Il segreto del tenente Giardina di Giovanni Grasso

Il segreto del tenente Giardina

Luce Di Giovanni è una giovane donna decisa, intraprendente, architetta in un importante studio di Parigi, che si è fatta da sé dopo un’adolescenza travagliata. Marco Grillo è un giornalista solitario, un po’ eccentrico, dotato di grande ironia, che vive a Roma, circondato e ossessionato dai ricordi di famiglia. Due anime inquiete destinate, come le rette parallele, a non incontrarsi mai. Ma quando Luce torna in Italia, nel paese d’origine alle porte di Roma, per partecipare ai funerali dell’amata nonna Antonietta, incrocia l’esistenza rassegnata di Marco. La nonna, infatti, prima di morire, le ha affidato un compito: scoprire il luogo di sepoltura di suo padre, il fante Antonio Crespi, dato per morto nel 1916 sulle Dolomiti durante l’infuriare dei combattimenti contro gli austriaci. Le prime ricerche d’archivio non danno alcun esito. L’unico indizio è una lettera del tenente Gaetano Giardina, comandante di compagnia di Crespi, che ne annuncia alla famiglia la morte “da eroe”. Grazie alla sua ostinazione, Luce riesce a sapere che l’unico discendente in vita del tenente è proprio Marco Grillo. Rintraccia il giornalista, che le mette a disposizione il diario di guerra di suo nonno. Ma alcune pagine, quelle decisive, sono misteriosamente scomparse. Solo un viaggio in Sicilia, presso l’antica casa dei Grillo, riuscirà a penetrare la fitta nebbia che circonda la fine del soldato Crespi. E svelerà a Marco un angosciante, intimo segreto che grava sulla sua famiglia. Il passato che riaffiora, ricco di colpi di scena, costringerà Luce e Marco a fare i conti con il presente e a interrogarsi su un nuovo, possibile, futuro.

Introduzione

Chi sono non lo so più perché una parte di me è andata irrimediabilmente perduta con loro. Non sono più sano ma rotto per sempre. Che poi questo per sempre spero duri il meno possibile perché ha il sapore di una condanna. A questo punto avrei cominciato anch’io a ridere, un fragoroso suono che avrebbe preso via via sonorità sempre più amare e fatto compagnia alla sepoltura delle lacrime. Caro parente o lettore estraneo che leggerai ti sembrerà assurdo ma trovare una sepoltura per le proprie lacrime è uno dei lussi più grandi. Ti svelo una cosa da quel momento non riesco più a piangere. Mi sento precipitato in un vuoto profondo e solitario in cui è agonizzante non solo il corpo ma anche il mio dolore. Quando si scava la terra, si possono trovare reperti archeologici, oggetti che ritraggono e raccontano un’epoca che fu. In qualche modo lo sono anch’io ma con un altro nome perché di quell’uomo non è rimasto altro che il suo relitto. Cammino sul suolo o sulle spiagge della mia Sicilia e il mio passo non lascia nemmeno un’orma perché è diventato simile a quello dei fantasmi, proprio nel momento in cui questi ultimi si tramutano in demoni e m’inghiottiscono nella folgore delle ombre. Non c’è un ruolo definito. Chi è la vittima e chi il carnefice? Mentre questa domanda aleggia, indisturbata nell’aria improvvisamente tetra d’agosto mi sovvengono le parole scritte e quelle taciute si mischiano in un gioco di specchi inesorabile. Farti scoprire l’origine del mio peccato, mi fa sentire nudo davanti a te e se potessi, pregherei credimi ma non mi è concesso semplicemente perché non sono lui. La vita mio caro è una fiera imprevedibile, una bestia imprendibile che si beffa dell’infinità piccolezza dell’uomo e lo inchioda alla precarietà del suo personale inferno. Quanti padri mariti e figli hanno visto morire questi poveri occhi! Mentre assistevano, inermi alla vastità della morte mi continuavo a domandare se una lettera di cordoglio potesse bastare a quelle madri, mogli e figlie dall’altra parte del perduto orizzonte. Non fare mancare l’affetto nel teatro delle rovine è questa la vera sfida. Uno sparo interrompe la quiete e mi fa capire che è arrivato il momento dei saluti riportandomi nel frastuono del caos.
Adesso che sto per volare,
solo una cosa mi posso augurare.
Ti sembrerà con questa storia di mano toccare.
e improvvisamente provare
un’umana indulgenza.
Non m’importa del resto
solo che tutto questo
serva per farti comprendere anche l’ultimo gesto.

Di un uomo che in vita fu
Il tenente Gaetano Giardina

Aneddoti personali

Ho conosciuto questo stupendo romanzo leggendo il programma del Salone del libro, ho scambiato qualche battuta con Cristina Cassar Scalia che lo avrebbe presentato dì lì a poco, ma già mi aveva catturato, ringrazio anche lei perché oggi mi ritrovo a confermare le sue parole entusiastiche e lo diffonderò come merita perché sia Giovanni sia Titino hanno trovato un amico in più. Ho potuto parlarne anche con la mia amica Maria Rosaria L. che ha avuto modo d’incontrare l’autore quest’estate e finito il libro, posso dire che provo un pizzico di benevola invidia. Voglio altresì ringraziare il mio amico Giovanni L. G. perché l’ho acquistato col suo buono in occasione del mio compleanno e la libraia Cinzia di Prospero che me l’ha trovato. Non potevo fare un acquisto migliore credetemi. Che mi sarebbe piaciuto ne ero sicuro ma non credevo così. Sono stato travolto non solo dalla storia ma soprattutto dalla scrittura e dalla straordinaria capacità dell’autore di utilizzare registri e toni linguistici diversi mantenendo alta l’attenzione del lettore. Mi auguro di incontrare Giovanni al più presto per abbracciarlo e ringraziarlo per tutto le emozioni che ha saputo donarmi.

Recensione

È impossibile costruire il proprio futuro senza conoscere il passato. Quando la luce delle stelle e della terra si spengono nello stesso momento il cielo, si tinge di un buio più oscuro della notte. Non c’è bisogno dei cerchi danteschi per conoscere il volto dell’inferno. L’autore ne offre un ritratto atroce agghiacciante ma profondamente realistico nella sua limpidezza . La tempesta dei cuori in tumulto, corpi mutilati menti confuse nel conteggio della perdita mentre dell’anima non resta altro che uno squarcio di terra desolata. Viandanti che vagano per attraversare la loro rovinosa odissea che li conduce verso un’inevitabile distruzione. Un romanzo in cui il fuoco è un’incandescente scia che separa e abbraccia sia l’amico sia il nemico. Pelle contro pelle unite da un fatale destino in un valzer di corpi nell’inesorabile marchio della guerra. Condivide un po’ quel buio Luce che dopo anni cerca faticosamente di dare un tocco di colore alla sua esistenza, un lavoro appagante, una relazione stabile, il fotogramma perfetto dell’apparenza. Apparire agli altri organizzata, affinchè nessuno noti la sfumatura della sua solitudine che da sempre è sua fedele compagna. Nessuna montagna è invalicabile soprattutto quella delle emozioni. La sua inizia a scricchiolare con la morte dell’amata nonna Antonietta. Non è il tempo di piangere bensì quello di scoprire, perché la nonna le ha lasciato un compito quello di portare un fiore nel luogo in cui è sepolto il suo bisnonno. Dove si trovi questo fantomatico luogo di morte, è un mistero. Antonio Crespi per Luce potrebbe essere l’eroe fatiscente di un romanzo. Le ultime notizie sono datate agosto 1916. L’unica prova una lettera firmata tenente Gaetano Giardina . Ḕ da lì che la giovane inizia la sua avvincente ricerca. Questa via la legherà all’ultimo discendente della famiglia Giardina. Marco è un affascinante giornalista che ama scrivere e scovare notizie ma rimanda sempre il confronto con se stesso. Che cosa nasconde dietro la sua loquacità e socievolezza? Il viaggio alla riscoperta del sé ha una meta precisa: la Sicilia. La terra in cui nella concezione pirandelliana le maschere sono destinate a cadere. Nella realtà e nella finzione di questo rocambolesco e speciale metatreatro non resta altro che fa dialogare per una volta la personale consapevolezza delle fragilità. L’autore compie una magistrale analisi psicologica di tutti i personaggi. I protagonisti sono uomini e donne a metà sospesi nel tempo che solo il filo della memoria può ricucire, tuttavia l’ago del dolore è pronto a pungere ancora una volta. Il romanzo è costituito da capitoli brevi scritti con uno stile fluido scorrevole e accattivante. L’autore riesce abilmente a intrecciare italiano e dialetto e anche a non far pesare al lettore il cambio linguistico formale e di tono. La forma romanzata ha uno stile avvolgente analitico e in particolare nella costruzione dei dialoghi sembra di leggere una vera e propria sceneggiatura. La parte epistolare invece si caratterizza per uno stile puntuale volutamente asciutto e scarno. A Caltanissetta il lettore avrà modo di approfondire la conoscenza di Maridda un’amabile vecchietta con una memoria labile ma nei momenti di lucidità rivela dolorosi e inaspettati segreti. L’aspetto che maggiormente emoziona è la profonda delicatezza con cui l’autore tratta, le malattie mentali, l’infanzia rubata e l’abbandono. Che cosa accade quando l’uomo e lo Stato si erigono a deus ex machina? Un romanzo che lega a doppio filo coraggio, onestà e lealtà mentre un soldato che ritorna a casa capisce che Samarcanda non è poi così lontana e c’è una cosa che gli fa più paura dell’appuntamento posticipato con la morte: il peso dei propri fantasmi. Ha Gaetano Giardina una vera colpa ? Si può chiamare tale? Riuscirà Marco a placare il suo bisogno di risposte e Luce a riappacificarsi con il mondo maschile smettendo di imbattersi in relazioni sbagliate che non le fanno trovare un fidanzato bensì un uomo capace di colmare apparentemente le mancanze paterne ? Un romanzo di abusi, violenze soprusi e dolori in cui due giovani anime rotte devono andare oltre la guerra per salvaguardare l’onore delle famiglie tracciando una nuova rotta della geografia del cuore, con un vento di ribellione e indulgenza che sappia anche perdonare

Conclusioni

Un romanzo potente, una dolorosa pagina storica, una storia indimenticabile capace di far emozionare .

Voto

5/5

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