Un’avventura per scoprire il colore della morte e dell’anima. Nicoletta  Bortolotti sposta il cemento della Storia .

foto di Claudio Moschin

Quando si è ragazzi, s’immagina che il mondo ci appartenga, come se fosse una grande immensa foresta rigogliosa e pericolosa da superare, uno stupendo gioco arcade per scoprire il proprio superpotere. Alberi che abbracciano e mutano pelle accogliendo il giovane nel mai dimenticato universo dei c’erano una volta. Alzando gli occhi al cielo però scoprire che si sta cospargendo di nubi che ne offuscano la bellezza. Quelle non sono stelle, lo sa, anche se non trova una spiegazione, ma sempre più spesso capita che la realtà superi l’immaginazione, come una lunga corsa senza vincitori né vinti ma solo vittime che sono rimaste indietro a causa della mutilazione dei corpi e la vividezza dei loro ricordi che come un martello pneumatico colpisce inesorabilmente le menti. Allora ci si chiede perché quel mondo così accogliente con il giovane che gioca tranquillamente ai videogiochi non possa abbracciare anche loro? Forse perché la loro storia è diversa e in questa sofferenza è nascosto il segreto del passaggio terreno. Certo che è proprio strana la Fortuna e avevano ragione gli antichi a chiamarla anche Destino ed è propria attraverso questa storia che si conosce più da vicino il suo vero volto. Ed ecco che quella foresta apre le braccia e disvela un fumo sospetto che sta per legare due cuori apparentemente lontani. Omar è un ragazzino normale studia il minimo indispensabile e passa il resto delle sue giornate a giocare con gli amici ai cavalieri oppure a leggere romanzi fantasy . anche se i genitori gli consigliano di leggere anche altro e l’unica concessione sono Stephen King. Lui non ha paura di It anzi il suo cuore è indomito come quello dei cavalieri che tanto ama. Omar tuttavia sta per toccare con mano la paura che apre solchi profondi e invalicabili. Un’estate per vivere, maturare, amare. Un’estate di cui nemmeno il padre ha le risposte perché questa volta non sa dove lo porterà questa corsa. I genitori di Omar hanno, infatti, aderito a un progetto di una’associazione umanitaria per aiutare i bambini colpiti dal disastro di Chernobyl. Ucraina e Russia sono soltanto punti piccolissimi e lontani nella mappa immagnifica di Omar. Ed ecco che dal nulla spunta Vassilissa, lei un passato l’ha ed è freddo come l’acqua del mare serve una coperta di stelle per non farla più tremare. L’autrice consegna ai lettori una storia che oggi ancor più di quando è stata pubblicata si rivela di estrema attualità. Una fiaba ambientalista sull’accoglienza, sul rispetto per ogni essere vivente indipendentemente dalla forma, affinchè radiazioni e inquinamento non contagino anche la sfera emotiva. Questa è la storia di una ragazzina e un cane che con un tocco si comprende senza bisogno di parole, perché chi ha vissuto almeno per una volta, la condizione di ultimo lo fa sempre. Chi è abituato a perdere nasconde in realtà nell’animo il valore intrinseco della vittoria perché conosce la complessa decodificazione del cuore e la diffonde agli altri. In questa storia tornano volpi e razzi in memoria di Saint – Exupèry. Ogni elemento ha, infatti, una sua personificazione e l’autrice scava nell’animo facendone acquisire una cruda consapevolezza. A mutare è anche lo stile della scrittrice, normalmente incisivo caldo e avvolgente qui è più asciutto, la parola arriva dritta senza metafora alcuna. La morte e l’anima hanno un colore? Bortolotti unendo Ucraina e Italia sposta il cemento della Storia e fa riemergere un disastro radioattivo poco conosciuto dalle nuove generazioni. La memoria non deve essere insabbiata. Per i protagonisti e i lettori, una magica avventura nel segno di London per ascoltare il richiamo di quella foresta dove persino i giganti appaiono meno egoisti e curando i propri dolori scoprire che dietro al buio c’è sempre almeno una lucciola .