La strada dei papaveri di Veronique Biefinot e Francis Dannemark

La strada dei papaveri

Olena è una delle tante ragazze dell’Est costretta a emigrare lasciando la sua bambina alla nonna. Sola e senza documenti, trova lavoro nella casa di riposo di una cittadina nel Nord della Francia, dove si affeziona in modo particolare a tre ospiti, Lydie, Flora e Henriette. Forse le anziane signore e la ragazza straniera si riconoscono: nei loro occhi la stessa solitudine, la stessa nostalgia. Ma quando le ottuagenarie, convinte che la nipote di Flora abbia assolutamente bisogno del loro aiuto, chiedono a Olena di accompagnarle a Lisbona, la ragazza accetta di attraversare l’Europa alla guida di una Opel scassata e di affrontare tutti i rischi che questo viaggio comporta per una clandestina come lei. E qualche volta può valerne la pena. Un road-movie attraverso l’Europa e le generazioni.

Introduzione

Cercare il proprio posto nel mondo è la cosa più difficile da fare.  La geografia della vita a  volte disegna sentieri impervi che si ha  paura ad attraversare, eppure ci sono momenti in cui l’esistenza appare come una notte senza luna, alzando  gli  occhi  al  cielo si cerca un segnale che illumini la direzione da seguire ma non c’è, perché non sempre si è pronti a vedere con gli occhi del cuore. La risposta è sempre nascosta all’interno  del nostro animo, è un canto d’uccello, un fruscio di foglie autunnali, un rigoglioso campo di papaveri   rossi. Sono immagini che indicano rinascita di un mondo così pieno di colori anche per chi sembra esserne sprovvisto e si chiede perché il destino gli abbia riservato una tavolozza dove bianco  e  nero sono le uniche tonalità, priva di qualsiasi sfumatura. Si arriva al  punto   di pensare che quel sole non sorga più per noi e sia il tramonto di un vecchio film, in una sala vuota ancora prima   che cominci.  Questa sembra a  volte la cartolina della nostra vita, eppure inaspettatamente ecco che in quella sala entra qualcuno che si tuffa con noi, nel mare della segreta disperazione, combatte i propri demoni e anche i nostri per salvarci dal vortice abissale che ci ha travolto talmente tanto da non  riconoscere che qualcuno ci sta finalmente tenendo per mano e ci induce a non mollare e non permettere che il dolore ci tolga anche la voglia di sorridere. Nella vita inaspettatamente il destino ci mette sempre accanto qualcuno che sembra conoscere le nostre emozioni migliori di qualunque altro che ascolta le nostre parole anche quando stiamo  in silenzio. Quest’ultimo, infatti, è più eloquente di tutto.  Sguardi che s’incrociano, mani che si sfiorano e poi si chiudono in una stretta che ci ricorda che nessuno vince da solo.  Di tutto questo parla La casa dei papaveri, il nuovo romanzo di Veronique   Biefnot e Francis   Dannamark.  Una donna e un uomo che con sensibilità e delicatezza costruiscono un romanzo corale al femminile, Con le atmosfere di una road  movie gli autori ci raccontano il rocambolesco viaggio che un gruppo di donne intraprende apparentemente per motivi diversi, ma un bisogno le accomuna quello di ritrovarsi e avere finalmente un luogo fisico o emozionale da poter chiamare casa .

Aneddoti personali

Ho conosciuto la casa  editrice Scritturapura a novembre, informandomi sulle uscite del mese trovai scorrendo proprio questo libro.  Rimasi colpito dal titolo e iniziai a fare un viaggio nel tempo e nei ricordi.  Dovete, infatti, sapere che sono  molto   legato ai papaveri perché sono il simbolo di una’amicizia che porterò sempre nel mio cuore, perché nonostante la sofferenza sono stati giorni stupendi.  Stavo  per entrare in prima  media quando sul finire dell’estate dovetti subire un intervento e ritornare nuovamente sotto i ferri.  Ricoverato a Messina fu lì e in quel preciso momento della mia vita che conobbe Rocco.  Ricordo che dopo l’operazione, volevo già gironzolare per il reparto e conoscere altre persone.   Lo vidi e qualcosa tra noi è subito scattato, ancor prima  che iniziassimo a parlare. Era un signore di Gela, un anziano buono, dolce e simpatico con gli occhi azzurri come il cielo.  Iniziammo a conoscerci e per trascorrere le giornate organizzavamo attività  ricreative che coinvolgessero anche altri pazienti, giocate a carte, giochi di memoria e tanto altro. Si raccontavano  storie, io le inventavo oppure mi chiedevano di attingere dai romanzi che avevo letto. A farmi  compagnia in  quel  periodo tra i testi che mi ero portato da casa, c’era Dalla Terra alla Luna di Verne che faceva sognare molto anche gli altri pazienti, forse perché c’era bisogna di pensare a un mondo altro che non fosse quel tempo   sospeso che stavamo vivendo. L’amicizia con Rocco era diventata talmente importante che il momento del distacco fu doloroso e le lacrime bagnarono il nostro volto con la consapevolezza che, anche se ci stavamo perdendo fisicamente, in un angolo segreto del nostro cuore ci saremmo sempre stati. La sera prima mi regalò una foto che aveva scattato che ritraeva appunto un campo di papaveri  rossi. Dietro ci scrisse, con la gioia di essere ricordato.  Dopo qualche settimana che ero tornato a casa, provai a chiamarlo ma non rispose nessuno, poi passato qualche giorno mi disse che l’avevano dovuto rioperare e che il suo cuore si era fermato per un po’ ma per fortuna poi tutto è andato per  il  meglio.  Fu l’ultima volta che ci sentimmo.  In qualsiasi angolo di cielo sia adesso spero che veda che non l’ho mai dimenticato.
Dopo questo racconto personale ritorno a raccontarvi del mio incontro con Scritturapura. Rimasto colpito dal titolo, lessi la sinossi e mi emozionai immaginando che questo libro fosse proprio adatto a me.  Spinto dalla curiosità, andai a visitare il catalogo e rimasi folgorato. Ne parlai ai miei amici Patrizio e Mariela che li conoscevano e avevano letto delle cose loro.  Tramite loro che ringrazio, enormemente, ho conosciuto Stefano e in seguito Eva. Anche qui mi sono sentito veramente accolto calorosamente, m’invitarono subito a seguire una presentazione di un loro libro sui misteri di Torino che si sarebbe tenuta il mercoledì successivo e devo dire che anche con questa casa  editrice la folgorazione iniziale è diventata puro amore. Con Eva e Stefano si è creata un’amicizia che spero duri per sempre. La lettura del romanzo è stata piacevole ed emozionante, per saperne di più v’invito a continuare la lettura

Recensione

Che cos’è una storia se non qualcosa da tramandare a tutte le generazioni, come il più prezioso dei gioielli? Quando  conosciamo   Olena  la  protagonista    di  questo  romanzo , incarna  perfettamente  gli ossi  di  seppia   di Montale   abbandonata    in  una  spiaggia  diversa  da  casa . Un luogo ostile da visionare senza fare  rumore. Una voce  bianca impercettibile che si mischia al niente e cerca faticosamente di farne  parte senza disturbare. Non ha documenti, permessi o un’identità riconosciuta.  Olena è il rifugiato ma anche l’esule che almeno  una  volta nella vita siamo stati tutti noi.  Attraversato il mare della disperazione, intravede all’orizzonte una nuova riva, dove tratteggiato c’è l’arca della salvezza, sperando che non sia solo un miraggio della sua immaginazione. La nuova riva per Olena è la Francia e l’arca, una casa  di  riposo. Il razzismo nei   confronti  dello straniero, l’ombra del pregiudizio è solo velata perché Olena non solo trova lavoro ma anche la sua isola felice.  Gli autori tratteggiano con semplicità il personaggio soffermandosi sul suo tratto  distintivo: il sorriso. Olena pensa di avere solo quello, invece ha una grande ricchezza: una storia da raccontare. All’inizio appare diffidente poi per gli anziani diventa il sole nei giorni di pioggia. Un romanzo colmo di buoni sentimenti, che ci induce a coltivare l’autenticità del bene come il più bello dei papaveri.   Il razzismo si azzera solo quando negli occhi dell’altro riconosci la stessa sofferenza.  S’intrecciano così nei trentatré capitoli del romanzo le storie di Lidie, Flora   Henriette e anche della piccola Milena.  Un romanzo corale sul coraggio delle donne, ci insegnano a combattere, a rialzarsi dopo una caduta ma soprattutto ad amare. Nessuno nasce guerriero ma tutte le armature nascondono cicatrici profonde e perdute tra i solchi del tempo.  Sono donne che sognano di trovare il loro locus amoenus ma il rumore pacifico delle cascate s’interrompe  bruscamente perché prima  di raggiungerlo, devono combattere il loro inferno segreto. Decidono quindi di unirsi e partire per “Il viaggio della vita”. Le tappe geografiche di Francia, Germania e Portogallo diventano irrinunciabili occasioni per ritrovare le radici, la famiglia ma anche  se stessi.   La scrittura è intrisa di emozioni e ironia sfruttando le peculiarità della scrittura narrativa e diaristica e alternando sapientemente una diversa grafia. Tutti questi aspetti sono stati perfettamente mantenuti nella traduzione di Miriam   Begliuomini. Quello compiuto dalle donne tra segreti, bugie e ostacoli è il viaggio della fiducia.  È un romanzo sull’accoglienza, sulla diffidenza che si trasforma prima in un fragile contatto poi in un caloroso abbraccio. Gli autori regalano in questo periodo di privazioni e mancanze, un vero balsamo per l’anima, dove ogni personaggio comprende che solo stando  insieme, ogni singolo fiore può diventare una magica composizione.

Conclusioni

Un romanzo da leggere assolutamente vi farà viaggiare regalandovi emozioni che fanno bene al cuore

Voto

5/5

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