Recensione in anteprima : La guerra non torna di notte di Vincenza Alfano

La guerra non torna di notte

La vita di Cenzina è tracciata fin da ragazzina: cresciuta da uno zio ricco che trova per lei un buon partito, sarà moglie e madre nella Napoli borghese. Ma a deviarne continuamente la traiettoria c’è l’inquietudine che la percorre a causa della ferita mai rimarginata dell’abbandono materno, che diluisce le piccole felicità quotidiane in troppi ricordi, troppe domande. E a stravolgerla del tutto, poi, arriva la guerra. Suo marito Pasquale sembra avere tutte le risposte:si tratta di prendere le parti dei più forti, i fascisti, e poi di sopravvivere indenni al conflitto. Nonostante la contrarietà di Cenzina, trasferisce la famiglia in una casa più sicura, davanti al mare, quando, nell’estate del 1943, la città trema sotto i terribili bombardamenti angloamericani e il pericolo si avvicina. Ed è qui che il destino li raggiunge sotto forma di due giovani aviatori polacchi, ebrei, precipitati con l’aereo. Cosa fare? Consegnarli ai nazisti ormai padroni di Napoli, o nasconderli negli scantinati del palazzo? Stavolta, le certezze di Pasquale vacillano e l’intero stabile, dal portiere Pietro con la moglie Addolorata agli inquilini, è coinvolto in una scelta difficile: condannare due vite o rischiarle tutte? Nel fuoco di questo dilemma, Cenzina forgerà una scelta capace di curare le sue ferite e aprire alla possibilità di un futuro. In questo romanzo incalzante, che culmina sulle barricate delle Quattro Giornate di Napoli del settembre 1943, quando la città insorse contro i nazisti, Vincenza Alfano ritrova una vicenda vera della sua famiglia e la restituisce come narrazione avvincente, salvando per il futuro le voci, i gesti, i protagonisti di una pagina importante della nostra storia.

Introduzione

In quanti modi si può dimostrare l’amore? Questa è una delle tante domande che attanagliano la scrittrice mentre cerca di riordinare il flusso di ricordi e di emozioni . Come se si potesse davvero fare una cosa del genere. Sembra assurdo e forse un po’ lo è semplicemente perché quei cassetti non si ritrovano mai come si sono lasciati l’ultima volta. Si è subito un furto oppure gli oggetti si muovono nel loro segreto animismo affinchè la loro storia non si fermi al primo capitolo. Si comprende che i ricordi non hanno un lucchetto, perché non sono mai sinonimo di prigionia bensì di libertà Essi, sono, infatti, la forma più intima e pura del pensiero, genuini come le risate dei bambini perché privi di orpelli contorti, confluiscono nel comodo letto di un fiume come una canzone, un grido impossibile da arginare. Come fossero rocce le parole, si forgiano sulla carta perché un singolo frammento anche se vissuto non sia mai totalmente sbiadito e possa continuare a donare a ogni generazione la sua vivida testimonianza.

Aneddoti personali

Sono convinto che le anime affini anche tra amici si continuino a cercare fino a quando non si trovano . Ḕ quello che è successo a me con Enza. Per il momento ci conosciamo solo virtualmente ma spero che grazie a questo bellissimo libro, possa avvenire l’incontro. Dopo un periodo di scrutamento anche se ci separavano chilometri e schermi, hanno entrambi deciso di creare un rapporto. Si può dire che la nostra amicizia sia nata sotto il segno della mitologia e della buona stella di Marilù Oliva. Chi lo avrebbe mai detto che dopo anni la mia amica Enza avrebbe pubblicato con la stessa casa editrice? Eravamo in periodo pandemico ed io non facevo altro che leggere, mangiare e seguire dirette. In una di queste della libreria Iocisto Enza e Francy presentavano i romanzi della suddetta scrittrice. La bravura di Francesca e Marilù mi era già nota rimasi incantato ad ascoltare Enza. Abbiamo scoperto di amare i libri allo stesso modo in particolare le belle storie e abbiamo anche una grande passione musicale che è Mina. Le eroine mitologiche non sono per niente un caso, perché il loro coraggio si respira in queste commoventi pagine di vita. Sono felicissimo di recensire il romanzo primo perché mi ha toccato il cuore e poi perché rappresenta anche la nuova sfida del progetto culturale Via Cadore 33 e quest’avventura con Solferino vede in prima linea un pezzo importante di famiglia che è Teresa Martini. Non poteva ricominciare in modo migliore. Un romanzo speciale ed emozionante anche per me che non può vantare questo rapporto magico con i nonni per vicissitudini familiari, ideologiche e divergenze caratteriali. Nonostante queste mie inevitabili mancanze sono state una lettura che mi ha catturato dalla prima all’ultima pagina e quando si termina resta un’irrefrenabile voglia di raccontarlo e condividerlo. Con la speranza nel cuore di abbracciare Enza al più presto, auguro a lei e Cenzina un luminoso cammino.
Recensione

Recensione

Brucia lenta quella sigaretta mentre tra i sobbalzi del cuore in preda ad un vero e proprio terremoto emotivo ci si continua a chiedere ininterrottamente se tra i mille colori di Napoli siano celati da qualche parte anche quelli del buio. Una nonna e una nipote si osservano e dialogano nella vastità di un orizzonte che attraversa le epoche ed è intriso di profondissimi silenzi e parole perdute. Come trasformare quest’ultime nel più grande dei tesori? Con il potere salvifico delle storie che aiutano ad affrontare serenamente la notte . Perché quello che dovrebbe essere il momento del riposo è anche quello in cui si abbassano le difese e il turbinio delle paure prende il sopravvento. L’anima non può soccombere mai ed è per questo che Cenzina si premura sempre che la nipote abbia una coperta di fantasia dove potersi fermare a sognare un mondo diverso. Le sue membra non devono tremare, proprio perché lei ha conosciuto da vicino il volto della paura e si è prodigata affinchè ai suoi affetti non accada mai. Come una moderna Sherazade inizia a raccontare, infondendo il coraggio di resistere. Un nemico può togliere tutto tranne la speranza di vedere la fine dell’ennesima battaglia. L’autrice dona ai lettori queste memorie famigliari tratteggiando la nonna come una commovente guerriera della notte. L’estenuante lotta di una foglia d’autunno che non permette che le sia rubato anche il suo bagliore di creature vivente. Un personaggio che incarna le piccoli grandi donne Alcottiane . Come Beth suona delicatamente Cenzina, mani febbrili d’incertezza in un turbinio d’inquietudine mentre il vorace destino azzanna l’ultimo brandello di sogno rimasto. Una bimba in un gioco d’adulta cullata dal mistico tepore delle visioni. Un fuoco amico che arde incessantemente nel suo cuore come fosse un segnale divino. Lei che ha imparato sulla sua pelle che non possono esistere anime rattoppate ma solo lacerate che sopravvivono con la delicata arte del silenzio, consegnando a lui e alla preghiera come fosse una liturgia il proprio domani. Quella che sembrerebbe una delicata sottomissione è in realtà una rovente ribellione perché quando queste persone combattono, non si limitano a fare del semplice rumore. Questo è un romanzo sugli strappi di cui la vita si beffa poiché non li ripara mai. Cenzina si forgia d’ogni abbandono in un climax emozionale disarmante. Un testo che analizza magistralmente impotenza e imperfezione di relazioni umane spesse non volute indagando sul rapporto sbilanciato che intercorre tra lasciare e portare. Non si può costringere ad amare quando non ci si sente nemmeno più all’altezza di restare accanto. La scelta implica sempre un folle coraggio anche quando decide di accettare il matrimonio combinato con il pasticcere Pasquale sperando un giorno di dare a quel dolce inaspettato un altro sapore e creare finalmente nonostante soprattutto lo zio abbia inevitabilmente fatto del suo meglio, quel ritratto di famiglia che a lungo le è stato negato. Ecco però che il cielo ridente di Napoli muta e diventa plumbeo e poi rosso. L’aria s’impregna dell’odor delle bombe, un presagio nefasto di sacrificio vitale. Così l’autrice ripercorre gli anni del secondo conflitto mondiale regalando ai lettori un accurato affresco soprattutto delle quattro giornate di Napoli, dando anche come Ardone spazio a un personaggio di rilievo della storia locale ovvero Maddalena Criscuolo . Il libro non è solo una toccante saga famigliare ma anche un’analisi sulle sfumature del termine straniero. Non c’è infatti cosa peggiore che far sentire un cittadino , straniero nella proprio città , è proprio quando un animale si sente braccato che comincia ad utilizzare la forza della disperazione . I napoletani cacciano gli invasori tedeschi scrivendo una pagina di storia di sommossa popolare. Un romanzo che si svolge come quello di Guerri all’interno di un condominio, in cui tra la semplicità di Pietro, le sortite dell’avvocato Scognamiglio e il commovente senso del dovere di Addolorata si nasconde un pericoloso segreto. Questo tipo di ambientazione permette altresì di soffermarsi sulla qualità delle relazioni che intercorrono tra i vari membri, è qui che Cenzina scopre il vero lusso dando al fiore della resistenza finalmente una casa. Un romanzo coinvolgente poiché l’autrice riesce a narrare tutto come fosse una fiaba che arricchisce con pennellate poetiche di rara bellezza. Un inno al coraggio delle donne di trasformare rabbia e dolore in forza. Un romanzo in cui l’amore non è solo un sentimento, ma è soprattutto un atto e in cui le labbra ritrovando la voce sembrano baciarsi dopo tanto tempo pronunciando quella parola.

Conclusioni

Un romanzo storico che racconta accuratamente una sanguinosa pagina di storia italiana, narrata con uno stile capace di toccare le corde più segrete del cuore .

Voto

5/5

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