Vivere e creare nei sotterranei dell’anima. Elvira  Seminara e il metamorfismo ribelle di Leonora   Carrington

Da ascrivere sulla pietra che nascere donna era e talvolta continua a essere una condanna.  Strumento sociopolitico che narra ancora     oggi la vita agonizzante della modernizzazione che si piega a una radicata tradizione che mostra tutta la sua arcaicità.  La brusca interruzione del divenire. I flussi del pensiero e dell’anima non c’è regola o regime che possa fermarli e così creano vortici sotterranei di neve e fango unendosi nella colonna   sonora del vivere e del creare di cui Leonora  Carrington è nuda e candida rappresentazione.  Il dilagante perbenismo dell’epoca si chiudeva nelle molteplici apparenze marchiando il diverso come il folle del villaggio, abitante di altro cosmo che non apparteneva a quella voce unificante che abbassava  la  testa sotto la sabbia e non   accettava il diniego. Ogni forma ribelle doveva essere spenta sul nascere peccato che con Leonora non era come fuoco e acqua, non c’era contatto che si perpetrasse nel tempo e nello spazio, almeno fino  a  quando lei stessa non vedeva che quell’essere non era poi così opposta a lei e lo eleggeva suo interlocutore. La sua sfida più grande era scoprire attraverso l’arte in ogni forma la consistenza della sua stessa esistenza.   Accettava l’essere donna perché non poteva essere altro, ma di quale secolo era figlia se si trovava in egual modo a riassumerli e negarli tutti nello stesso istante in cui tentavano di formarsi. Il tempo di Leonora   Carrington deve ancora venire perché assioma di libertà e trasfigurazione.  Raffigurante il Prometeo incatenato di occhi epoca e Ifigenia pronta da sacrificare per non far trasparire il male degli uomini.   Anche  se questo numeroso gruppo di schiavi forse non lo vedrebbe nemmeno perché con il loro sguardo accecato vagano ancora nell’oblio.  Il suo fluire invece è trasmigrante perché continua incessantemente a coniugare l’ombra e la luce nella sua altalena sensoriale ed emozionale.  Il corpo di donna col cuore di bimba è cullato da un magico dondolio che si tramuta in verso e tratto non snaturandosi mai perché una stessa voce può contenere milioni di sfumature.  Ed è per questo che il tratto di Carrington e Seminara si converge nella stessa direzione.    Le due dipingono un quadro perfetto tra mitologia e poesia tracciando un sentiero di evocazione artistico letterario che ammalia e stupisce.   L’ottimale ricostruzione   storica della società novecentesca si alterna a un lirismo realistico e allo  stesso  tempo immaginifico che fa nutrire il lettore di quel latte di sogni che a Leonora fece scoprire gioie e dolori della maternità. Passi sulla sabbia del tempo che diventano orme asciugate dalle lacrime del mare mentre l’autrice traccia pazientemente le tappe della geografia della scoperta. Quando ci si sente perennemente straniera in ogni terra, anche nella stessa pelle, allora il vagare può terminare solo quando si trova un angolo circa grande da poter chiamare casa. Lo spazio è una prospettiva ma il sentire una percezione che non lascia l’umano fino  a  quando non ha suonato l’ultima nota della melodia.   Inghilterra Francia – Messico tappe concrete che si perdono nel vento per quella sposa che non smisero mai d’amare e così  che ogni fermata traccia un climax di quel sentimento che qualcuno ha chiamato amore.  Quello totalizzante per Max perché con lui ha scoperto l’estro e i colori della sua anima, quello necessario a  causa  dei mutamenti storici per Renato e infine quello appagante per Chiki Lo anima della Carrington non si può né riassumere né contenere, essa trasuda e trabocca in ogni pagina. In questo racconto lungo è raccontata l’epopea di una donna, cui dolori e viaggi sembrano capitoli di un incantevole romanzo che ricorda che non c’è cosa più surreale del vivere stesso.  L’arte è la forma più ribelle e sovversiva è così che Leonora dorme e gioca ancora con tutti gli abitanti del sotterraneo occupanti del palcoscenico della sua fiaba, la cui morale sarà compresa solo quando alla sirenetta tramutata nella continuità del processo vitale in Figlia dell’aria, spunterà un nuovo magico sorriso .