Ogni cosa torna
Sicilia, 2018. In una villa vengono ritrovati i cadaveri di una ricca signora e della sua dama di compagnia. A indagare sul caso è il capitano Bianca Giusti, da poco rientrata al paese d’origine. Le sue indagini porteranno alla luce un oscuro passato familiare, a lungo tenuto segreto, e una colpa indicibile che ha trascinato molte vite nella disperazione. Ma il capitano Giusti sarà costretta soprattutto a fare i conti col suo, di passato: un passato segnato da un amore travolgente e da un inconcepibile tradimento. Un’antica fiamma, mai davvero estinta, che ora torna prepotentemente a bruciare.
Introduzione
Quando si è giovani, si vede il mondo roseo ma è solo un’illusione. Si entra in contatto con il primo dolore e si è realmente impreparati ad affrontarlo, tanto che ti sovrasta inesorabilmente. Come la voce ammaliante di una sirena t’incanta e ti conduce verso la via della fuga. Scappare però non serve a nulla perché in un piccolo cantuccio del cuore ci sarà sempre, una porta aperta che ti ricorderà il tuo passato e chi sei veramente. Andare via è un elemento che è comune nella vita di tutti noi, perché il nostro territorio ci sembra sempre troppo ristretto, una morsa che ci schiaccia mentre noi abbiamo bisogno di spiccare il volo, di sentirci finalmente liberi. Partendo per un futuro migliore, perdiamo però il diritto di lamentarci se qualcosa non va nel nostro territorio di cui si desidera un radicale cambiamento. Con la maturità acquisita, cambia l’interrogativo che attanaglia la mente dell’individuo in formazione. Che cosa posso dare alla mia terra? Posso fare qualcosa per migliorarla e nello stesso tempo essere me stesso? A questo punto tornare è facile perché si ascolta la voce del richiamo di odori , colori , sapori, volti familiari , ma la vera sfida è restare , in quanto la formazione non è mai completa a qualsiasi età se non si affrontano i demoni che stanno nel mezzo . Lo sanno tutti i personaggi di Ogni cosa torna nuovo romanzo di Patrizia Gariffo che ha un forte attaccamento alla realtà territoriale e ci dimostra attraverso questo noir come ognuno di noi ha un rapporto complesso con la propria memoria. Tentiamo di lasciare tracce sulla sabbia della vita ma il mare ecco che si mostra nella sua imponenza e travolge tutto e tutti senza chiedere permesso alterando inesorabilmente il mosaico della verità.
Aneddoti personali
Ho sentito parlare di Patrizia quando collaboravo con il blog Il mondo incantato dei libri. Quando poi ho iniziato questo percorso in solitaria, l’autrice mi ha contattato e mi ha chiesto se avessi avuto piacere a recensire una sua storia. Inizialmente avevo delle remore. Sia io sia l’autrice siamo disabili e so bene che per tutti noi, ogni piccola azione è sudata il doppio, anche se non riesco a capire perché. Forse la società è brutto dirlo non è realmente ancora pronta a regalare normalità, anche se dei passi integrativi sono stati fatti rispetto al passato. Le remore erano dovute al fatto che avevo paura che avesse scritto una storia incentrata sulla disabilità. Dico queste parole perché spesso a noi è esplicitamente chiesto di parlare esclusivamente di questo. Testimonianze dirette le chiamano, peccato che poi dopo essersi messi in mostra e aver combattuto battaglie collettive su diritti umani che dovrebbero essere inviolabili, la situazione sociale e mentale non muta di una virgola. Sapete benissimo che io sono abituato a raccontarmi a chi mi legge e vi dico che in passato ho rifiutato due proposte sulla carta stampata proprio per questi motivi che ho esposto Non si tratta di vergogna verso la disabilità ma un atto di ribellione per far comprendere che la disabilità è soltanto una condizione e non include la persona. Come tutti possiamo anche parlare di altro, chi dimentica o non capisce questo concetto basilare dimostra apertamente che il vero handicap è loro e non nostro. Ritagliarsi un proprio spazio nel perbenismo sociale non è facile ed è per questo che ho deciso di recensire il libro , perché Ogni cosa torna non è solo un romanzo o un sogno individuale ma soprattutto un riscatto collettivo di tutti noi . Un grazie enorme a Patrizia per la sua amicizia e per lottare insieme a tutte le persone che le vogliono bene nell’affermazione della sua identità.Recensione
Questa è la storia di due punti segnati separati ed equidistanti sullo stesso foglio. Non sanno dell’esistenza dell’altro e per anni continuano a vivere le loro esistenze fino a quando il caso improvvisamente decide di mischiare le carte, oscurare le menzogne e illuminare le antiche verità che si credevano ben sepolte nel cimitero della memoria. Una località balneare siciliana, facilmente riconoscibile ovvero San Vito Lo Capo, (anche se il nome qui è leggermente modificato) si ritrova in subbuglio perché Emma la nobile più ricca della città e la sua badante sono morte in circostanze misteriose. Il caso è marchiato come omicidio – suicidio ad opera della giovane Alina, come è spesso accaduto nei fatti di cronaca, ma attraverso un biglietto con una strana scritta si costruisce una turbolenta catena di perché che porta a uno sconvolgente segreto che se rivelato cambierebbe gli equilibri di tutti gli abitanti. A occuparsi del caso troviamo il capitano Bianca Giusti. La protagonista del romanzo ben s’inserisce nel canone del noir investigativo, come le sue “colleghe” letterarie è competente nell’ambito lavorativo, emergono le difficoltà oggettive che purtroppo hanno le donne nell’inserimento in alcuni settori erroneamente considerati prettamente maschili. La scelta dell’autrice è però quella di rendere secondaria la sfera professionale per concentrarsi maggiormente sulla sua psicologia che si presenta piuttosto labile e ciò fa emergere le fragilità di una giovane donna che deve combattere i propri fantasmi, cercando disperatamente di non farsi travolgere. Il tema centrale è quello dell’abbandono che è rappresentato secondo tre varianti: territoriale, fisico ed emotivo. Sembrerebbe il solito giallo ma non è così, attraverso una scrittura incisiva, il ritmo incalzante, nelle pagine si dipana una psicologia perfetta e il binomio del contrasto tra chiuso e aperto. Ogni personaggio è, infatti, caratterizzato da una personale claustrofobia. Nei luoghi chiusi che sono la metafora della gabbia in cui si trova il loro cuore, sentono il peso degli errori ma soprattutto la pressione di essere protagonisti del tutto. Nei luoghi aperti invece si liberano da quelle catene e possono appagare il loro naturale bisogno di diventare parte integrante del niente. Questo romanzo è volutamente e funzionalmente asettico perché ogni tipo di sentimento , sia esso d’amore , amicizia o fede religiosa è soffocato dal senso di colpa e dalla vergogna che sbatte in faccia ad ognuno quanto sia in realtà effimera la condizione umana , facilmente malleabile dal male . Ogni cosa torna, anche il conto col passato e c’è chi paradossalmente nella morte trova la propria libertà, dopo una vita dove l’apparire ha inghiottito l’essere senza alcuna possibilità di riscatto. Un romanzo con una sua particolarità ciclicità dove i due punti tracciano un percorso e loro inconsapevolmente si ritrovano a essere l’inizio e la fine di un tragico tutto .
Conclusioni
Consiglio questo libro a tutti coloro che vogliono leggere una storia sorprendente e intrigante .