I Malarazza di Ugo Barbara

I Malarazza

Castellammare del Golfo, 1860. Mentre Garibaldi si prepara a sbarcare in Sicilia, Antonio Montalto ha un’intuizione: cedere parte delle terre che hanno fatto la fortuna della sua famiglia – che da sempre produce olio e vino – in cambio di un piccolo veliero. Al paese intero pare un folle ma a lui non interessa; ha capito prima di tutti dove sta soffiando il vento del cambiamento e non può restare a guardare. Sa che se vuole realizzare le proprie ambizioni deve staccarsi dalla terra dei padri per guardare oltreoceano. Inizia così l’avventura dei Montalto che, tra l’arsura di Castellammare e il fragore di New York, incroceranno la grande Storia e daranno vita a un impero fondato sulle imprese visionarie di Antonio, ma soprattutto sulla caparbietà della moglie Rosaria, capace di gettare le basi per un progetto che travalica il loro tempo: la creazione di una banca americana con una presidente donna. Intorno a loro e ai sei figli, una schiera di figure memorabili, tra cui la giovane Bianca che, lasciata la sua esistenza siciliana per seguire la padrona Rosaria, si rifà una vita come speziale nella città americana. E Nicola, suo segreto amore, che scopre come i fantasmi possano inseguirlo anche di là dal mare. Con voce magistrale, Ugo Barbàra dà vita a una narrazione portentosa, cesellando in un ritmo incalzante una vicenda che ha in sé gli ingredienti di ogni grande romanzo: personaggi umanissimi, amori e destini da sovvertire.

Introduzione

Quanto è difficile regalare una speranza a un popolo che è stato da sempre educato alla naturale obbedienza. Cambiare tutto per non mutare nulla sembra uno slogan politico che si perde nel vento. Ogni movimento è gestito da quegli uomini che dialogano con la propria fatica si confondono con quella terra che lavorano e curano , come fosse un figlio ma che li risucchia fino allo stremo , macchiando il suolo di sangue innocente che dorme inerme esprimendo nell’ ultimo alito di vita una fiducia nel domani . Un silenzio infausto regna ancora una volta sovrano. Quel silenzio omertoso è destinato a infrangersi perché l’aria si tinge di nuove ammalianti parole come rivendicazione, unità e libertà regalando forse per la prima volta una linfa rinvigorita ai sogni. Un romanzo sull’ardua trasformazione di un sogno in ideale e poi in concreta realtà in un climax d’emozioni avvincenti e incandescenti che mostrano con incantevole realismo un ritratto umano che colpisce per acutezza e sincerità perché descrive con folgorante lucidità l’essere umano fra trasformazioni innovazioni e caducità. Una partita con nemici invisibili spesso introspettivi mentre il destino prepara le sue mosse in attesa dello scontro finale in un fatalismo inesorabile .

Aneddoti personali

Ho visto questo libro a fine agosto per le uscite del mese successivo, lo segnai colpito dalla copertina e dalla trama perché amo le saghe familiari. Non credevo che lo avrei letto in tempi brevi ma la mia cara amica libraia Maria Pia ha piacevolmente modificato i miei piani. Ringrazio la casa editrice per avermi mandato celermente la copia. Dovete sapere che nella mia città si è tenuta la prima presentazione del tour siciliano de I Malarazza. Non credevo di riuscire a terminarlo in tempo ma ci tenevo a dare man forte alle care Sara ed Elide che avrebbero accompagnato l’autore e gli spettatori in questo viaggio. Grazie alla scorrevolezza del testo sono riuscito nel mio intento. Con i Malarazza ho avuto un rapporto altalenante. Il problema principale è che non sono riuscito a creare un’empatia col protagonista maschile e non vi nascondo che gli ho augurato più di una volta un bel funerale. Per fortuna ho amato altri personaggi di cui sarò felice di parlarvi. Durante la presentazione ieri è emerso un argomento spinoso con cui concordo a metà e che riguarda inevitabilmente i Leoni di Sicilia. Pur essendo tra i pochi a non aver amato la saga devo riconoscere che quest’operazione è stata funzionale perché ha dato nuova forza alla saga familiare siciliana. Questo ha portato lustro e visibilità alle città coinvolte e all’autrice che umanamente lo merita ma per alcuni autori che hanno voluto cimentarsi su questa scia, è stato un danno. Si è creato un processo di omologazione che non si ferma e questo causa l’uccisione della vera voce dell’autore e le storie si somigliano tutte. Con Ugo però si è davanti ad un cavallo di razza, un autore navigato che è riuscito a discostarsi dal moderno capostipite facendo emergere il suo tratto distintivo che lo rende riconoscibile all’interno del vasto panorama letterario. La cosa che ho amato di più è la sua attitudine. Anche solo leggendo si percepisce una predisposizione allo studio matto e disperatissimo che apprezzo e tante altri aspetti che scoprirete leggendo la recensione L’essere giornalista per lui all’interno di queste pagine si è rivelata un’arma a doppio taglio. L’ha aiutato per l’accuratezza e la precisione storica ma l’ha limitato nella parte narrativa. Credendo fortemente nelle sue enormi capacità e sapendo che è anche sceneggiatore mi permetto umilmente di consigliargli perché questo è il primo di una trilogia nei prossimi di far emergere più questa parte aumentando i dialoghi. In questo libro ci sono avvenimenti della vita dei personaggi che potevano essere resi diversamente alcuni, restano ingabbiati nella trappola del resoconto o articolo giornalistico appunto. Nella sfortuna che come vedrete avvolge i Malarazza io sono stato fortunato perché grazie a questo libro ho conosciuto Ugo che è un vero e proprio dono. Un’anima bella di una rara e profonda sensibilità che in questo mese di conoscenza mi ha fatto sentire subito a casa. Mandando un abbraccio a lui e alla sua straordinaria e dolcissima mamma, mi auguro un giorno di poter conoscere il resto della famiglia con la consapevolezza mio amico che insieme andremo lontano .

Recensione

Il cielo è la perfetta traslazione dell’animo è lo sguardo dell’osservatore a tingerlo con una sfumatura di colore perché può piovere, anche se fuori c’è il sole e non sempre dopo la pioggia splende l’arcobaleno soprattutto se il cuore è intrappolato tra sterpi di dolore e rovi d’ombra. La prospettiva interiore intrisa di cicatrici e sogni non accetta risposte ma modella tutto trasformando l’incertezza in possibilità ma svolgendo un vero e proprio salto nei meandri dell’ignoto. Quando l’uomo si orienta in un buio più scuro della notte, può riconoscere la luce solo allora può sfruttare quello spiraglio per tracciare una scia. Può essere questo uno dei motti del visionario Antonio Montalto patriarca di uno dei nuclei familiari protagonisti. Attraversando la fossa dei misteri e delle vendette tutti i personaggi sono caratterizzati dall’avere un verso di Bertoli inciso sulla pelle come fosse un esergo. Tuffandosi in questo impetuoso mare non è detto che a questi guerrieri senza spada un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro basti per salvarsi soprattutto se i nemici sono introspettivi. Questo, infatti, è un romanzo che lega a doppio filo ambizione e colpa, un legame che nessun intervento umano ma solo il destino può interrompere. Che cosa spinse Prometeo a rubare il fuoco agli dei? Ad ogni azione consegue inevitabilmente una punizione . Un romanzo su cosa può accadere agli uomini in preda alla bramosia del possesso che desiderano, non sapendo apprezzare il calore della propria caverna. In quest’avvincente saga familiare l’autore analizza l’ala nera del progresso intrecciandolo con i segnali carnalmente mistici della maledizione. Nonostante i riferimenti verghiani nel titolo e nelle pagine, come l’abbandono della casa e la barca incendiata e affondata , i Malarazza si presenta come un moderno ciclo dei vinti . L’autore indaga abilmente l’ombra del successo, sapendo che ogni trionfo cela al suo interno un retrogusto amaro. Il libro è costituito da capitoli di varia lunghezza che si caratterizzano per uno stile scorrevole e accattivante. Lo stile si arricchisce della scelta di alternare e spesso mischiare italiano e dialetto nella prosa. La medesima scelta si rivela azzeccata invece nei dialoghi perché questo permette al lettore di attribuire una stratificazione sociale al personaggio. Si è davanti ad un romanzo storico magistralmente articolato, a ogni pagina si respira l’amore che l’autore ha per la storia e la cura e la dedizione nel narrare eventi realmente accaduti con precisione e accuratezza. In questo romanzo c’è due grandi madri Sicilia e America ognuno descritta tra similitudini e differenze con pennellate talvolta poetiche che ne tracciano una fedele e autentica rappresentazione. Le accomuna la sfida che lancia ai personaggi come fossero figli. Chi di loro riuscirà a fruttare le lacrime di Cerere comprendendo pienamente il linguaggio della rinuncia? Nello spartiacque che oppone e unisce moti rivoluzionari e guerra di secessione Rosaria Battaglia è la perfetta incarnazione delle due anime che abbracciano il romanzo. Una gatta con l’anima di una tigre, ferita nell’orgoglio e limitata da un maschilismo predominante, combatte, graffia e travolge ogni schema. Lascia Castellamare, si trasferisce a New York per seguire il sogno del marito ma è la sua personalità che salva l’intera baracca. Mostra agli uomini che con una personalità pragmatica si può compiere una rivoluzione. La carità è il volto del progresso. Apre una banca per aiutare gli italiani che emigravano in America per costruirsi un nuovo domani. A casa dell’azione meccanica dell’autore di scrivere sempre Antonio Montalto e Rosaria Battaglia si potrebbe erroneamente pensare che i due coniugi siano in contrapposizione. Hanno due caratteri differenti ma non è così.La vera opposizione a Rosaria è Vinzia Rizzo. La moglie di Vincenzo il fattore della Montalto è una madre anaffettiva. La magrezza corporea combacia con l’aridezza del suo cuore perennemente in tumulto. Con la sua asprezza descrive perfettamente l’oscurità e l’arretratezza della Sicilia. Vincenzo invece è paradossalmente l’opposto di Antonio, il suo “padrone “. Amministra con parsimonia e dedizione le terre e i beni dei Montalto rispetto al signore ha un animo traboccante d’amore. Insegue Vinzia invano rivolge l’affetto verso il lavoro e il figlio Ignazio. Conosce rispetto ad Antonio il linguaggio dell’attesa e la vita ripagherà i sacrifici in modo inaspettato. Un altro degli argomenti trattati all’interno del libro è il delicato rapporto che intercorre tra carnalità e bestialità. Antonio e Vinzia sono affini, entrambi estroversi sfruttano la loro fascinazione mistica per incantare gli altri ma dialogando col proprio corpo intrecciano le rispettive nudità, si riconoscono ma incapaci d’amare restano prigionieri della loro solitudine. Ci sono poi Nicola Scudera e Rocco Trupiano. Per entrambi questo è un rocambolesco romanzo di formazione. Fuggono dalla Sicilia arrivano in America senza mezzi né istruzione e tra i vicoli bui e malfamati dovrà trovare un modo per non soccombere. Esistono diversi modi per uccidere ma il rigore militare e la guerra insegneranno loro il più atroce. Da bambini diversamente ribelli e selvaggi diventeranno uomini alla scoperta di una nuova umanità. Intorno a questi protagonisti si traccia un corollario di personaggi minori sempre magnificamente descritti tra quelli degni di nota, ci sono Bianca e lo speziale Sanfilippo. Bianca è una giovane che conoscere il potere occulto delle erbe, sa che la bellezza è un’eterna condanna e per questo nonostante la sua apparente fragilità sarà costretta a seppellire nel cuore e nella memoria un segreto che se svelato muterebbe inevitabilmente il destino di tutti. Sanfilippo è uno speziale solitario ma molto corteggiato per Bianca e Rosaria sarà un fidato socio e consigliere. Un personaggio che colpisce per la profonda empatia e la spiccata e commovente saggezza. Una lunga epopea famigliare, una traversata emotiva tra sogni vendette e caducità mentre nella quiete della sera spicchi di luna emettono un grido di rabbia nella marchiatura dell’inquietudine della nuova terra promessa

Conclusioni

Una nuova appassionante saga famigliare, un autore indimenticabile che sono sicuro non faticherà ad amare .

Voto

4/5

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