Una resa   dei   conti da Far  West: Il volto noir di Milano tra spari e lame. Massimo   Bertarelli e l’oscuro misticismo della vendetta

Quando s’immagina la vita e la morte come due linee parallele che mai s’incontreranno, si è davanti all’ennesima bugia costruita ad arte, farebbe comodo agli adulti ridiventar bambini e attutire la mancanza di qualcuno pensando che stia compiendo un viaggio in solitaria dalla meta irraggiungibile . Ḕ come quella sorta di fiaba sulla costruzione del mondo in cui un mago potente denominato Dio in sette giorni lo creò e trovò pure il tempo per riposarsi. Adesso una delle Sue creature lo sta distruggendo con guerre, abusi, perversioni e tanti altri atti peccaminosi e ingiusti e non lo ferma. Tra fede e fiducia si percorre la stessa linea sottile che intercorre fra la vita e la morte. Non si è nulla senza l’altra ed è come se ogni singolo viandante vagasse per calcolare la distanza tra le due mete pur sapendo che un giorno non troppo lontano la metà lo raggiungerà perché il misticismo del tutto è celato nella sua perenne ciclicità. L’unica verità autenticamente riconosciuta da una travagliata esperienza è che non può esserci fede in qualcosa di soprannaturale se si è persa la fiducia nel genere umano. Il primo omicidio cui si assiste inermi è l’uccisione del proprio spirito critico, ma non muore totalmente, una minima parte è sfuggita al soggiogamento degli ideali e rinasce dai meandri dell’anima, come scudo nelle intemperie . Ḕ più probabile, infatti, che vita e morte stiano bevendo il the nel loro giardino fiorito senza un non compleanno bensì festeggiando l’ennesimo tiro mancino travestito da ossessione, stupefacenti e arrivismo ai danni dell’uomo che giocando a dadi col destino recita il ruolo della vittima e del carnefice e cade inesorabile nella dolce rete dell’inganno. Quando si gioca al più furbo, non ci sono veri vincitori ma vividi perdenti e cosi è come diventare pesci squarciati nella torbida acqua del loro stesso sangue. Al commissariato Greco Turro è uno di quei giorni in cui l’esistenza è il fotogramma sbiadito di una giostra lenta e inesorabile. Poliziotte che picchiettano sulla tastiera dei computer riecheggiano la segretaria del video di The sunshine reggae e ogni battito è il chiaro segnale di un cuore in tumulto ma questa volta la voce dei Laid Back non invita a ballare né a immaginare oasi paradisiache ma ad attraversare gli insidiosi sentieri dell’inferno. Che ci sia un ferito al Parco Lambro o diversi cadaveri brutalmente uccisi cambia poco perché tutti loro fungono da strumento per mostrare al lettore tra spari e lame il volto noir di Milano. Per l’autore è come se la macchiata cartografia del capoluogo lombardo accogliesse i lettori nel ricordo degli Eagles, un cartello in cui si legge: Benvenuti all’Hotel California. Un ponte immaginario che lega America e Italia raccontando gli eccessi giovanili e degli adulti in un cupo e crudo cosmopolitismo. Alla regia di questi film a metà tra avanguardismo e classicismo si trova il vicequestore aggiunto Enrico Tombamasselli che ricorda lo Schiavone di Manzini ma meno spigoloso. Come Rocco è vedovo, parla e vede l’amata moglie, ha la stessa vena umoristica. Il Tomba è affetto da un disturbo neurologico e può contare sulla sua squadra i fidati Assi, Tricarico e Panizza con cui ha instaurato un legame paterno tra l’autoritario e il goliardico. I ruoli da comprimari sono ben equilibrati e questo crea una perfetta sinergia narrativa. I primi due libri possono essere considerati dei racconti lunghi (poiché sfiorano appena le duecento pagine) con il ritmo serrato e avvincente del romanzo. Lo stile asciutto e scorrevole ben si presta alla volontà dell’autore d’indagini spiccatamente lineari con un intricato intreccio narrativo che si annida in affascinanti e oscuri ramificazioni psicologiche. I libri sono scritti in prima persona e costituiscono un vero e proprio canovaccio collettivo per protagonisti e comprimari in cui attraverso gli ammalianti espedienti della finzione e lo stravolgimento dei ruoli si analizza con i toni di una grande sceneggiata tutta la teatralità del vivere e del morire. L’affiatato team si occupa di casi di cronaca, mettendo al centro le storie pubbliche e private degli attori coinvolti. Affari loschi e una cena di classe con duplice omicidio alla Biagini o come nella collaudata coppia Perissinotto D’Ettorre attuano una vera resa dei conti da Far West e mostrano al lettore quanto possa essere metodico ed efferato il volto della vendetta. L’autore però non dimentica d’inserire la parte emotiva ed empatica che in questo caso tocca a due personaggi magistralmente caratterizzati che sono Angela e Grazia. L’autore con estrema delicatezza tratta le sfumature del dolore. Le due donne sono utilizzate come uno schermo che filtra la sofferenza e la solitudine. Anime rattoppate che si riconoscono e si accettano, ricordando che senza dimenticare una sopravvivenza meno affannosa è possibile perché anche gli abeti privi di luci a dicembre possono risplendere in primavera .