La luce bianca del mattino

La luce bianca del mattino

Bianca è una bambina silenziosa ed introversa che vive sulla piccola isola de La Maddalena, in Sardegna. Il padre Pietro e la mamma Ileana sono adulti ombrosi, e inclini a liti violente. Bianca trova conforto nella figura di nonna Ninì e nelle suggestioni della natura. Quando, per le ambizioni di Ileana, la famiglia si trasferisce ad Olbia, Bianca inizia il percorso di crescita che dall’infanzia la porterà ad essere una giovane donna, comunque impreparata alle tristi sorprese della vita. La morte, infatti, irrompe nella sua famiglia portandole via la nonna e l’adorato padre. Bianca si ritrova sola con una madre immatura ed autodistruttiva. L’incontro con signora Caterina, un’anziana che prepara unguenti curativi, porterà Bianca alla riscoperta degli insegnamenti del padre ed alla rivelazione di un triste segreto. Bianca imparerà che comprensione e cambiamento sono la chiave per cancellare il dolore che da generazioni scorre nel suo sangue, e che liberando se stessa, affermando la propria identità e creatività, lei riuscirà a spezzare le catene del destino. Un viaggio tra i profumi della macchia mediterranea alla ricerca del perdono, della libertà e dell’amore senza tempo tra un padre e una figlia.

Introduzione

È il quindici agosto e sono qui ferma a osservare una pagina bianca da riempire di parole per te che mi manchi come l’aria. Siamo esseri umani dotati d’intelletto ma sempre più spesso le cose le comprendiamo in ritardo, quando non è possibile rimediare perché a volte la distanza di un amore è una voragine profonda come le onde del mare in tempesta. Ogni anno in questo giorno ti penso più intensamente e nonostante il tempo sia passato, mi chiedo come sarebbe stata la nostra vita se solo avessi saputo. La mia vita è tutta un nonostante infondermi il coraggio ed essere più indulgente con me stessa, perché forse alla fine non è andata poi così male. Una montagna russa da decifrare in un disegno in cui bisogna delimitare i contorni dello spazio infinito tra terra e cielo come quello che separa me e te e quell’abbraccio mancato tra un padre e una figlia. Sono grande ormai mi dico, severa con me stessa e con gli altri, mi aspetto che loro nei rapporti mettano la stessa intensità ma resto puntualmente delusa ed ecco che mi ritrovo sola a governare i fantasmi nel caos del mio cuore. Mi chiedo perché e poi mi rispondo che non è mai facile parlare di un dolore lacerante. Le parole si mischiano al pianto e a grida sussultanti, così tutto si confonde e si conforma in una nube protettiva che ammalia, ma uccide allo stesso tempo. Come per magia ci si ritrova prigionieri di una’illusione che tutto possa cambiare e invece resta inesorabilmente uguale. A volte mi ritrovo a disegnare ancora il tuo volto perché nel mio corpo di donna batte un cuore bambino, non si è mai grandi per ricevere affetto. Per anni mi sono sentita sbagliata e invece ero solo imperfetta come la vita, cresciuta da sola con la sola compagnia del silenzio perché ogni parola era un insulto al vostro dolore e voi sembravate incuranti di quello che provocavate in me, adesso ho capito che troppo spesso non lo vedevate perché presi dall’egoismo che infligge i malati di solitudine, pensavate che non esistesse dolore più grande del vostro. Non voglio insegnarti nulla papà . è solo una costatazione e il bilancio di un errore che conosco bene sulla mia pelle perché l’ho fatto anch’io con voi e gli altri. La vita è la similitudine di una poesia in mezzo a tante omissioni. Si omette per troppo amore e non far soffrire ma è solo una grande bugia papà perché si soffre maledettamente. Vedo per strada figlie con i padri in spiaggia che fanno volare gli aquiloni della loro spensieratezza mentre risate d’infanzia sono raccolte dal vento come musica silenziosa dell’anima in subbuglio di scoperta e meraviglia. Percezioni d’istanti che corrono troppo veloci perché possano riacchiappare ancora come la tua carezza che immagino poggiarsi delicata sul mio viso, soprattutto adesso. Non abbiamo mai elemosinato affetto perché troppo orgogliosi di mostrarci fragili o forse più semplicemente non lo sapevamo dare, perché nessuno lo aveva insegnato. Avevamo lo stesso un nostro gioco te lo ricordi? Mi fermo nuovamente perché mi è sopraggiunto un magone incontrollabile , mi tremano le mani, cerco di attuare esercizi di respirazione , bevo un bicchiere d’acqua e il mio sguardo si posa sull’ orologio del computer . È il quindici agosto, sono le quindici: quindici ed ecco che si ripropone la nostra fissazione per i numeri uguali. Nella profonda assenza avverto la tua presenza. So che ci sei. È scattata l’ora x che ha cambiato per sempre la tua vita ma anche la mia. Oggi però assume un altro significato, nuovo, colorato, sfumatura d’amore passato e futuro in un presente tutto da vivere. Sono venuta in uno stabilimento balneare, perché volevo farle conoscere subito il mare, ho poggiato il computer su un tavolino mi sono seduta e ho iniziato a scriverti. C’è un ultimo segreto tra noi papà, ma adesso finalmente posso dirtelo. Sono incinta ed è una bambina. Ti ho perdonato papà e sono pronta a onorare la tacita promessa che ti ho fatto, con l’accordo del vento, della terra e del mare. Si chiamerà Chiara e sarà la mia luce bianca del mattino .

Aneddoti personali

Leggere il libro di Cecilia   Parodi è stata un’esperienza emotiva molto intensa.  L’aspetto che mi è piaciuto di più è stato però quello di avere tra le mani il libro di un esordiente bravissimo che ha scritto un piccolo gioiello.  Un romanzo che fa   male, colpisce per lo stile  poetico e la crudeltà delle emozioni mancate ma che mi abbia commosso  fino   alle  lacrime in diverse pagine, spera di riuscire a trasmetterlo anche nella recensione.

Recensione

La matematica porta ordine nel caos generato dagli uomini, ma è pur vero che ogni microcosmo familiare è ancora più complesso. Sono calzanti le parole di Tolstoj quando scrive che tutte le famiglie felici si somigliano, invece ogni famiglia infelice è infelice a modo suo. La matematica può spiegare, infatti, i misteri più antichi e svelare segreti ma non esistono formule per non soffrire. Un romanzo quello di Parodi sul significato più intimo della colpa, dove la pena paradossalmente è la vita stessa. Quando improvvisamente si ha a che fare con la morte, ci si chiede perché lei e non io e ci si sente un sopravvissuto. A quel punto il soggetto è a un bivio esistenziale, scegliere di ringraziare la vita oppure struggersi nel dolore. L’autrice racconta la depressione in maniera delicata ma con una trama incisiva espressa in uno stile crudo e magnetico, in un lirismo d’altri tempi. Tra le pagine si dispiega l’epopea emotiva della famiglia Sanna dei moderni Malavoglia che restano vinti, impauriti dalla forza dirompente delle loro fragilità. Con stralci di modernità l’autrice racconta una Sardegna magica e antica che si perde tra le onde del mare, s’infrange tra gli scogli e resta in perenne attesa di un nuovo custode della memoria. Ogni personaggio è un numero primo, infatti, questo è un libro sulle mancanze e l’incomunicabilità. Le emozioni restano senza nome perché la definizione è sinonimo di concretezza mentre per Domenico e Pietro è meglio sopravvivere nell’astrazione affettiva perché il male di vivere non si può spiegare e allora si uccidono in un climax infernale sguardi, parole e per finire anche l’ingombrante silenzio. Le colpe dei padri ricadono sui figli ma Bianca ha deciso di fermare questa maledizione . lei nata dall’opportunismo di Pietro e Ileana vuole essere generatrice d’amore. Spesso pero trasformare il battito di un cuore in atto è difficile quando il mondo circostante sembra non solo non ascoltare ma anche non vedere. Lei è la luce bianca del mattino che deve destreggiarsi tra le ombre. L’infanzia e l’adolescenza di un’inesperta equilibrista che impara sul campo che a volte per non cadere e perdersi bisogna compiere un salto nel vuoto. Quale segreto nascondono i Sanna? Tra gli eccessi e le ambizioni della madre Ileana, la compostezza di nonna Inni e le magiche credenze curative di Caterina, Bianca scoprirà la verità, corpo ingannevole di donna dal cuore bambino. Un pianto lungo anni che vogliono sgorgare libero come un fiume. Solo attraverso la verità, il vento del perdono potrà soffiare e padre e figlia finalmente trovare un dialogo intimo tra le pieghe del tempo. Come una carezza sul viso e una stella in cielo, per Bianca dalla terra nasce una nuova pianta da curare e amare di cui andare orgogliosi: la radice d’appartenenza da far brillare come il più prezioso dei gioielli .

Conclusioni

Consiglio questo libro a tutti quelli che amano le saghe familiari, un romanzo intenso ed emozionante che vi farà scoprire un’autrice che non potrete non amare .

Voto

5/5

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