L’ultimo Pinguino delle Langhe
Introduzione
Quando tutto sembra perduto o fermo in quello stallo esistenziale in cui non si percepisce nemmeno un battito di ciglia, una mariposa mostra, la sua inalterata bellezza in quello stesso attimo in cui tra guardare e ammirare s’inserisce la rima dell’abbaglio. Fumo negli occhi del desiderio inespresso , sopito nei valichi boschi di un anima aggrovigliata dai suoi stessi fallimenti . Che cosa accadrebbe se la bellezza dovesse sfiorire come i petali di una rosa? Resterebbe un ricordo candido della sua nuda pelle oppure sarebbe marchiato come a Polly sua sorella di sorte di cui lei Rose sente ogni alito di vita magicamente interrotto da un misterioso burattinaio che detiene il filo che vertiginosamente lega vita e Storia. Basta un’omissione o una fragile disattenzione e come un rituale che porta la sua indelebile firma lui è pronta ghignando a inchiodare ognuno alle loro implacabili colpe che hanno il suono di un’amara ed esistenziale condanna .
Aneddoti personali
Ho conosciuto l’autore qualche anno fa durante una diretta su Scrittori a domicilio del mio amico Antonello. All’autore mi lega un affetto smisurato tanto che lo chiamo affettuosamente Orsetto perché la sua scrittura è completamente distante dalla sua persona delicata sensibile e dolce che vorresti abbracciare perché t’infonde tenerezza. Sono felice di questo passaggio a Rizzoli perche Orsetto per l’occasione ha creato veramente un personaggio stratosferico, di quelli che ti entrano nel cuore, la cui grandezza emotiva è un pregio immenso, ma diventa un difetto se con la sua maestosità fisica ma ancor più narrativa il protagonista si ritrova a schiacciare quantomeno i comprimari. Oltre a questo forse volontario disequilibrio si rileva una lentezza nel ritmo ma essendo per quanto riguarda il personaggio, un’opera prima si auspica che l’autore possa correggere questi dettagli perché ha la stoffa e le capacità per farlo. Nonostante tutto è stata una lettura intensa, per questo ringrazio la casa editrice per la copia. Mi ha permesso di conoscere un personaggio che amo per goffaggine e malinconia, quel sentimento che nonostante tutto ti fa commuovere. C’è un magistrale utilizzo del territorio e della Storia per questo non vedo l’ora di raccontarvi questa intensa, macabra e struggente sceneggiatura.
Recensione
Un essere umano non si racconta dal successo ma dalla caducità dei suoi stessi fallimenti e dal numero indefinito delle sue implacabili cicatrici. La sua anima è un cerchio concentrico in cui fuoco e gelo si scontrano in un duello senza esclusioni di colpi in attesa che il nudo corpo e gli stessi pensieri se anneghino in quel mare ligure che funge da rugiada dell’equilibrio. Un’esistenziale e infinita pace che dura soltanto la concezione di un attimo. Il respiro e il batticuore accelerano ma raggiungono la loro vivida consistenza soltanto nei meandri della follia. Si scrive Gualtiero Bova si legge Pinguino perché ne descrive attitudini e conformità. Il Pinguino è diventato commissario e trasferito a causa di una denuncia che fa riflettere il lettore sul lato offuscante della giustizia. Una punizione mascherata, ma non c’è inganno che non può essere svelato dall’acume anche quello sepolto ingiustamente dalla cenere della Storia. Una Storia che appare tuttavia vivida in tutta la sua feroce efferatezza, per questo è giunto il momento di risorgere e gridare vendetta. Per non dimenticare e far comprendere quanto possa essere fittizia la tranquillità. Pagine in cui uno degli elementi predominanti è la gelosia che non è un tango ma “ un sentimento che non ti fa più dormire “ e diventa un’accecante ossessione che non si dirotta su Cuba ma nelle Langhe. Un punto che per il protagonista raffigura soltanto un mezzo angolo di cielo in cui lui annaspa, ma ci convive ritagliando una visione ruvida persino della libertà. La sua geografia emozionale si rasserena soltanto con la sua cagnolina Gilda Gilidina e le osterie. Lì lui dovrebbe rappresentare quella giustizia che l’ha più volte tradito. Qualcuno però ha deciso di trasformare le colline delle Langhe in Manderley affinchè tutti conoscano da vicino il vero volto dell’orrore. Così per difendere quell’oasi che si è faticosamente ritagliato, è disposto ad attraversare il brulicante bosco infuocato.Emblema di una rabbia repressa tra le pieghe del tempo . In quest’avvincente e rocambolesco viaggio il Pinguino è affiancato dalla sua squadra costituita dal donnaiolo Raviola, dal tonto Listeddu e dalla glaciale Telesca. L’autore crea intorno al protagonista elementi sui generis che rasentano il grottesco per tentare di controbilanciare l’invisibile partita col destino e la ferocia In, una società intrisa di perbenismo, autore e personaggio si fondono utilizzando il politicamente scorretto per sdoganare le maschere del lusso e tutti i celati vizi. L’artiglio colpisce la giovane Polly marchiata dal sangue e dal melograno e la famiglia di Rufus Blom un broker svizzero che si sta per sposare con l’amata Rose una famosa influencer. La loro vita è scandagliata dall’autore senza filtro alcuno. Loro senza la coperta della menzogna appaiono spauriti perché non sono disposti a guardare negli occhi quella verità che lascia un sapore più acre della morte. Ogni segreto anche il più piccolo si tramuta in un granello di sabbia. Il romanzo non a caso è diviso in trentasei capitoli brevi, in numerologia ciò simboleggia la completezza ed è la straordinaria chiusura strutturale per un testo che analizza le imperfezioni. Nonostante un ritmo lento che ci si auspica migliori nelle prossime indagini, l’opera si distingue nel panorama del noir italiano per una sceneggiatura perfetta con ambientazioni circoscritte, dialoghi serrati e uno stile crudo ma intriso di malinconia. Un serial killer che inchioda i colpevoli affinchè siano risucchiati dai rimorsi della coscienza che attraversando l’oscuro odierno nazifascismo arriva al culmine della Storia novecentesca. Non c’è soltanto lui ma anche un pericoloso emulatore stanco di essere una pedina. Con entrambi i personaggi, l’autore analizza le molteplici sfumature di una vendetta privata. Una vera sfida metaletteraria in cui riecheggia l’espediente de La caccia al tesoro di Camilleri. La parola qui è il codice per aprire la base di una piramide ancora lontana dal suo effettivo crollo. All’apice un personaggio affascinante, ammaliante ed enigmatico che è un vero regista dell’occulto che come un burattinaio muove i fili a suo piacimento. Un romanzo intenso che colpisce per l’intrecciata malinconia che coinvolge lettori e personaggi. Un protagonista con un dolce segreto tutto da scoprire, una commovente storia d’amore che è ancora un germoglio. Un senso d’impotenza che lo blocca e ferisce. Ogni uomo anche il più buono ha i suoi demoni da affrontare, poiché da loro s’inizia e a loro si ritorna .
Conclusioni
Un romanzo brutale, divertente a tratti commovente con un nuovo protagonista impossibile da dimenticare .