per ciò che è. Un rapporto d’amore non comprende mai schiaffi, pugni e sottomissione ma parità e condivisione. Il percorso più interessante dal punto di vista narrativo è quello della giovane protagonista che trova il coraggio di ribellarsi ma da quel momento accade una rivoluzione oppositiva. La donna invece di evolversi, retrocede, fossilizzandosi umanamente. Avendo la protagonista schiava di questa stasi emotiva, l’autrice deve inserire un altro personaggio che abbia le stesse funzioni pure, ed ecco che attraverso l’entrata in scena del piccolo Domenico si mischiano le carte del destino Con questo personaggio s’inizia a parlare di empatia. L’empatia è qualcosa di straordinariamente magico, significa etimologicamente entrare nella sofferenza dell’altro e riuscire a comprenderla ma per farlo bisogna avere il cuore libero dai corvi dell’egoismo. I sedici capitoli del romanzo non solo seguono un arco narrativo di nove anni viaggiando da Sud a Nord e viceversa ma hanno la particolarità di essere costruiti al loro interno da una struttura volutamente frammentaria. La scrittrice, infatti, vuole raccontarci momenti precisi della vita dei suoi personaggi. La funzione empatica prima ancora che nei medici è gestita magistralmente nei personaggi di Silvia e Eduardo che lottano per dare un futuro a Domenico e facendolo non solo aiuta il piccolo ma si salvano anche loro, perché riscopre il vero sé, sopito per la carriera e le apparenze. Controluce così non è solo un titolo ma anche un modo di vedere e descrivere, I personaggi vivono ognuno nelle loro ombre individuali ma a contatto con la luce del sole diventano per i lettori come una cartina tornasole e così li conosciamo nella loro primaria essenza. Il romanzo non è solo una storia che parla dei molteplici volti dell’amore, ma è un tortuoso viaggio verso la complicata accettazione di sé e l’arte del perdono. C’è una verità inconfondibile però che per perdonare e perdonarci dobbiamo inevitabilmente imparare ad amarci di più .Conclusioni
Consiglio a tutti di leggere questo libro, che regala veramente grandi emozioni .