Il rapporto dicotomico tra verba e loci . Il viaggiatore incantato Sparajurij racconta la Russia tra righe e cuore .

La letteratura russa ancor più delle altre ha dovuto fin dall’inizio affrontare una battaglia con tutti quelli che pur amando i libri, l’hanno sempre giudicata un viaggio prolisso e complesso per la mole estetica delle opere. Vi posso assicurare che in taluni casi sono ancora cosi. È iconica l’immagine che ho impresso nella mente, quando non troppi anni fa lo scrivente prenotò l’esame di questa disciplina. Quello che trovai davanti fu un corridoio universitario completamente vuoto se non fosse stato per scale, distributori e ascensori che fungevano da elementi riempitivi di un quadro desolante. Per una corretta immedesimazione o reviviscenza (per amor della giusta traduzione del termine russo “perezivanie “) prima di una’analisi su attore e personaggio, i due punti che collegano l’azione embrionale seguendola nella personale evoluzione che la porterà a diventare atto o parola, occorre anche in questo caso uno studio sull’oggetto in questione per eliminare le ombre e illuminare finalmente il bagaglio conoscitivo di una luce inaspettata. Ognuno ha il proprio locus amoenus, c’è chi lo individua in un paesaggio verde rigoglioso e chi come Sparajurij nel passo silenzioso della neve. Entrambe le situazioni però hanno in comune un elemento e cioè il fiume. Esso è lo specchio del tempo che può trascorrere calmo e tranquillo ma anche agitato e tempestoso. Che cosa può risvegliare la sorgente letteraria se non la paura di giungere alla foce della dimenticanza? Ecco perché nell’ opera, Mosca si pone come una moderna Nina al centro della scena , in un lungo e devastante monologo per raccontarsi , affinchè autore e lettore non colgano soltanto parole e immagini ma si soffermino su ogni piccola sfumatura . La donna mosca di Sparajurij non ha la vista opaca e lui non scende soltanto un milione di scale ma lo attraversa in tutte le vie più segrete ridisegnando una nuova mappa dell’anima. L’autore eletto “eroe del nostro tempo” ritrae la donna nella nuda contemporaneità tingendo le pagine d’oro e argento narrando così tutte le fasi principali. Con uno stile colto, arguto e ironico l’autore visita non solo treni, case- museo, osserva statue ma percorre le antiche memorie del sottosuolo dando gloria anche ai cosiddetti autori sotterranei riprendendo le ideologie del Klub Ogi . Tra le immagini emblematiche che possono meglio riassumere la letteratura russa ci sono sicuramente i caffè letterari e le librerie indipendenti. Il titolo dell’articolo riprende volutamente il romanzo di Leskov mentre quello originale può richiamare ad esempio la disfatta napoleonica in entrambi i casi, emerge lo spirito reazionario ma anche rivoluzionario della cultura russa che influenza la letteratura e i suoi rappresentanti. Nelle pagine del volume pur essendoci spazio per ogni tipo d’autore, si respira il clima di “Non chiederci la parola “ perché la letteratura è una continua lotta alla sopravvivenza, ai controlli rigidi della censura imposti dal conformismo e perbenismo sociale. È un settore che per essere vitale, deve sottostare alle delicate leggi di mercato ma ha bisogno di mantenere quel lato scomodo che pianta nel lettore il seme del dubbio, incrinando le sue certezze e costringendolo a porsi domande. Un viaggio non meno tortuoso e rocambolesco di quello compiuto da Ivan Sever’janyc o quello per ricostruire la figura di Pecorin ma che sicuramente può avere la stessa profondità del percorso interiore svolto da Ivan Ill’ic, poiché per rinascere bisogna sempre un po’ morire. In questo senso sono importanti i capitoli dedicati ai samizdat , Iosif Brodskij e Marina Cvetaeva. Soprattutto gli ultimi due sono perfetti exempla dell’intricato rapporto tra Stato e autori, entrambi, infatti, furono vittime di un isolamento da parte della cultura locale tanto da cercare altrove il riconoscimento non solo di un talento ma soprattutto di una libertà d’espressione. Il genere letterario che maggiormente rispecchia quanto detto è quello della poesia, anche perché con la sua difficoltà di diffusione diventa raffigurazione della decadenza sociale. Come sostenuto da Cechov la realtà è dolore e trova nel teatro l’umana rappresentazione, sentimento collettivo che emerge anche dai finali sospesi che caratterizzano tutti gli scritti dell’autore russo perché non è possibile donare ai lettori un finale consolatorio. Viaggiatori nel freddo di Sparajurij sono come un lungo verso leggiadro, un gabbiano che vola in un cielo intriso dal profumo di ciliegio, un imperdibile reportage che crea con il lettore, un confronto generazionale nel senso turgenevniano del termine. Il libro è in definitiva da parte dell’autore un puro atto d’amore verso queste storie. Un sentimento che si è ritrovato narrato nelle pagine russe per scardinare l’ordine borghese ma che poi dovrebbe essere l’unico e vero motore del mondo che sicuramente ha mosso non solo l’autore ma anche me perché la letteratura russa è un meraviglioso garofano rosso bisognoso di cure che merita di essere colto .

Ecco un pò di materiale iconografico di elementi che trovate descritti all’ interno del volume . Per le foto in bianco e nero si ringraziano gli editori per la gentile concessione .

Particolare delle chiese situate all’ interno del Cremlino
MGU Università starale di Mosca
Monumento di Brodskij
Monumento di Marina Cvetaeva
Interno Casa Museo Majakovskij
Casa Museo Cechov