Lo scarabocchio di Cinzia Nazzareno

Lo scarabocchio

Olmo è un piccolo borgo della Sicilia degli anni ’70. È qui che vive la famiglia, apparentemente felice, di Filippo Aletta. Soltanto l’ultimogenito, lo strano e tormentato Gianni detto “Genny”, desta alcune preoccupazioni. Quando una notte, nel fienile, il padre lo scorge in atteggiamenti equivoci con lo sgorbio del villaggio, prende coscienza con amarezza della sua vera identità sessuale di donna intrappolata nel corpo di un ragazzo e, in preda a una crisi di nervi, lo caccia da casa e gli intima l’immediato trasferimento a Roma. È lì che l’ingenuo Genny spera di incontrare il vero amore… Con una struttura a cornice che apre, pervade e chiude il racconto e che ne rivelerà il messaggio più profondo, la storia è il crudele affresco di una società cieca e bigotta, pervasa da infiniti pregiudizi nei confronti della “diversità”.

Introduzione

Era bello, anzi bellissimo mi sembra di sentirne ancora le voci nonostante siano passati anni, mentre io e mia madre in un’affaticata simbiosi lì accoglievamo in religioso silenzio. Un grido di rabbia e rimpianto fuoriesce da me che sono diventata materia eterea a causa di un fatal destino. Nessuno mi può sentire eppure mi sforzo e grido con tutta me stessa per dire che sono ancora qui, intrappolata nella negazione del mio esistere tra un’effettiva astrazione e una sospirata concretezza Raccontata da tanti ma tutte le voci narranti pur avendo dubbi e svariati problemi si specchiavano e si riappropriava della loro immagine in un’interezza traboccante d’emozione. Loro erano tutto ciò che io non sono stata. Mi sentivo una di loro ma non lo ero perché sappiamo benissimo che tra il sentire e l’essere intercorre un’esperienza sensoriale interrotta che si racchiude in onde di dolore uniforme e lacerante che a sua volta si riassume in un qualcosa giudicato come effimero. Ed è proprio da qui che parte quello che altri chiamano storia e per me è vita: la mia. Nonostante sia piccola come un guscio di noce e breve quanto un battito di ciglia, ci sono affezionata alla mia dolce bambolina con cui non smetterò mai di giocare e le riserverò quella cura che gli altri non hanno avuto come una madre perché lei è parte di me. Vi starete chiedendo perché proprio adesso? Non è mania di protagonismo anche perché mi sono ritrovata ad essere protagonista di una tesi e di un romanzo e può bastare non credete ? Non è questo che mi spinge bensì il bisogno di dire al mondo che la piccola stella senza cielo, la dolce, piccola e fragile Genny non ha perso il suo bagliore e continua a brillare di luce propria. Esistono immedesimazione ed empatia ma nessuno può raccontare il dolore nella propria sfumatura perché la sua potenza sarà diversa. Quale può essere il mio tempo migliore se non l’imperfetto? Io che per la natura sono stata un ‘imperfezione e ho vissuto in perenne transizione Una bellezza da togliere il fiato , un ‘intelligenza al di fuori dal comune mi dicevano, eppure c’era sempre qualcosa che mancava . Non facevo ciò che si aspettavano da me. Non rendevo giustizia al mio corpo, ma cosa potevo farci se non lo sentivo veramente mio? Se invece della principessa sognavo il principe che col suo cavallo bianco mi portava via in qualsiasi altro posto ma lontano da quella Sicilia che mi soffocava anima e cuore . Ecco la mia anima, un capitolo a parte, un marchio indelebile perché era generosa . delicata e gentile. Troppo. Forse se avessi posseduto quel pizzico di malizia in più, ciò che è narrato né Lo scarabocchio di Cinzia Nazzareno, non sarebbe accaduto. Quando i tuoi spettri più intimi si travestono da principi, ma si rivelano orchi. Vedere del buono in tutti può essere considerata una colpa? Prima di andare mi resta solo il tempo di un debole assenso e un’impercettibile preghiera a voi vi accingete a leggere la mia storia . Se avete pregiudizi sul diverso, non è il romanzo adatto a voi, vi chiedo una predisposizione d’animo dedita ai buoni sentimenti all’amore vero e autentico, circondatevi di bellezza emotiva. Quella stessa bellezza che ho conosciuto per un tempo ancor più effimero del mio.

Aneddoti personali

Tante sono state le volte che nelle telefonate col mio amico fraterno Massimo si è nominato la casa editrice Bonfirraro che lui conosce benissimo. Ogni volta mi chiedevo se fosse il caso di proporre una collaborazione scrivendo un’email. Il destino volle che la mia strada e quella di Alberto se incrociassero sul bellissimo e caloroso gruppo Facebook Thriller storici e dintorni Scambiando dei messaggi hanno deciso di provare. Visionai il catalogo, gli mandai il link del blog, ci siamo confrontati sui testi che avevo selezionato e abbiamo deciso che linea seguire. La lettura del romanzo è avvenuta in giorni non particolarmente facili per me . a causa dell’improvvisa dipartita di un amico. Il modo migliore per ricordarlo è continuare a occuparmi di libri aumentando la passione e l’amore anche per lui. La lettura lenisce col tempo le ferite e aiuta nella perenne ricerca della forza interiore contro le difficoltà e gli imprevisti. Mi sono emozionato tantissimo nel leggerlo. Il romanzo è scorrevole ma soprattutto delicato e veramente toccante Chissà se questo segnerà l’inizio di una lunga collaborazione con Bonfirraro, ma so per certo che è un libro che mi porterò nel cuore e se volete scoprire perché v’invito a leggere la recensione .

Recensione

Nessuno insegna ad amare e nemmeno si possono trovare ricette in cui è scritta la corretta maniera di sognare. Non esiste, ognuno dà al suo sogno la forma che vuole, l’importante è alimentarne quotidianamente la sostanza. Tutto si apre e si chiude con un sogno, nel mezzo c’è la lotta per la sua realizzazione. La vita di una giovane studentessa iscritta in Sociologia all’Università di Palermo è sul punto di maturare ulteriormente quando deve scrivere la tesi. Il personaggio di Albina tratteggiato dalla Nazzareno ha la stessa funzione di Kevin della Salabelle . La giovane si trova a indagare in una società a lei sconosciuta che giudica quasi primordiale per i suoi ragionamenti, eppure nonna Camilla che è un po’ Virgilio della storia le fa comprendere che forse la società degli anni Settanta non è così antica, come può sembrare, in fondo alcune barriere mentali sono ancor oggi insormontabili. Si continua a scalare montagne ma non si è pronti a vedere cosa c’è di là dal fiume. Camilla traghetta idealmente la nipote tra le vie impervie di Olmo, paesino dell’entroterra siciliano in cui Caronte è la rappresentazione figurata dell’intera società racchiusa nel bigottismo e cinismo. Il titolo Lo scarabocchio richiama i disegni svolti dai bambini in tenera età senza una particolare forma ma giudicati come sbaglio. Questo è un romanzo dove orgoglio e pregiudizio non sono il preambolo di una fantastica storia d’amore, ma appaiono come forze oscure che annebbiano menti e cuori. É una saga famigliare che narra la storia degli Aletta, una tipica famiglia di stampo verista in cui emerge, però il concetto brancatiano di virilità. La famiglia migliora la propria condizione sociale ma è suo costretta malgrado scontri con un imprevisto impoverimento emotivo. Il nucleo, infatti, è solo apparentemente unito e quando un certo accadimento scuoterà le loro coscienze, appariranno in tutto la loro fragilità. Filippo il capostipite è un gran lavoratore, onesto autoritario ma anche dolce e romantico, non sa tuttavia come gestire Gianni, un figlio che ha atteggiamenti femminili. In questo romanzo attraverso un registro linguistico ricercato ma che allo stesso tempo colpisce per la sua semplicità, non è narrata soltanto l’omosessualità, ma anche il desiderio transitorio di una specifica appartenenza di genere. Nel nostro mondo delle definizioni e delle etichette si userebbe il termine trans, ma contestualmente apparirebbe quasi anacronistico e ingiusto per il messaggio umanitario celato nelle pagine. Ogni personaggio del libro è chiamato a comprendere il corretto funzionamento degli ingranaggi dei ricordi, che si dipanano nel corso della narrazione in due tempi e soltanto alla fine se ne comprenderà la bellezza. Gianni diventa così Genny ed è in quel particolare momento che avviene il parallelismo con la commedia terenziana Heautontimorumenos. Nel libro della Nazzareno però tutti i membri della famiglia Aletta si considerano carnefici e si autoproclamano punitori di loro stessi per aver lasciato Genny da sola ad affrontare il suo vorticoso abisso. Il viaggio introspettivo di una giovane donna alla ricerca della propria identità sessuale, una battaglia eroica contro la stessa natura che la voleva diversa. Lo spettro del desiderio carnale che si tramuta in orco e inizia il suo triste canto di morte L’ultimo atto di un amore criminale. Genny si salverà? Un finale al cardiopalma che delinea non solo i confini sociali ma anche la brutalità umana . È terribile pensare che il sole non sorga per noi, che non si merita quella luce e crearsi una’oasi paradisiaca, avere per compagne una piccola fiammiferaia e una sirenetta . regalandosi un triste finale da fiaba per raggiungere l’agognata serenità.

Conclusioni

Un libro irrimediabilmente attuale . che commuove toccando le corde più segrete del cuore, poiché è  destinato a   lasciare  un  segno.

Voto

4/5

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