La casa del carrubo di Barbara Bellomo

La casa del carrubo

Fino a quando la guerra non arriva a bussare alla tua porta, sembra sempre meno cattiva di quello che ti aspetti. O almeno è ciò che pensa Vittorio Floridia, professore di latino e greco a Catania, all’indomani del bombardamento che ha distrutto la sua casa e infranto ogni speranza di tornare a una vita normale. Come potrà ora salvare la famiglia dai morsi della paura e della fame? Forse accettando l’invito di Luigi Villalba, un vecchio amico, a trasferirsi nella sua tenuta di campagna, la casa del carrubo. La chiamano così per via del maestoso albero che da sempre protegge i suoi abitanti e che ora dovrà vegliare su due intere famiglie. Da Luca, coraggioso e incosciente, ad Agata, custode di un segreto inconfessabile; da Luigi, che quel segreto lo conosce bene, a Nunzia, convinta che le bombe non possano nulla contro l’amore. Due famiglie che all’ombra del grande carrubo impareranno a conoscersi e, nel dolore reciproco, a riconoscersi, senza sapere che un’ombra ancora più ampia, minacciosa e ineluttabile, è in agguato. È quella della Storia dei grandi, di Churchill, di Roosevelt e del generale Eisenhower, che in gran segreto progettano uno sbarco alleato sull’isola per farsi strada nel cuore dell’Europa nazista. In una Sicilia infuocata e sofferente, Barbara Bellomo traccia i destini dei Floridia e dei Villalba, dando vita a un grande romanzo corale che unisce i sentimenti e il coraggio dei singoli agli intrighi e alle strategie di chi, con un solo ordine, può cambiare la vita di tutti.

Introduzione

Quante ramificazioni può avere una famiglia? Molteplici se ci si sofferma a pensare che dentro questo nome collettivo si nascondono membri ognuno con una propria storia da raccontare. Eppure a volte non è facile nemmeno parlare. A ogni emissione di fiato, una ferita lacera l’anima. Il dolore è troppo anche per i ricordi. Nonostante tutto non si può dimenticare c’è qualcosa che ti segna inevitabilmente violando il corpo senza permesso. Ci si guarda allo specchio e non si è più gli stessi. A tal punto da chiedersi se quel prima non si sia solo immaginato. Se sia chiuso nel libro di fiabe che si legge la sera per far addormentare il figlio o il nome. Consola che l’orrore non ha ancora contaminato i loro sogni. Questo ci si racconta, poi si osserva attentamente e i giovani corpi si dimenano, segno che qualcosa li turba. Allora sull’uscio della porta immobile ci si rende conto che il vento della Storia compie ancora una volta il suo corso e non c’è casa in cui ci si possa veramente riparare.

Aneddoti personali

Ho conosciuto Barbara grazie al mio amico Ciro Auriemma perché, durante il lockdown sul gruppo Facebook The Bookadvisor ha tenuto una presentazione del libro precedente Il libro dei sette sigilli. Un thriller storico che non mi aveva convinto del tutto perché era come se mancasse qualcosa. Come se l’autrice dopo alcuni romanzi all’attivo dovesse trovare veramente la sua storia e aspettasse quella per essere consacrata al grande pubblico. L’attesa è stata ripagata con un romanzo emozionante e appagante. Si percepisce a ogni pagina che l’autrice sente nell’anima questa vicenda. La tocca da vicino, perché è un testo che tratta di radici, onore e riscatto nel dolore e nelle tempeste. Per lei il cambio di registro è una sfida e sono felice di accompagnare Barbara e i suoi personaggi in questo viaggio dandole finalmente lo spazio sul blog che merita di avere. Aspettavo da un po’ e ci tenevo particolarmente. Questa è stata una lettura piacevolissima e scorrevole Un viaggio intenso nella sofferenza ma che mi è rimasto nel cuore. Diversi lettori e lettrici diranno appena letto che il loro personaggio preferito è Luigi Villalba, indubbiamente il vero grande protagonista che però per me si aggiudica la medaglia d’argento. Quello che mi resterà nel cuore più di chiunque altro è Assunta Villalba che viene descritta inizialmente in sordina ma con una delicatezza traboccante che solo chi ha conosciuto il dolore del complesso ruolo di madre e figlia può narrare così dettagliatamente e intensamente . Ḕ uno degli aspetti che più mi ha colpito. Auguro a Barbara con questo romanzo una grande fortuna e la ringrazio per tutte le emozioni che mi ha trasmesso .

Recensione

Mentre soffia un vento di guerra, c’è una voce fioca che nei molteplici sussurri si rivolge all’anima valicando le sbarre di ogni fortezza del cuore. Come un verso di una poesia che non si può dimenticare, una nenia turbolenta che disturba i sonni. Che cosa accadrà domani riesce a piegare il giovin ardore assopendo ogni forma di speranza. Un tumulto accelerato nel vasto fiume d’incertezza che si perde nella grigia foce della vacuità. Indomito è il cuore del combattente, alla ricerca di un personale orizzonte eppure coraggio e ribellione potrebbero non bastare questa volta. Si sta per giocare una partita inaspettata, è il 1943 e gli alleati sbarcheranno in Sicilia per scrivere un nuovo sanguinante capitolo di un conflitto su scala mondiale che colpisce il microcosmo civile devastandolo miseramente. Bisogna giocare d’astuzia per salvarsi o quantomeno provare a non soccombere a quel potere egemonico che li vorrebbe schiacciati e inermi come foglie d’autunno. Che cosa può fare Vittorio Floridia, un tranquillo e solitario professore di greco per salvare la sua famiglia quando percepisce che di quello che credeva essere il suo mondo restano solo macerie? Entra in scena un simpatico e pragmatico farmacista Luigi Villalba che diventa il loro Caronte. L’imbarcazione non può portare tutti e quella riva non appare più così lontana. C’è un tragitto vorticoso intriso di fiamme infernali che deturpano il viso e mutilano i corpi ma appena si arriva al suolo della spiaggia della speranza le lacrimano rigano il volto. Un’oasi di serenità nelle campagne catanesi, denominata casa del carrubo che l’autrice costruisce riecheggiando la celebre casa del nespolo. Le proprietà nutrizionali dei due frutti fanno da contraltare alla voracità dei drammi che s’intessono tra le mura domestiche che narrano di antichi segreti, amori sopiti e dolori taciuti. L’autrice con la scrittura evocativa attua un nuovo ciclo di vinti e ognuno dei membri ha il suo dazio da pagare, una colpa da espiare solo con il dolore di una perdita vagando tra i colori del proprio buio nei vasti confini della geografia della mancanza di cui presto impareranno l’arcano linguaggio che come un codice rivelerà l’inaspettata soluzione solo a chi pazientemente non si sarà fatto sopraffare dall’egoismo, dalla sfrontatezza e dall’ingenuità. Lo stile scorrevole ben si dipana tra un’accurata ricostruzione storica e l’intrecciata epopea che coinvolge queste due famiglie. Le pagine sono ricche di rimandi non solo Verga ma anche Hemingway, Follet, Sparks e altri. Il vento della Storia canta di promesse da mantenere, di perdute verginità di un amore che rinasce, forte e rigoglioso tra le pieghe del tempo ma che forse ancora una volta dovrà dispiegarsi nei meandri del cuore come un dolce segreto perché dovrà sottostare al decoro delle responsabilità. A osservare con acume popolare e disperato pragmatismo questo valzer d’intrecci ci sono Lina e Assunta. La simpatica governante della Villalba arricchisce di saggezza antica la narrazione con proverbi disseminati qua e là che riassumono perfettamente la situazione specifica. Assunta è invece una madre che distrutta dal più grande dei dolori perde volutamente le parole, costruendosi una silenziosa gabbia. Il dolore di Agata la risveglierà dal lungo torpore e la figlia Nunzia finalmente rivedrà la personalità combattiva e volitiva dell’amata madre risorgere dalle sue stesse ceneri. Tra segreti inconfessabili, amori impossibili e dolori lancinanti, una donna affacciata alla finestra della casa legge liste nella speranza che il nome dell’amato non ci sia ancora. Mentre immagina truppe militari marciare per quelle sue amate terre e il cielo cambia colore. Il rosso del tramonto ricorda il sangue versato e si mischia al grigio delle bombe. Il rombo dei motori è incessante, segno che un’altra notte di paura sta per cominciare. Una notte senza luna e stelle. Un’altra forse l’ultima. Anche se il mattino si tingesse finalmente d’oro, le anime dilaniate come brandelli rattoppati di tende non danzerebbero più come prima, perché quel prima è ormai un lontano ricordo .

Conclusioni

Una saga famigliare tra le pagine più importanti della storia novecentesca. Un libro per non dimenticare ma che sa anche emozionare .

Voto

4/5

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