Un uso qualunque di te … Dieci anni dopo di Sara Rattaro

Un uso qualunque di te .. Dieci anni dopo

Carlo è un marito presente e innamorato; Viola è un’anima inafferrabile e una moglie distratta da mille inquietudini e troppi rimpianti. Eppure la loro coppia resta in equilibrio, per quanto precario, sorretta da Luce, la figlia diciassettenne. Finché, al termine di una notte che non ha trascorso nel suo letto, Viola trova in segreteria un messaggio del marito che le dice di correre in ospedale. In quel momento di verità, sospeso tra la vita e la morte, nessuna bugia potrà più salvarla, ma solo un atto d’amore. Il più grande e il più coraggioso che abbia mai compiuto.

Introduzione

A volte è proprio difficile calcolare il tempo che passa, esso trascorre vertiginosamente senza chiedere un permesso ma con la percezione dello sguardo sulla finestra della vita accorgersi che mutano i colori, i sapori e anche la gente. Oggi per la prima volta ti fermi a osservare i loro volti che raccontano la cupezza del cuore. La riconosci è la stessa che hai da anni, come un fardello che con responsabilità e il sorriso delle belle occasioni sempre un po’ smorzato porto consapevolmente anche perché lei vive attraverso te. Non hai chiesto di avere in cielo la stella più luminosa di tutte che guida i tuoi passi mentre tu vorresti solo dormire e fermarti per quell’attimo che duri per sempre. Lei è vivida nei tuoi sogni per questo vorresti abitare lì. Si sa che i sogni non sono mai la trasposizione del reale e così ti svegli e a farti compagnia c’è solo il suo cuscino. Lo accarezzi come se potesse contenere ancora l’odore dei suoi capelli e della sua pelle. Inizi a prendertela con te stesso perché a causa della tua giovane età criticava aspramente tutte le persone che dicevano non m’innamorerò più. Pensavi fosse impossibile e invece adesso che ci sia dentro comprendi il significato di quelle parole. Sbatti agli altri la rabbia del tuo dolore, perché vorrebbero che tu riprendessi a morsi quella vita con cui il destino ha giocato un po’. Ti dicono che inevitabilmente ha preso una virata inimmaginabile ma sei ancora qui e hai il diritto e il dovere di riprenderne il controllo. Per te è una vera fregatura perché sei sempre stato il problem solver di tutti e adesso è una vera fatica senza di lei. Come se avessi perso la bussola del vivere. Squarci di te e di lei narrano un segreto che pensavi sapeste solo voi . Più persone lo sanno smette di essere tale e aumenta la paura che arrivi fino a quel piccolo innocente bruco che si sta trasformando in una meravigliosa farfalla. Se avessi un superpotere, rallenteresti almeno il tempo per sentirla ancora gironzolare per casa chiedere a squarciagola qualcosa che non riesce a trovare perché tu un’ora prima hai messo ordine nel suo disordine. Tale e quale a lei ti dici e sorridi. Da quanto tempo non lo facevi più? Da qualche notte l’immagine di lei che leggeva la sua rivista preferita distesa sul divano oppure mentre cercava di preparava una cena che fosse gustosa, si sta opacizzando e inizi a vedere divano, cucina e ogni ambiente della casa per ciò che è . Nudo e crudo della sua presenza ma forse dopo aver scritto tanti capitoli sulla sua assenza, potrebbe accadere qualcosa d’incredibile è scattata l’ora di ricominciare. Se c’è una parola cui basta il suono per riempirti la bocca, quella è papà, ti alzi dal letto tanto ormai ti riaddormenteresti a fatica, vai nella sua camera. Tutto in perfetto ordine, sai che sta per tornare per i mesi di vacanza dall’università, dopo aver terminato gli esami del semestre. Fissi il cielo dalla finestra della sua camera che ha sempre avuto un colore diverso visto da qui e aspetti . Ḕ in quel preciso istante che la notte si tinge d’oro e la tua piena convinzione che il sole esiste per tutti quella mattina acquisisce un nuovo significato perché finalmente il dono di quest’alba è anche per te

Aneddoti personali

Conosco Sara da tanti anni. So perfettamente il suo usus scribendi ma ogni volta mi emoziono come se fosse la prima. Ogni emozione è diversa ma partono tutte da uno stesso fattore quello di squarciarti l’anima in tanti piccoli pezzi. Un puzzle che si ricostruisce solo all’ultimo capitolo quando giunge il momento di salutare quel gruppo di sconosciuti che ormai non sono più tali. Il lettore però è una persona nuova non è più quella di prima. Ci si ritrova a far sgorgare la pura commozione ma anche un po’ di leggerezza perché si è affidato a quelle persone un pezzetto del tuo dolore che custodiranno come il più prezioso dei doni. Era un sabato mattina stavo facendo colazione, accendo il pc e vedo una bellissima locandina postata dalla mia amica libraia Mariapia che diceva che Sara sarebbe tornata in città a presentare il nuovo romanzo. Finito il momento di euforia, inizio a leggerlo con la convinzione che tre giorni mi sarebbero bastati per terminarlo. Morale della favola, lo finisco la sera stessa. Mi sono preso dei giorni per rielaborare questa lettura stupenda e spero di trasmettervi tutte le emozioni. Mi sento tanto fortunato a essere amico di Sara e Mauro perché sono persone competenti dall’animo gentile e nella società odierna coltivare la gentilezza è diventata lusso e privilegio sia per chi lo è sia per chi riceve. Ho la certezza che la nostra amicizia continuerà per sempre e mi auguro con tutto il cuore che la prossima volta ci possa essere anche Mauro proprio per il desiderio di abbracciarlo almeno una volta. Il focus dei romanzi di Sara sono le relazioni umane di ogni tipo e quindi dedicare questo piccolo spazio alla nostra amicizia, mi sembrava doveroso.

Recensione

Se spiegassero prima le turbolenze del vivere e delle amare, forse ci chiederemmo che senso ha l’atto stesso del nascere. Peccato che ogni forma d’amore per essere colta nel culmine della sua autenticità ha bisogno di essere attraversata dalla sofferenza. Crescere disegnare principi e principesse per poi comprendere che sogno e realtà non combaciano mai. Avere la fortuna di trovare il principe azzurro che è senza cavallo, ma se lo procurerebbe se solo lo volessi veramente. Evitare di parlare per non sentirsi costantemente sotto esame. Carlo e Viola visti da fuori sono una coppia normale ma basta addentrarsi all’interno delle loro anime per capire che sono il Sole e la Luna fotografati dall’autrice nell’esatto momento in cui si scambiano il passionale bacio d’amante che cela ancora una volta tutte le incomprensioni e i non detto per mostrare una finta perfezione. Lui prova un sentimento totalizzante, lei da questa perfezione si sente schiacciata e comincia un gioco fulmineo di attacco e difesa di cui pensa di dettare le regole ma il destino si diverte a scombinare le carte. Resta incinta di Luce, un nome rappresentativo che dovrebbe donare una nuova simbologia alla loro relazione, ma li getta inconsapevolmente nelle oscurità delle ombre da cui non faranno più ritorno. A Viola sembra che il cosiddetto istinto materno abbia dimenticato il suo indirizzo mentre Carlo sembra proprio nato per fare il padre, una rabbia incontenibile assale la donna perché lui anche nel cambio di ruolo trova un modo per sentirsi a suo agio. Cosa che aumenta col passare degli anni quando crea, con la figlia un rapporto talmente speciale da far sentire Viola esclusa non solo dalle parole ma anche dai silenzi. Ḕ il loro silenzio a spaventarla perché esso in questo caso è il primo segnale di complicità. Se solo entrasse in quella stanza, rovinerebbe tutta la magia che li pervade, reintegrandoli involontariamente nei canoni di una ciclica normalità. Dov’è il fine ultimo della sua inquietudine? Da dove ha avuto inizio ? E così attua una piccola grande vendetta astratta nei loro confronti sfruttando lo spazio bianco donato dall’autrice . Ḕ la finestra su cui può raccontare il suo mondo, la sua percezione e non sentirsi sbagliata e giudicata e se mai lo fosse per la prima volta, potrebbe fregarsene perché il giudizio del lettore non cambierebbe di una virgola la sua esistenza mentre il peso di quel loro sì. Luce dal canto suo è un’adolescente tranquilla non ha mai dato alla famiglia un dispiacere o un motivo per lamentarsi. Almeno fino a quella maledettissima notte, un appuntamento col destino a lungo rimandato. Barlumi di verità su errori e segreti mentre inesorabile continua la lotta fra i demoni interni di queste due figure complementari ma anche profondamente uguali. Mentre sta avvenendo questo match dall’esito incerto a Carlo non resta altro che attendere con la fedele compagnia del suo ottimismo il momento adatto per entrare in campo. L’autrice a questo punto inserisce un tema delicatissimo e commovente la donazione di organi. Un atto rivoluzionario che anche dal punto di vista narrativo esige delicatezza. Nonostante Carlo sia inizialmente inglobato all’interno dell’universo della moglie e della figlia, riesce tuttavia a regalare sprazzi di speranza. La scrittrice ritorna sulla storia anni dopo e per Carlo inizia un viaggio che scardina ancor di più la sua anima. La circostanziale ma fondamentale transizione tra essere un qualunque e divenire un sé. L’uomo ormai quarantenne ha conosciuto da vicino l’angelo della morte che del suo passaggio gli ha lasciato solchi profondi. La sua esistenza non è più vita ma sopravvivenza, mentre amici e parenti lo esortano ad andare avanti a lui ci prova a ritrovare l’ottimismo giovanile ma è come se si fosse svegliato da un sogno che si è rivelato sul finale un parziale incubo . Ḕ come se pur nutrendosi quotidianamente d’aria gli mancasse costantemente il respiro. Vivendo in apnea perdi concezione di tutte le cose che ti stanno attorno non accorgendoti della loro bellezza. Il personaggio esattamente come la scrittura della Rattaro si è evoluto raggiungendo quella maturità tale che ti permette di mettere in crisi le umane consapevolezze. Lo stile si è spogliato del tratto sognante della prima parte per divenire crudo a tratti addirittura chirurgico ma nonostante il pregnante disincanto si sente che l’autrice ha fatto tesoro delle gioie e delle cadute del bagaglio esperienziale ponendo maggiore attenzione sulla sfera emotiva dell’altro attraverso una scrittura che ormai sa anche accogliere e abbracciare. La perfetta sintesi di questo cambiamento nel romanzo si evince attraverso il personaggio di Marion un’anziana vedova che con la sua ilarità e l’innata capacità di ascoltare regala attimi di pace commoventi al protagonista e ai lettori. Un confronto generazionale che si ritrova a dialogare usando il linguaggio del dolore che combatte con le nude armi di parole e ricordi la lacerante mancanza. Carlo ritrova l’istinto paterno con Giacomo e insieme sono due biciclette sbandate che per dirla con le parole di Bertoli hanno un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro. Quel rigoglioso futuro che è schermo di una riscoperta voglia d’amare che racchiusa in un moderno stilnovismo pone l’attenzione sull’importanza dei piccoli gesti. Una carezza nel vento capace di sopportare una cocente rivelazione. Un romanzo sulla difficoltà di ricomporsi, sui corpi rotti che ballano la complicata danza dell’equilibrio in cui non si può non cadere o non mostrare cedimento ma la vera vittoria di tutto questo è l’indulgenza verso gli altri, verso se stessi. Il perdonare e il perdonarsi vanno considerati come il più grande atto d’amore.

Conclusioni

Un romanzo sui ruoli sociali e le complesse relazioni che diventano il perfetto materiale per riflettere ed emozionare.

Voto

5/5

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