Dammi la vita . Partitura di sangue e note a Napoli di Letizia Vicidomini

Dammi la vita . Partitura di sangue e note a note

Marlena Vichi è una musicista di successo, direttrice d’orchestra e docente presso il Conservatorio di Napoli. Sposata da diverso tempo con un suo ex maestro più grande di lei, non disdegna di allacciare relazioni discrete con alcuni dei suoi studenti. L’ultimo in ordine di tempo minaccia di rendere pubblica la loro storia, ma prima che possa portare alla luce il legame clandestino succede qualcosa di drammatico. Andrea Martino è un commissario in pensione, pronto a mettersi ancora al servizio della Polizia. Viene coinvolto nella morte sospetta di una bambina avvenuta qualche mese prima, e si troverà anche al centro della vicenda di Marlena. Due storie che si sovrappongono e si muovono sullo scenario di una Napoli continuamente in bilico tra la bellezza e l’orrore, e quelle verità nascoste da tempo che finalmente vengono rivelate.

Introduzione

Sorridere al mondo è difficile quando un morbo sembra averti catturato l’anima, l’ossessione che rende gli esseri umani degli automi privati dei sentimenti benevoli che non sono nemmeno più padroni della più semplice gestualità perché l’obiettivo è a un passo. Un ultimo passo nel vortice dell’inferno. Una lama tagliente sulle redini del cuore. Eppure in questa nera foschia che sembra avvelenare l’aria come fosse un baratto per l’immortalità che si può raggiungere tra le pieghe dell’arte, nel suo significato più ampio, soffia un vento d’empatia che cura le piante perdute, non è una cura definitiva perché ci sono mali incurabili ma almeno una panacea che può riportare una parvenza di primavera.

Aneddoti personali

Ho conosciuto Letizia con il precedente romanzo della collana e devo dire che nel tempo si è instaurato un legame molto forte di cui oggi non saprei più farne a meno. Lei è un grande regalo e mi sento fortunato a esserle amico per la profondità d’animo e la simpatia che trasmette sempre. Ho accolto con gioia la notizia che mi ha dedicato la ricetta presente in questo romanzo che proverò quanto prima. Anche se si tratta di un piatto di pasta, il gesto mi ha commosso moltissimo La lettura è stato molto piacevole. Nonostante personalmente mi sia mancato rispetto al precedente la sfera emozionale che mi fa piangere alla fine, è stata come tornare a casa dopo un po’ di tempo e ritrovare volti amici e notare che restano sempre loro nella loro unicità ed eccomi invitato a casa Martino con Andrea che cura le piante e rimugina sui casi. Luisa che sforna manicaretti e preziosi consigli e Michele Loffredo il commissario bonario con una spiccata verve . Ho apprezzato moltissimo il personaggio di Carlo Santini, un ex compagno di scuola del commissario, spero di ritrovarlo nei prossimi casi, perché come vi si accorgerà c’è una buona alchimia col duo investigativo rendendo tutto più godibile. Ci sono elementi e innesti narrativi nuovi che non vedo l’ora di raccontarvi e sono sicuro non faticherete ad amare.

Recensione

La vita è un meraviglioso romanzo  illustrato che nonostante i colori sgargianti talvolta si tinge di rosso e di nero compiendo una partitura dalle note   stonata che rompe l’apparente armonia con il suo candido e avvolgente mantello, rombante come un tuono nel ciel di primavera.   Sono queste le sfumature dell’Eros e Tanatos forze concentriche che governano le esistenze.    In questa ennesimo duello convergono in un vicolo   cieco in cui ai personaggi non resta altro che donare la propria carne per seguire la balia di questo valzer incessante denominato male  di  vivere.  Come fosse un vampiro, si adagia e succhia   il  sangue del malcapitato mietendo sempre nuove vittime all’ammaliante sussurro di dami la vita Sacrificio e immolazione sinonimi di binomio contrastante e consequenziale tra dominazione e sottomissione.    Montale scrisse di averlo incontrato più   volte, fedele compagno che s’insidia nei meandri più segreti creando vortici oscuri soprattutto nelle anime che dovrebbero essere felici.   Apparenza e inganno giocano ancora   una  volta a dadi col destino, il risultato resta velato poiché il successo è la perfetta abitazione in cui regnano indisturbate luci e ombre. Un gioco  di   specchi col vetro crepante perché in  medias    res qualcosa s’infrange sempre.  Non esistono, infatti, meccanismi indistruttibili, anche la volontà si arrende spesso alla volubilità, un’altalena emotiva le cui prove sono iniziali marchiati sulla pelle.  Un per sempre romanzato bruscamente interrotto dall’umano furore.  L’autrice analizza le sfumature dell’appagamento e snoda qui le vie dell’Eros per far emergere la cupa ambizione.  Una notte   senza     stelle ma anche senza effettivi carnefici perché tutti fin dall’inizio sono potenziali vittime di qualcosa di più grande della mente stessa.   I lettori ritrovano il duo investigativo Andrea  Martino – Michele   Loffredo che disegnano per tutto il libro, la geografia del cuore e attraverso i luoghi risuona uno straordinario inno d’amore per Napoli.   Ci si perde tra i vicoli, ci si commuove tra la gente ma è nel conservatorio più ambito e rinomato della città che accadono eventi apparentemente inspiegabili. Uno degli studenti più talentuosi Antonio  Piccirillo è stato barbaramente ucciso.  La colpevole è la seducente docente Marlena   Vichi?    Si aprono mille scenari perché è noto che il talento generi il fiore dell’invidia e la bellezza è una catena intrappolante come insegna la mitologia.   Il grande cuore di Andrea   Martino non è annuvolato solo per la dipartita del giovane che gli ricorda l’amato figlio Lorenzo ma anche da un insolito incontro che sembra aprire risvolti inquietanti. Alternando ragione e sentimento l’autrice si sofferma sull’incomunicabilità fra individui in uno spaventoso climax fino alle viscere dell’inferno. Che cosa accade quando il seme del male s’inserisce all’interno   dell’unione sacrale che rappresenta la famiglia? Il  focus   narrativo    s’incentra  sui  Maisto , un  nucleo  già   provato   dall’  angelo  della   Morte   che   non    smette   però  di  bussare   alla  loro   porta  .    Sofia è la nuova e arrivista moglie di Giuseppe    Maisto, una moderna Medea, ancora  più oscura e diabolica del personaggio classico ma con la stessa mimesi che si racchiude nella risata.   C’è una forma di giustizia anche nella vendetta? Eppure  talvolta    anche  i  fiori   più  puri  soccombono    , sembra  una  maledizione    senza   fine . Marco Antonio e Sofia sono i capri espiatori delle pieghe più oscure della società.  L’accecante attualità che si fa  notizia e storia cercando di smuovere le dormienti coscienze. Lo stile è sempre variegato, un dipanarsi di registri comici e tragici che si diluiscono perfettamente nel ritmo della narrazione e della risoluzione giallistica che non sempre assolve e condanna, perché non esiste prigione peggiore della sospensione.  In questa raggelante ma suggestiva atmosfera s’inseriscono due nuovi personaggi Brunella e Carlo rispettivamente babysitter e medico della famiglia.  Entrambi portano ilarità e armonia nei siparietti tra i protagonisti, una piacevole linfa che accarezza queste piante paladine di giustizie e verità che si trovano invischiati ad analizzare la parte più oscura del desiderio. Una toccante sinfonia che si fa canto e preghiere per quelle giovani anime senza colpa la cui canzone è stata interrotta prima  che potesse essere composta Una carezza che si perde nel vento tra le note dell’ultimo ballo .

Conclusioni

Una nuova avvincente indagine di un commissario che è entrato nel cuore di tutto e che ha fatto dell’empatia il suo marchio di fabbrica.

Voto

4/5

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