L’uomo senza sonno di Antonio Lanzetta

L’uomo senza sonno

Secondo dopoguerra. Bruno ha tredici anni e vive in un orfanotrofio vicino a Salerno, sottoposto alle continue angherie degli altri ragazzi. Solo l’amicizia con Nino, il nuovo arrivato che prende a difenderlo, riesce a rendere tollerabile la sua permanenza nell’istituto. L’estate porta con sé un momento di libertà per tutti i ragazzi: Bruno e Nino saranno scelti per andare a lavorare insieme nella tenuta degli Aloia, una ricca famiglia del circondario. È qui che Bruno conosce Caterina, una strana bambina che vive all’ultimo piano della casa e che lo guida a esplorare i recessi dell’imponente edificio. Il gioco assume però ben presto contorni sinistri: Bruno inizia a essere tormentato da incubi inspiegabili, che al risveglio lo lasciano profondamente spossato. Il ritrovamento, all’interno della proprietà degli Aloia, di alcuni cadaveri in avanzato stato di decomposizione, getta sulla villa e su chi la abita ombre inquietanti. A chi appartengono quei corpi? E perché tutti sembrano a conoscenza di qualcosa che non deve essere rivelato? Questo romanzo è la storia di un’amicizia, di ricordi spezzati e di un brutale assassino che si nutre di paure. È la storia di Bruno e dell’estate in cui divenne l’uomo senza sonno.

Introduzione

Introduzione

Nel silenzio della notte, dorme il mondo e calando    il  sipario sull’‘ ennesimo capitolo monotono di una tranquilla esistenza, acuiscono le paure più segrete, che crediamo, essere un fatto intimo ma almeno un’altra persona ne è    a  conoscenza.  Un io profondo ma ugualmente insidioso pronto a svelare alla luce il mistero delle personali tenebre, se trova un nuovo tornaconto da sfruttare.    Quanto possiamo fidarci di noi stessi? C’è    un  limite   tra   realtà   e  fantasia ?   Il  confine  è   veramente  invalicabile  ?   Una   fora   dirompente   e   subdola   in   grado  di   scombussolare  ogni  consistenza   esiste  e  si  chiama    paura .   Nasce dall’angolo più angusto del sé, assumendo una sua corporeità poiché si nutre di sussurri e timori che influenzano la psiche rendendola una botola inaccessibile, anche  se si ha la convinzione di possedere la chiave per aprirla . Ḕ una delicata scacchiera, dove ogni mossa è fondamentale perché spostando le cose dal loro ordine  naturale, si può mutare il corso degli eventi e nulla sarà come prima.   Anche  se prima e dopo sono congetture temporali fissate dall’uomo, non è detto che esistano davvero.   E se la nostra vita fosse una storia senza tempo? Ferma   a  quelle    stesse   pagine  perché   ancora  nessuno   le  ha  lette   veramente .   Hanno un significato nascosto eppure nessuno ancora l’ha compreso.  Ed ecco che la voce del vento recita una strana filastrocca, ma prima   che si possa ascoltare il finale, la porta si richiude osteggiando ogni passaggio.   Qualsiasi forma di alterità nasce da un rifiuto o una mancanza.    Sono tutte anime rotte che vagano alla  ricerca    di qualcuno in grado di aggiustarci, che mostri nei nostri confronti quell’umana pietas che il mondo non ha riservato.  Non è un gioco ma una vera e propria gara di sopravvivenza, dove non esistono vincitori ma sola gente che ha avuto la fortuna di evitare le trappole nella fitta boscaglia.  Cadere anche in una sola di quella trappola significa attraversare il più nero degli abissi senza sapere se un giorno si possa ritornare a guardare l’amata luce.

Aneddoti personali

Ho conosciuto Antonio il giorno che sono entrato nel gruppo Facebook The Bookadvisor. Ricordo che lui, Alessandro e Paola sono stati i primi ad accogliermi. Ho trovato un’altra grande comunità con cui condividere la passione per i libri scambiandoci anche pareri sulle letture svolte. Nel corso degli anni ci sono state gioie e delusioni ma il gruppo ha ritrovato la sua armonia e sono felice che su molte di queste persone non mi fossi sbagliato. Nel mio cuore sapevo che un giorno avrei recensito un suo libro e finalmente è accaduto. Spero che possa apprezzare come ha sempre fatto almeno un po’ di quanto, mi sono emozionato nel leggerlo. Con L’uomo senza sonno ci siamo rincorsi per tanto tempo, amandoci da lontano. Un giorno non molto tempo fa, tra la miriade di pacchetti giunti apro e trovo lui. Era un segno che dovevamo conoscerci e amarci, io lo sapevo che sarebbe andata così, nonostante fossi ignaro del vorticoso viaggio che mi accingevo a compiere. Era una lettura che sentivo nelle mie corde, ma al tempo molto lontana e quest’ambivalenza continua mi ha affascinato. L’ho letteralmente divorato grazie a una scrittura certamente perfetta e una trama intrisa di colpi di scena da tenermi incollato alle pagine fino alla fine. Ringraziando Antonio per tutte le emozioni che mi ha regalato, spero di riassumerle e trasmetterle come sempre nella recensione.

Recensione

Iniziando un viaggio a ritroso nella memoria c’è almeno un elemento che unisce le nostre infanzie: Il famigerato uomo nero. Protagonista indiscusso di filastrocche e tradizioni, tanto da diventare un’immagine leggendaria. Ognuno poi gli ha dato una sua forma ma su un aspetto non è mai mutato. Nel segnare l’oscuro divario tra il bambino e l’adulto. Una presenza che si nutre degli errori ma Bruno ripensandoci si chiedeva in cosa avesse sbagliato per fare la sua conoscenza? Forse semplicemente non doveva esistere ma nascere , non poteva essere una colpa . Bruno era un orfano, qualcuno che portava sulla pelle il marchio dell’abbandono e delle angherie, ma lui subiva in silenzio perché credeva di meritarlo, in fondo non era altro che un rifiuto. L’autore riprende alcune pagine della letteratura dickensiana, regalando a Fagin delle nuove pelli tra il sacro e l’immorale. Dal canto suo Bruno è un ragazzino particolare, come di Morabito trova il piccolo angolo di paradiso nei cimiteri e impara l’arcano e silenzioso linguaggio della morte. La donna dal manto nero non può incutergli paura, perché è la sua unica fedele compagna. Almeno fino a quando in orfanotrofio, arriva l’ombroso Nino. Un compagno con cui attraversare quell’arida terra di mezzo chiamata adolescenza, in cui nessuno ha lasciato mai un fiore ma solo cicatrici indelebili . Ḕ l’estate del dopoguerra e i due ragazzi sono scelti per svolgere lavori di manutenzione nell’antica villa degli Aloia, la famiglia più ricca e importante del Cilento. Una villa maestosa dall’aura sinistra che ricorda Manderley . Ḕ tra quelle anguste mura che l’amicizia tra i due giovani si rinsalda e la loro formazione passa attraverso la decomposizione della paura. Gli elementi paranormali inseriti dall’autore non hanno la funzione di terrorizzare il lettore, bensì di essere utilizzati come strumenti per vivisezionare questo sentimento. Lo scrittore, infatti, lo analizza in ogni sua parte, lacerando la sfera emotiva dei personaggi che a un certo punto devono abbandonare l’ambigua ma rassicurante mimesi delle tenebre per l’accecante e nuda luce della verità. I due giovani ignari viandanti si destreggiano tra gli oscuri corridoi della villa e la rigogliosa natura salernitana talvolta restando immobili come statue nella fissità dell’istante. A movimentare il loro soggiorno, uno strano gatto di nome Mefisto che come guida demoniaca di Faustiana memoria aprirà ai personaggi la porta dell’inferno. Conosce a quel punto zen fondamentalmente irrisolto in perenne lotta con le macerie della sua coscienza. Uno studioso di neuroscienze con l’ambizione di scoprire tutti i segreti della mente umana ma quell’estate forse qualcosa andrà diversamente e dovrà faticosamente ammettere a se stesso che il più spettrale dei segreti era all’interno della sua stessa famiglia. A finire il cerchio tra gli altri i due servitori di casa Aloia troppo gentile al punto che tra cotanta gentilezza potrebbe nascondersi il seme della vendetta. Ci sono anche il tedesco Hans che è un moderno Lazarus Jane , un ‘uomo dall’ oscuro passato che costruisce statuine e giocattoli per rattoppare le ferite del cuore . Nessun’anima lacerata, può ritenersi veramente libera e lo ricorda Caterina che sceglie Bruno come suo Heatcliffe, una storia d’amore atipica che farà attraversare la più rappresentativa della tempesta che li legherà in un filo invisibile oltre la morte. Numquam dormientibus un’ossessiva nenia scolpita sulla pietra della memoria tra le pieghe del tempo. Cosa c’entra la frase latina con Bruno? E il ritrovamento di tre cadaveri ? Un thriller sorprendente ed emozionante che tiene col fiato sospeso , un ritmo serrato , uno stile impeccabile ricco di rimandi letterari . Una storia che fa riflettere sul rapporto dualistico che intercorre tra presenza e assenza ma cosa accade quando s’insidia tra i due la mancanza? Un romanzo di corpi violati di sofferte verità insabbiate ma arriva il momento in cui affrontando le paure anche un uccellino di legno può imparare a volare .

Conclusioni

Un libro molto particolare che mi sento di consigliare a chi cerca una storia atipica che farà viaggiare nell’intricato mondo delle emozioni.

Voto

5/5

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