Maree di Mariachiara Farina

Maree

Che cos’è la memoria? Per Zenia, ormai anziana, è il filo con cui il tempo sutura ferite antiche ma non ancora rimarginate. Sarà durante un’estate trascorsa con le nipoti nei luoghi della sua infanzia che la donna deciderà di sciogliere quel filo e di ripercorrere il proprio passato. Tra frammenti di un diario segreto, lettere rubate e racconti che si fanno parabole, il ricordo disegna il ritratto di una sorella perduta trascinando il lettore sulle tracce di un modo di essere donna sognato e troppo spesso negato

Introduzione

Quante   volte è capitato di guardare una foto e di non ricordare il momento esatto in cui è stata scattata? Per raccontare una storia non sempre servono parole, anche le immagini possono trasformarsi in un veicolo emotivo senza nome alcuno che però ci porta a viaggiare nel cupo baratro delle nostre paure. La paura più grande che ci accomuna tutti è quella della dimenticanza, a essa è strettamente collegata quella della solitudine.  Siamo così abituati a contare almeno su un’altra persona che quando per qualsiasi motivo questa viene  a  mancare, è come se ci avessero tolto improvvisamente la terra sotto i piedi.  Stiamo   attenti a ogni minimo rumore, ci fermiamo e lo ascoltiamo con fastidio pensando che il mondo non abbia rispetto del nostro dolore, eppure come se fosse la prima volta, ci accorgiamo che esso va  avanti anche senza di noi. Tutte le foto raccontano una storia, partendo dal paesaggio circostante o dai volti. Lo sguardo è il nostro biglietto   da  visita con cui ci presentiamo agli altri. Ogni elemento ha una sua percezione, solo quella del dolore è più nascosta, appare invisibile ma non a chi apre lo scrigno con la chiave del cuore.  Se il dolore fosse personificata cosa, gli chiederemmo? E lui accoglierebbe la nostra rabbia, ascolterebbe le nostre preghiere oppure una  volta tramutato in essere  umano lo invaderebbe il sentimento asettico dell’indifferenza che rende alcuni cuori delle vere e proprie prigioni? Sono domande esistenziali senza alcuna risposta certa che si perdono in una millesima parte del cielo mentre noi lottiamo ogni giorno con le Maree personali, nell’esteso mare della dimenticanza affinché qualcosa del nostro passaggio resti per non sintetizzare tutto in un semplice osso  di  seppia.   Di tutto questo e di tanto altro parla Maree il nuovo appassionante ed emozionante romanzo di Mariachiara Farina ponendo un nuovo interrogativo che come un trapezista ci fa  osservare buio e luce in una nuova prospettiva. A chi affideremo le nostre memorie a un elemento naturale o a un nostro simile mentre teniamo accesa nell’animo la speranza che le onde non cancellino tutto come orme sulla sabbia .

Aneddoti personali

Ho conosciuto la casa editrice Robin seguendo la presentazione del libro della mia amica Angela  Vecchione che recensirò presto anche qui, mi sono presentato come blogger lasciando il collegamento di questo blog, non aspettandomi nulla, perché ho imparato a non farmi troppo illusioni, invece mi hanno risposto e mi hanno detto che avevano anche un altro libro da sottopormi. Il libro è appunto questo. Il titolo mi aveva incantato e la sinossi mi aveva affascinato quindi ero contento di riceverlo.  Finita la lettura di Non è di maggio di Carrino, andavo cercando qualcosa di diverso e ho fatto scegliere al caso quale libro iniziare e la sorte ha scelto proprio Maree.  L’ho letto in un giorno perché è una storia che ti prende e non ti lascia fino  a  quando non è finita.   Una  volta finito però è un libro che manca. Mi scuso se la recensione la leggete soltanto adesso ma a  causa  di impegni personali non ho potuto scrivere nulla.  La cosa più bella che mi ha portato Maree è l’amicizia con Mariachiara una persona gentilissima, ironica molto empatica e con un sorriso accogliente.  Ha cominciato a seguire il blog riempiendomi di immeritati complimenti e c’è molta attesa per questa recensione. Spero di non deluderla ma soprattutto di incuriosire voi perché questo libro merita di essere letto. Non vi preoccupate ci tengo ogni qualvolta capita a ripetere che il rapporto  personale non influenzerà il mio giudizio. Nonostante gli argomenti trattati siano importanti e duri vi posso assicurare che è un romanzo fatato, ho avuto le famose stelline negli occhi e anche i cuoricini per tutto  il  tempo e se leggerete la recensione capirete perché.

Recensione

Una donna che osserva il mare e fissa un punto imprecisato del perduto orizzonte per calmare l’inverno che alberga indisturbato nel suo cuore, potrebbe essere una foto, una cartolina, un quadro, invece è il poetico inizio di questo romanzo.   Zenia segretamente s’interroga sul suo essere donna e nonna osservando le nipoti giocare. Lei ha un compito importante, per loro è testimone del tempo e custode  della  memoria.   Mentre le onde cullano il suo dolore segreto lei affida al mare il tesoro personale più prezioso che le è rimasto: la sua storia.  È così che ha inizio un viaggio tortuoso che si dipana per trentaquattro capitoli tra le pieghe di  un  tempo che appare passato ma costruisce un ponte dialogico con il nostro presente creando pagine di disarmante attualità. Il romanzo si divide in tre piani narrativi esattamente come le maree del titolo che hanno un significato tripartito. Il primo è quello storico- sociale. L’autrice, infatti, ci conduce in una Sardegna ancestrale che fatichiamo a riconoscere poiché nell’immaginario  collettivo questa bellissima isola è disegnata con tratti vividi e colorati da pennellate ricche di sfumature le quali risvegliano anche odori e sapori che ci danno un senso  di  appartenenza quantomeno metaforico. La scrittrice invece descrive volutamente un mondo in cui il colore predominante è il grigio. Racconta, infatti, una delle pagine più oscure della storia universale cioè la lotta di un’intera popolazione contro la tubercolosi. Un popolo piegato dal volere avverso del destino che si ritrova suo malgrado a raccontare una nuova povertà. La tonalità è grigia per indicare sospensione perché la popolazione si aggrappa alla flebile speranza di un vaccino che li possa portare alla rinascita. Il secondo significato è narrativo perché mediante una prosa dal ritmo incalzante e dal tratto delicato, dove ogni parola non è scelta a caso ma per costruire un puzzle perfetto che possa aprire le finestre dell’anima, l’autrice ci racconta uno straordinario romanzo familiare.  Il libro ruota attorno  alle vicende della famiglia Piras, i coniugi Salvatore e Annamaria ricordano i de Winter della du  Maurier e il loro rapporto è descritto dalla Farina con gli stessi toni cupi utilizzati dall’autrice inglese.  Il matrimonio è, infatti, segnato dal ricordo incessante della prima moglie e per Annamaria è una lotta silenziosa e quotidiana per non spegnersi come la luce  fioca di una candela. Non bisogna tuttavia dimenticare che la scrittrice racconta questa storia attraverso il punto  di  vista delle figlie della coppia Zenia e Lucia. Questo è un aspetto importante perché determina nel romanzo l’uso del minuscolo e del maiuscolo.   Il minuscolo indica la quotidianità . il maiuscolo è invece utilizzato non solo per indicare i luoghi geografici ma anche per gli elementi naturali che sono metafora della salvezza, inoltre come in un’opera pirandelliana i termini Padre e Madre sono in maiuscolo per indicare un’estraneità. I genitori sono talmente chiusi nel loro personale dolore da essere anaffettivi.  L’autrice attraverso questo nucleo   familiare legato soltanto da un segreto che se svelato cambierebbe il destino di molte persone, vuole altresì indagare il doppio volto del morbus. Ogni membro della famiglia Piras è costretto a combattere il dolore ma non è detto che tutti sappiano affrontarlo.  Il terzo significato del titolo è salvifico perché Lucia da sorella maggiore come una moderna Jo March,insegna a Zenia il valore pedagogico delle storie.  Quando tutto è nero e non sembra esserci una via  d’uscita, indipendentemente dal fardello che bisogna portare la fantasia può salvare se utilizzata come grammatica della vita. Un romanzo familiare sulla forza delle donne che si ribellano agli uomini e alla società, dove la voce  del  cuore apre sentieri sconosciuti. Una sorella che segna la via e regala all’altra un vento di libertà che con il suo canto melodioso che riecheggia un’antica fiaba ci ricorda che è possibile avere ancora un posto dove poter sognare.

Conclusioni


Un romanzo magico che consiglio a tutti vi farà  riflettere ed emozionare tantissimo, una vera piccola grande perla .

Voto

5/5

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