Il mistero della vetreria di Margaret Armstrong

Il mistero della vetreria

La signorina Trumbull, una newyorkese di mezza età dai modi impeccabili e dall’eloquio facile, decide di lasciare la sua comoda dimora per andare a trovare in campagna Charlotte, una vecchia compagna di scuola, al cui invito non può più sottrarsi, anche se la giudica troppo cupa e triste per i suoi gusti. Fortunatamente la presenza di Phyllis, una giovane cugina di Charlotte, e quella di Leo, figlio di Frederick Ullathorne, noto artista del vetro, sembrano rendere piacevole il soggiorno della donna. Tuttavia la situazione precipita quando nel laboratorio dove si producono le vetrate artistiche vengono ritrovati nel forno dei resti che sembrano appartenere a un essere umano. Ben presto si arriva alla conclusione che questi siano di Frederick Ullathorne, uomo dal pessimo carattere, dispotico con i dipendenti e con il suo stesso figlio. Per questo motivo molti potrebbero essere i responsabili dell’omicidio; quando però i sospetti si addensano su Leo, la signorina Trumbull, che ha un debole per le indagini, decide di mettersi a investigare per proprio conto ed effettivamente riesce a “vedere ciò che altri non hanno visto”. Così facendo finisce però per mettere a repentaglio anche la propria vita.

Introduzione

L’acume è un’arma drammaticamente mortale perché la maschera della verità talvolta può contenere un errore di valutazione che scompiglia le carte del destino giocando a dadi con la vita e anche con la morte, mantenendo nella manica quell’ultimo asso per non far affermare alla volpe di turno che l’uva sia acerba. Se il cielo è sereno, non può vedersi alcun arcobaleno ma il suo autentico miraggio è indubbiamente segnale di una sciagura imminente perché la società e le relazioni si nutrano dell’apparente e del fittizio e qualsiasi barlume di verità, è come uno sparo che squarcia in due l’aria e intacca celando oscuri segreti persino il vetro.

Aneddoti personali

Ringrazio ancora una volta la casa editrice Assassine che è riuscita a farmi scoprire un’autrice formidabile del Novecento che mi ha divertito e fatto passare ore piacevoli con uno stile che mi ha tenuto incollato fino all’ultima pagina.

Recensione

Nella sommità dell’eterno l’arte supera l’umano e racconta la caducità dei suoi creatori creando un mosaico drammaticamente reale anche nei meandri dell’immaginazione. L’oscurità danza con la luce in un ballo infernale alla scoperta di un segreto incandescente. Questa vorticosa giostra emozionale sconvolge la tranquilla esistenza di Harriet Trumbull un’anziana che ricorda Miss Murple della Christie, ma questa volta la sua curiosità potrebbe ritorcersi contro Invitata a trascorrere una vacanza da un’amica degli anni del college, la donna non sa però che quella trasferta forzata che reputa noiosa potrebbe rivelarsi piuttosto frizzante. L’autrice attraverso le personalità dei suoi personaggi delinea la vita campestre e quella cittadina nella società americana del Novecento. Tra le pagine ne emerge un affresco rurale dai toni grotteschi. L’uomo mostra vizi e virtù anche lontano dallo specchio ma serve una lente d’ingrandimento per cogliere il dettaglio risolutivo perché anche lo sguardo più acuto può essere ingannato. Un macabro delitto sconvolge la piccola ridente comunità, infatti, delle ossa sono ritrovate all’interno di una rinomata vetreria locale. Il padre dell’autrice era un esperto vetraio per questo il romanzo contiene pagine esaustive e dettagliate su questa straordinaria attività. Il vetro è l’elemento cardine della narrazione perché inganna e infrange ogni fragile equilibrio relazionale rievocando l’antica voce del rancore mai del tutto sopita. Tra ricatti gelosie e oscure mistificazioni un delizioso classico del giallo che narra fin dove si può spingere l’essere umano quando sente pericolosamente osteggiata il suo dono più sacro quello della libertà individuale L’acume di Harriet dovrà risolvere due interrogativi sulle identità di assassino e vittima. Un noir abilmente costruito attraverso la tecnica narrativa dell’Had I But Know se l’avessi saputo. Essa è una prefigurazione in cui il narratore spesso in prima persona ammette di aver sbagliato qualcosa nell’indagine ma solo quando anche il lettore avrà scoperto la verità. La magistrale traduzione di Tiziana Prina mantiene lo stile scorrevole dell’autrice di cui si riconosce una straordinaria maestria perlopiù nella costruzione dei dialoghi dal ritmo serrato e prettamente teatrale. Gli scenari sono spessi scarni per mettere i personaggi di fronte alla loro ambigua e suggestiva interiorità che non sfugge all’interlocutore e spesso ne fa tesoro. La vetreria della famiglia Ullathorne è lo scenario perfetto per inscenare secondo l’opinione pubblica una faida prima lavorativa e poi familiare all’apice di una spiccata rivalità amorosa. Sarà realmente così? Il famoso detective Skinner e la perspicace Harriet seguendo strade parallele dovranno destreggiarsi abilmente dalle insidiose trappole del pettegolezzo che potrebbero ulteriormente infangare queste esistenze rocambolesche distruggendole irrimediabilmente. Un duello tra il sacro e il profano in cui s’intrecciano le debolezze umane. Un noir in cui il riconosciuto talento di un uomo può tramutarlo da stella a un invisibile granello di sabbia. Riuscirà Harriet a salvaguardare i cardini di un timido amore mentre qualcuno nell’invisibilità cerca di interrompere il volo dell’aquila? Un romanzo in cui la calibrata e sagace ironia è utilizzata per mascherare la drammaticità degli eventi nel bistrattato palcoscenico delle meschinità in cui l’oppressione è il vero burattinaio, per questo ogni respiro è la simbiotica alternanza tra verità e menzogna mentre l’ennesimo fantasma del passato sotto mentite e amichevoli spoglie è pronto a bussare alla porta .

Conclusioni

Un giallo ben costruito che rilassa e diverte con un’autrice che merita di essere riscoperta .

Voto

5/5

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