Vite senza Gloria di Giacomo Cacciatore e Giuseppe Pizzo

Vite senza Gloria

Gloria è una professoressa di mezza età con una vita di provincia, senza amore, senza sogni, trascorsa a casa dei genitori. Con grande ingenuità e poche esperienze umane, la donna viene irretita da un ragazzino, Gabriele, poco più che ventenne, suo ex alunno, grande manipolatore, ambiguo e trasformista, che le fa credere di voler vivere con lei una magia sentimentale. La prima, per Gloria. Un “tempo delle mele” molto ritardato che le costerà il patrimonio e la vita. Vite senza Gloria è un romanzo-verità su un caso di cronaca, l’omicidio di Gloria Rosboch. Ma non solo: in questa storia c’è quella di troppe donne vittime delle “truffe romantiche”, dei femminicidi, dei delitti commessi da coppie di amanti assassini.

Introduzione

Quotidianamente sentiamo o leggiamo squarci di vita di persone derubate non solo dei propri averi ma anche delle identità spaccio di storie e falsità per raggiungere la cima del monte, l’agognato premio non è più un miraggio, banconote su banconote che hanno perso la consistenza numerica, ma sono semplicemente un accumulo di ricchezza sulla pelle degli altri che si frantuma come un cuore mangiato senza alcuna pietà. Non è più una metafora dantesca ma un essere umano privato del proprio domani. Il lavoro nobilita l’uomo è il fondamento democratico su cui si basa uno Stato ma perché impiegare tempo a cercare per non trovare a vedersi sbattere mille porte tutte uguali per una mancata idoneità per quel ruolo quando ci si può arricchire sulla fatica, il sudore e il sacrificio degli altri? Rifugiarsi nella quiete della propria camera per dare inizio alla tempesta che vedrà attuato il rovescio di Batman . Una metamorfosi del pipistrello per ristabilire un ordine mentale, un tornaconto personale anche della giustizia. Perché ci deve essere questa disuguaglianza? Muoversi furtivamente sfruttare la complicità del silenzio della notte per poi mimetizzarsi anche di giorno . Usare occhiali da sole per non far filtrare luce e confondersi nell’ombra tra la gente. Il ladro entra quando non c’è nessuno in casa è un po’ come la mafia uccide solo d’estate. Convinzioni utopistiche che misurano forza e sicurezza di un individuo. Al culmine del raggiungimento di una propria stabilità scatta la trappola, è in quel momento che paradossalmente si è più soli. Non esistono fasce d’individui più deboli, tutti siamo fragili di fronte all’affetto e non ci accorgiamo né del vero bene né dell’inganno . Ḕ una gara crudele in cui ci si confronta col grado di solitudine. Sembra quasi un paradosso che in questa società così arida affettivamente ne abbiamo sempre più fame e sete come acqua in un deserto. Ci si accorge della potenza del bene quando si perde o quando si analizza il proprio vuoto. C’è però anche chi ha conosciuto il bene in modo parziale e allora basta qualcuno che si mostri propenso all’ascolto del nostro dolore, quel più intimo che non conosce nessuno perché non gli abbiamo dato la combinazione della cassaforte del cuore. Lui anche se da lontano lo senti più vicino di chiunque, perché sembra comprenderlo, dice che è lo stesso demone che si porta dentro che lo tiene sveglio tutta la notte ma finalmente non è più solo e portare un peso in due rende leggera persino l’infelicità. Non hai mai provato altro quindi è facile confonderlo con l’amore. Labile quanto un ti amo scritto sulla schermata di una chat, ma a volte tanta basta per far scattare la trappola. Canticchiare il motivetto della canzone di Cenerentola e accorgersi che non c’è stato bisogno di recitare nessuna formula. Forse il destino per una volta ha voluto farti un regalo. Quando inizia a parlarti delle sue difficoltà economiche ti viene spontaneo tendere una mano e così dici sottovoce cosa sono i soldi rispetto a tutto quello che ti ha donato? Tu che hai avuto sempre un po’ paura di essere felice, lo sei tantissimo è il tuo momento di gloria e non pensi che mai che tutti quei progetti siano l’inquinamento della stessa aria che state respirando insieme. Non pensi mai, non mi sta truffando o raggirando come le donne e gli anziani che ho visto disperarsi in televisione. A me non capiterà. Eppure … Sei già dentro e la tua vita si trasforma in un articolo di cronaca nera. Scritto da altri recitato da altri e tu che saresti la protagonista nemmeno ci sei, nessuna legittima difesa delle tue intenzioni. Non puoi raccontare nulla, anche se volessi perché ti hanno tolto persino la voce .

Aneddoti personali

Per primo ho conosciuto Giuseppe, vedendolo tante volte in tv durante i servizi per Chi l’ha visto ma non avrei mai pensato che un giorno le nostre strade si sarebbero idealmente incrociate, anche se finora mediante il passaggio autore – lettore, questo magari potrebbe essere un giorno l’espediente per un abbraccio dal vivo. Quante volte ho visto delle dalie ma non avrei mai creduto che un giorno mi avrebbero fatto un dono prezioso come l’amicizia che mi lega a Giacomo e Raffaella. Questa recensione vuole essere un atto d’amore nei confronti degli autori, di ogni membro della casa editrice Leima che ringrazio per l’amicizia, la copia e il coraggio di aver pubblicato questa storia brutalmente vera. Questa recensione è anche una sfida per me. La lettura del testo è stata veloce ma mi ha completamente svuotato. Forse è questo che si prova quando ci si ritrova sbattuta in faccia la verità. Svuotamento, spaesamento chiamatelo come volete. Un libro che lascia rabbia e impotenza ma anche tanti doveri. Se gli autori hanno assolto il loro scrivendolo, quello di chi svolge la mia professione è di diffonderlo. In questo caso è un dovere morale perché in questo libro non c’è bellezza alcuna ma è ricco di esigenze e urgenze che si coniugano nel fermare questo tunnel che appare infinito. Vi ho parlato un pochino del bene che mi lega a tutti loro perché in questo mondo pieno di finzione, perbenismo sfruttamento e raggiri c’è ancora qualcosa di vero e sincero e non bisogna smettere di crederci.

Recensione

Come spiegare la potenza dell’amore? Un vorticoso sentimento che ammalia abbaglia e regala quella meraviglia e la risata fanciullesca che ti rifà accarezzare ancora una volta l’infanzia perduta, come fosse un album ingiallito dal tempo di cui non si riconoscono più nemmeno i colori perché sono rimaste solo velate sfumature. Ed ecco che l’infanzia continua e si trasforma in ingenuità, animo candido e fiducioso che osserva in silenzio ma si ricorda di sorridere sempre all’alba di un nuovo giorno. Nell’ incertezza del domani che spegne la collettività , mantieni accesa ancora accesa quella candela intrisa del tuo fiato dei mille sospiri , dei raggi della luna caldo abbraccio nella tempesta dei giorni . L’esistenza è un continuo ritornello che si ripete a cadenza regolare senza alcuna variazione ed è così che anche il mutamento più impercettibile è visto come un raggio di sole. Aggrapparsi alla preghiera per far allungare questa lunga notte come fece Giove, perché non è solo puro piacere è una passione viscerale cui non si vuole imporre un nome perché altrimenti non sarebbe più segreto. Non diresti che di questa costruzione d’amore “ ti resta un altare di sabbia in riva al mare “ “mentre brucia lenta questa sigaretta “ quasi come se fosse una canzone e poi ti porta via anche l’ultimo alito di vita. In questa grigia e triste malinconia le note creano un concerto solo per chi vuole ascoltare perché ogni canzone nasce dal dolore che si tramuta in parola squarciante levigatura di roccia e ricordi. Un palcoscenico vuoto come un letto di cui abbracci stretto il cuscino ma ecco spuntare da lontano i primi attori. Un uomo e una donna che con sommessa eleganza evitano le luci della ribalta, preferiscono la fila più defilata perché sono semplicemente due operai e tutto questo non fa parte della loro quotidianità. Il loro pensiero è rivolto a lei protagonista involontaria di un dramma comune, non si domandano più perché, perché tutto è stato scoperto e a loro non resta altro che immaginare lei seduta sulla comoda poltrona rossa che sorride. Avere una famiglia e vedersela strappare e niente può restare come prima, anche la monotona quotidianità diventa pura e sincera malinconia. In un posto lontano c’è l’uomo nero che non coglie le cose mai nella sua interezza perché la sua percezione è sempre stata distorta nel suo continuo sdoppiamento. La voracità di essere tanto e padrone del tutto ma accorgersi di stringere solo sogni che hanno il sapore di fugaci e amare illusioni. L’esistenza può subire una virata e continuare a essere il lucido regista del tuo film mentre gli attori scelti ripetono un copione già scritto mille volte ogni volta diverso ma dal finale sempre uguale tanto che dello specchio della verità è rimasta ormai soltanto una scheggia. Conficcato sulla pelle nuda non sai se uscirebbe il sangue tuo o di quelli che a causa tua hanno sofferto e allora schiavo della megalomania e dell’egocentrismo rendi moderno anche il narcisismo e sfrutti il fiume dell’inganno. Acqua torbida di una discarica, non c’è passato presente o futuro cui aggrapparsi mentre il corpo di lei vaga inesorabilmente e se potesse ritornare sussurrerebbe che “ la sua storia di donna si è fermata al primo capitolo “ Sembrerebbe di leggere un romanzo giallo, la vittima, il carnefice, il movente, l’indagine. Gli ingredienti ci sarebbero pure tutti peccato che spesso la vita superi ogni finzione. Se a ogni personaggio descritto qui sommariamente aggiungete caso Rosboch, il dettaglio fa ancora una volta la differenza. Perché i due autori raccontano un fatto di cronaca più oscuro della notte di cui si è scoperto tutto? Perché per loro è in questo caso l’espediente narrativo per far emergere un problema sociale di estrema attualità : I volti dell’ amore tra dominazione e sottomissione . Purtroppo c’è chi con lucida macchinazione sfrutta la sfera emotiva per scopi lucrosi. In questo caso anche se personaggi e finale si conoscono già è affascinante indagare con gli autori i seguiti psicologici dei vari protagonisti. Non è qualcosa che riguarda solo vittime carnefici e relativi parenti ma tutti noi. In qualsiasi momento possiamo ritrovarci nostro malgrado uno dei ruoli alle sponde del fiume e bisogna agire prima che sia troppo tardi. Nonostante lo stile adattato dagli autori sia asciutto e preciso, la loro scrittura è anche arricchente. Entrambi hanno la consapevolezza che per scuotere le coscienze bisogna riempire i vuoti ed è così che si soffermano sulla descrizione per dare voce al dolore e alla solitudine che Gloria aveva dentro sopita. Vittima e carnefice anche se assumono posizione opposte, almeno dal punto di visto narrativo sono figli della stessa matrice. Anime in cerca di quell’affetto che non hanno mai conosciuto. Si potrebbe obiettare che c’era quello vero o talvolta morboso dei genitori si sa che non basta. Siamo nati per amare e allora ci mettiamo alla continua ricerca ma ogni fermata è solo un palazzo di Atlante. Gloria rappresenta l’eterna sognatrice incapace di cogliere il male negli altri è l’incarnazione dell’affetto, ma di troppo amore si può purtroppo perire. Ne è talmente traboccante che affida il suo tesoro al lupo travestito da principe azzurro. Lui è incapace di dare amore non l’ha mai avuto spiegato come rapportarsi, la sua vita è una continua sospensione in cui si ragiona solo attraverso la mercificazione anche dei sentimenti ma si ritrova egli stesso prigioniero delle continue maschere. Nella duplicazione Gabriele perde la sua essenza, Gloria secondo lui deve morire non solo perché ha deciso così ma perché lei ha saputo cogliere aspetti che altri non hanno mai visto, questo lo turba, nei confronti di quella donna si sente in una posizione di svantaggio e non si può permettere debolezze, è abituato a controllare e dominare e affinchè tutto ritorni alla sua normalità l’elemento disturbante deve sparire. In questo duello atipico tra ragione e sentimento s’inserisce Roberto che dà alla storia una svolta omoerotica ma riesce a ritagliarsi solo il ruolo dell’automa sottomesso chi vive una solida storia d’amore ma che insegue i piaceri ammalianti della giovinezza. Inaspettatamente s’invertono i ruoli e lui si tramuta nell’incarnazione di un aspetto caro alla letteratura novecentesca l’uomo – macchina privato della volontà. La parabola esistenziale del né inferno né Paradiso ma restare in attesa che altri scelgano il tuo destino. Una storia brutale raccontata con rispetto, un’inchiesta narrativa sulle truffe, sulla solitudine e sull’inganno che ci ricorda che i c’era una volta sono uno strumento per sognare ma ogni fiaba ha elementi macabri e danno alla storia un altro finale.

Conclusioni

Un libro che induce i lettori a riflettere sul mondo di oggi, sulla cattiveria che dilaga. Una storia in cui ognuno può sentirsi protagonista .

Voto

5/5

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