L’altalena delle emozioni.  Canepa compie un’indagine intimistica sui solchi profondi delle relazioni   umane e dell’esistere.

Il mondo della narrazione è complesso e articolato e si dimostra ancora  una  volta lo specchio perfetto dell’esistenza. Un universo che anche  se descritto in ogni sua parte appare sorprendentemente sconosciuto.  Si erige anche in questo settore il monte del pregiudizio, le cui vittime maggiormente designate sono poesie e racconti.  La brevitas eppure è sempre stata la prima forma scelta per andare  oltre il conoscibile per tracciare una nuova metamorfosi dell’essere tra l’onirico e il reale.    Un pregiato schema d’alterità in cui scardinare vizi e virtù dell’uomo nella sua decadente drammaticità.   Nei secoli il racconto ha mutato tante  volte pelle pur mantenendo intatte alcune sue peculiarità non solo strutturali ma soprattutto emozionali. Esso è, infatti, una delle prime fonti da cui attingere come testimonianze di una civiltà in perenne evoluzione.  Uno dei suoi aspetti principali è dato dallo straordinario potere dell’oralità un processo inarrestabile da tramandare come il più prezioso dei tesori.   Utilizzato anche per diletto intorno  ad un fuoco oppure per la classica buonanotte ai bambini.  In entrambi i casi serve per attivare nel  minor   tempo   possibile il canale immaginativo dell’essere cullato in un mondo fantastico e per qualche ora almeno, illude che una diversificazione sia possibile.  Nel vasto panorama editoriale dal 4  maggio   2022 nasce un nuovo progetto chiamato Tetra pensato dagli editori della già fiorente casa  editrice Alter  Ego.   Una nuova casa insomma per chi vuole lasciare la propria orma sulla sabbia esprimendosi in questo modo.  Ogni singolo racconto è vissuto come un romanzo  breve e tra le prime importanti firme c’è appunto Emanuela   Canepa .

L’autrice conduce i lettori in un viaggio interiore, dove soltanto lo spazio è circoscritto e definito, ma il tempo si azzera nelle sue innumerevoli pieghe creando un’altalena di emozioni capace di analizzare i solchi più profondi dell’animo umano.    La vicenda si svolge in un’imprecisata notte  di   Natale e non è casuale.  In chiave religiosa, infatti, tale data è vista come un appuntamento di rinascita che salva dalla caotica morte regnante.   Canepa non solo si rifà alla tradizione religiosa ma altresì anche a quella letteraria.   Nel suo moderno cantico inserisce presenze sinistre che più che viaggiare tra le epoche fa sobbalzare personaggi hinc  et  nunc. Crea, infatti, un piccolo thriller intimistico analizzando esistenze vacue e le relative crepe relazionali. Condivide ad esempio con Macioci la visione del rapporto conflittuale tra genitori e figli.   Spesso in chiave strettamente filosofica le difficoltà del vivere e del pensare sono dispiegate con estrema chiarezza da bambini cui tale capacità critica non dovrebbe appartenere alla loro età.   Dal punto  di    vista letterario si rivela un escamotage vincente poiché il bambino con l’inesauribile voglia di conoscere e scoprire dipana le nubi che ci circondano mostrando il tutto sotto una nuova luce.   La dicotomia tra esterno- interno che caratterizza lo spazio del racconto è riscontrabile anche nella sfera emotiva perché esternamente regna sovrana l’indifferenza mentre interiormente la bambina divaga tra mille perché che cercano inesorabilmente una risposta.  Il rapporto nonna -nipote si rifà a quello della piccola fiammiferaia aggiungendo altri elementi di realismo  magico e riappropriandosi degli aspetti mistici e gotici della fiaba settecentesca e ottocentesca.   In Quel che resta delle case il dono ha una valenza soggettiva e altruistica come il beneficium in Seneca.   Lo stile preciso e acuto della scrittrice permette ai personaggi e ai lettori di vivere una nuova tempesta emozionale. Nel nucleo    familiare, tranquillo solo in apparenza, la causa che fa emergere crepe secolari è la vendita di una vecchia casa e il trasloco in una nuova abitazione.  Questo fa emergere un dilemma nel cuore delle due protagoniste. Come trasportare l’animo della casa? In  qualche  modo   esso  va  con  gli   abitanti  perché  è  ormai   loro   parte   integrante   Bisogna  quindi   prendersi    cura  del  nuovo     ma  anche  di   ciò  che  è  considerato   antico   perché   anche  le  briciole  hanno  un ‘  anima .  I protagonisti subiscono a Natale un furto.   È in questo pagine che l’autrice analizza il valore    semantico della parola “spirito”.  Che cos’è la felicità ci si chiede forse una parvenza consolatoria per sovrastare il male    di  vivere che rende universalmente insoddisfatti e infelici.   Non resta far altro che proteggersi dalle fragilità.  Una nuova bambina Alice con il suo gatto è chiamata a traslatare il reale con la fantasia per regalargli una nuova sfumatura difendendo quella casa nascosta tra gli altri alberi, custodendo verità primordiali, come le ha sussurrato il suo personale salice ascoltando i colori del vento .