Il Conte di Mazara. Una storia siciliana di Alexandre Dumas (padre )

Il Conte di Mazara . Una storia siciliana

Sullo sfondo di una Sicilia appena annessa al Regno d’Italia a seguito della missione garibaldina, il romanzo ripercorre le rocambolesche circostanze che hanno condotto il visconte Alphonse de Quinzac a Palermo: il suo incontro con il conte di Mazara – gentiluomo buono e generoso -, l’amicizia che nasce tra i due e le avventure affrontate insieme. Ogni episodio rievocato, sarà presto chiaro al lettore, è condizionato dalla superstizione del popolo palermitano che attribuisce al conte lo status infamante di jettatore: sventure e disgrazie si susseguono e sembrano confermare le maldicenze della gente. E dalle sciagure del conte trarrà giovamento, suo malgrado, il visconte francese. Pubblicato a puntate sul giornale “Le Mousquetaire” nel 1866, “Il conte di Mazara” è uscito in volume in Francia nel 2019 ed è qui proposto per la prima volta ai lettori italiani nella traduzione di Viviana Carpifave. In apertura una nota critica di Salvatore Ferlita; chiude il libro la mappa “In carrozza per Palermo con Dumas”.

Introduzione

C’era una volta, c’è e sempre ci sarà, una donna capace di raccontarsi come nessun altro al mondo e che ogni volta trova per sé e per gli altri, risposte diverse che non alterano la sua mutevolezza. Parole che si perdono nel vento della storia che accompagna tutti coloro che posano le loro membra stanche su quell’afoso terreno, che come una’oasi nel deserto della perdizione rappresenta un vero miraggio Non tutti i passi però diventano orme perché il mare implacabile ne cancella il passaggio. Tanti sono i viandanti che affascinati dal retrogusto speziato delle sue leggende, cercano invano di carpire il segreto che si cela nella nudità dei suoi contorni Una moderna Cerere che piange la lontananza da quei figli, il cui allontanamento pesa sul suo animo affaticato come un macigno sul cuore. Esso è vissuto come una doppia penetrazione nel suo corpo lacerato da ferite che ormai non si contano più, non sanguinano nemmeno più ma allo stesso tempo non si cicatrizzano. È una donna d’altri tempi, la cicatrizzazione della ferita rappresenta l’affievolimento del dolore e questo per lei che vive come se fosse la madre di tutti non è concepibile. Apparirebbe mutilata piuttosto che trovarsi a scegliere chi salvare tra i suoi figli, così le sue lacrime diventano un inconsolabile lamento e poi un’antica nenia che tenta di cullare i sogni dei bambini, instancabili cercatori di un mondo diverso. Si dice che appoggiando una conchiglia all’orecchio si possa sentire il rumore del mare e allora ci si domanda chi si fermerebbe ad ascoltare l’eco di quell’armonioso canto che come fosse un’ultima accorata preghiera chiede che il suo melodioso racconto si tramuti in parola. Una donna che ammalia e incanta con la sua voce, seduce con la bellezza del suo corpo e con la potenza del suo sguardo. Per gli scrittori fortunati destinatari di memorie lei che tutti chiamano Sicilia è il loro personale locus amoenus cui attingere, un luogo dove storia e fantasia si fondono per creare la meraviglia. Sicilia è una madre che non dimentica però di essere anche donna e mantiene dei segreti, perché ci sono cose che non possono essere rivelate nemmeno allo scrittore, il più “fedele “ degli amanti. Attraverso la fantastica penna di Alexandre Dumas ci racconta Il Conte di Mazara, una storia inedita che superando le pieghe del tempo è arrivata a noi soltanto adesso. Spesso, infatti, per cogliere le sfumature della vita non bisogna soltanto narrare del sole ma anche dell’altra faccia della luna.

Aneddoti personali

Non penso di sbagliare affermando che Dumas appartiene a quella cerchia di autori fondamentali che hanno positivamente segnato la vita di chi legge. Ecco in questo spazio prima di addentrarmi nel romanzo in questione, mi sembra doveroso parlare dell’importanza che ha nella mia. Per me Alexandre Dumas è l’autore della scoperta. Ero ancora un lettore in erba quando scopri i romanzi d’avventura proprio con i suoi moschettieri di cui pian piano lessi tutta la trilogia, portando in qualche modo Milady nel mio cuore. Quel trono incontrastato era destinato a durare ancora poco perché all’età di undici anni, dopo aver subito l’ennesimo intervento, feci una richiesta particolare ai miei genitori. Quando dissi che per Natale come regalo avrei voluto il Conte di Montecristo, mi guardarono sbalorditi. Erano abituati alle mie letture particolari e secondo loro troppo impegnative per la mia giovane età, ma con questa aveva toccato per quel tempo l’apice. Ho sempre dubitato delle mie capacità persuasive, quindi quel Natale la sorpresa fu grande nel vedere tra i regali quello che nel tempo sarebbe diventato l’amato Edmond Dantes. Un libro che mi ha dato veramente tanto e che ho riletto più volte. Un’altra gradita sorpresa fu scoprire che il buon Dumas ha scritto anche Robin Hood ma quella lettura mi avrebbe permesso di conoscere qualcosa di meno piacevole. Cresciuto con i famosi finali della Disney, ero del tutto impreparato alla storia e non credevo che il famoso trauma della Sirenetta potesse ritornare anche su questa. Se ci ripenso ancora oggi quel finale che non svelo per non togliere il gusto a chi non l’ha letto, mi provoca un brivido. È con grande emozione che ho accolto la notizia della pubblicazione di un inedito di Dumas e devo ammettere che la lettura avvincente di questo libro mi ha fatto ritornare adolescente e apprezzare ancora una volta questo grande autore. In conclusione voglio dire che tutto il pezzo in ogni sua parte è dedicato al mio amico Giovanni Santangelo che è stato un docente di critica letteraria e letterature comparate, che hanno dedicato tantissimi anni della sua vita alla comparazione tra letteratura francese e siciliana e sono sicuro che questo libro lo abbia amato moltissimo.

Recensione

La Sicilia è una regione ricca di storia e misteri, per questo si rivela terreno fertile per essere il paradiso e l’inferno della narrativa. Non esistono mezze misure né sospensione ma soltanto il tutto, nella sua totalità. Dumas si dimostra ancora una volta estremo conoscitore della letteratura verista ma ne prende le distanze perché nel raccontare la cruda realtà, verrebbe meno l’elemento predominante che l’ha sempre contraddistinto in ogni sua opera cioè l’inganno. Sapientemente, infatti, mischia storia e finzione creando un romanzo in cui riecheggia la meraviglia di un’antica leggenda Tutto inizia parlando di Garibaldi che qui perde la sua funzione eroica e diventa il punto di contatto tra due culture quella francese e la siciliana. Quando Dumas decide di raggiungere l’amico a Palermo non può immaginare che il viaggio siculo gli avrebbe permesso di ritornare con uno dei tesori più grandi che ci possono essere per un autore: una nuova storia da raccontare. Queste pagine insieme al famoso espediente del manoscritto fungono da antefatto alla storia Il libro diviso in venti capitoli, è ambientato a Palermo durante il regno di Ferdinando II e successivamente l’annessione al Regno d’Italia. L’analisi sociologica che tuttavia ne compie l’autore è di due realtà distinte che si convergono nella lotta contro la povertà. Due realtà sociali colpite nell’essenza della loro umanità. Essa a questo punto non può non mostrare la sua naturale decadenza. Ciò permette all’autore di rappresentare una commedia umana negli aspetti più intimi della sua tragicità. Il romanzo narra la storia del visconte Alphonse de Quinzac che per caso entra nel sigillato mondo del Conte di Mazara. Palermo appare ad Alphonse nella sua rigogliosità che contrasta con la spettrale descrizione di palazzo Mazara. Esso colpisce per la sua grandezza ma incute paura perché è fedele rappresentazione di un animo solitario. Tali descrizioni richiamano quelle di Villeneuve e Radcliffe. Il Conte ha eretto una gabbia tra sé e il mondo esterno ma grazie ad Alphonse ecco che incredibilmente nel vultus apparentemente asettico del nobile si apre un varco. Quella tra i due personaggi è un’amicizia sincera ma sembra essere segnata dalla sventura. Con un ritmo avvincente e uno stile introspettivo l’autore si addentra perfettamente nella quotidianità sicula soffermandosi sul soffocante peso di un’ingiuria. Ecco quindi che Dumas analizza menzogna e inganno nella sua accezione popolare. Nel libro poi ci sono due personaggi femminili che spiccano per la personalità ribelle e volitiva che le contraddistingue. In una società che le vorrebbe inclini all’ubbidienza, Pauline e Flora s’impongono mostrandosi curiose verso la cultura e avendo una grande gioia di vivere nonostante quella stessa vita le abbia più volte segnate irrimediabilmente. Il Conte di Mazara è considerato dai palermitani un famigerato genio del male perché tutti gli accadimenti nefasti che si susseguono sono riconducibili a lui con l’emissione di una parola oppure un semplice sguardo, Il germe della vendetta in Edmond Dantes nasce dopo alcuni torti subiti a quel punto l’ira funesta si abbatte per trovare il suo compimento. Qui lo scrittore compie un’ulteriore evoluzione perché la fantomatica rappresentazione del male sembra essere ben radicata nell’animo del Conte e va ricercata dando a tutto una sfumatura psicologica. Dove sta la verità? Chi sono le vittime , chi i carnefici ? Non esiste una verità assoluta ogni lettore troverà la sua risposta ma certamente tutti i personaggi così come gli uomini sono nelle mani beffarde della fortuna. Una storia emozionante, di intrighi amori e grandi dolori con un protagonista che incanta nella sua ambiguità, lo scrittore, infatti, riecheggiando Beaumont ricorda come anche in un tulipano nero risieda la bellezza.

Conclusioni

Consiglio questa lettura veramente a tutti coloro che vogliono scoprire un’ulteriore perla di una pietra miliare della letteratura che ha fatto sognare veramente tutti e che anche questa volta non deluderà le aspettative regalando una storia emozionate .

Voto

5/5

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