La cantadora di Vanni Lai

La cantadora

Sulle strade polverose della Sardegna di inizio Novecento, un calesse viaggia da un paese all’altro, di festa in festa. Lo guida una vedova armata di pistola, dalla strana personalità «di fattucchiera e di dea». La Cantadora – così la chiamano – è una stella oscura, l’unica donna in grado di sfidare gli uomini nelle gare a chitarra, esibizioni che durano fino a tarda notte e in cui i cantori, per un piatto di minestra e qualche bicchiere di vino, si alternano sopra palcoscenici fatti di tavolacci davanti a piazze gremite e bercianti. Ma Candida Mara – questo il suo vero nome – possiede il dono di piegare la volontà altrui grazie alla sua voce. Attaccabrighe, adorata e detestata, Candida Mara fu la prima donna del canto a chitarra, capace di opporsi con le sue scelte di vita a una società maschilista e retriva. Affascinante ma cancellata dalla memoria per ignoranza e vergogna, ancora oggi è una figura circondata dal mistero. A mettersi sulle sue tracce, tra l’omertà degli anziani e i depistaggi di strani musicologi, è uno scrittore fallito e appassionato di western. Nella ricerca lo aiuteranno la giovane Aleni e un grammofono d’oro che sembra custodire vecchie storie sepolte.

Introduzione

Un ritratto salvato dalle fiamme della dimenticanza, una luce oltre il buio della caverna, dando alla conoscenza quel profumo di leggenda che sembra far sognare nei vorticosi meandri della memoria. Mentre l’incantesimo della sirena si frastaglia ancora una volta tra i cuori di pietra e parole intrise di rabbia e pregiudizio, una casa fatiscente in cui l’amore non può germogliare ed è per questo che la donna sirena decide di ritornare lì dove tutto è cominciato per ricostruire la verità sconvolgente, celata nella sua misteriosa esistenza. Un nuovo duello tra luce e ombre alla ricerca di un componimento che faccia riabbracciare la perduta poeticità a due donne indissolubilmente legate dal filo del destino.

Aneddoti personali

Che questo fosse un libro particolare lo capì fin dalla prima volta che vide la copertina e letta la sinossi, ma non si apprenda la magia fino a quando non si entra pienamente in contatto con la scrittura di Vanni che è riuscito a donarci qualcosa di veramente prezioso sapientemente intrecciato tra due generi letterari ma senza dimenticare di raccontarci della sua anima sognatrice. Sono molto emozionato non solo per la potenza evocativa ed emozionale della storia ma perché questa è la prima recensione che scrivo sui romanzi della casa editrice Minimum Fax. Li ho sempre visti con profonda ammirazione, seguendoli da lontano e acquistando cosa sentivo più vicino alla mia persona. In preda all’emozione dell’ennesima ottima recensione del mio amico e collega Angelo C. mi sono convinto anch’io e ho scritto alla cara Modestina. Ci conoscevamo già virtualmente perché abbiamo letto nello stesso periodo e dopo amato e consigliato Gli invisibili di Statovci. Quando un’amicizia nasce con un libro così duro, profondo e molto toccante non può che essere duratura e poi come una tempesta emotiva è arrivata anche la dolcissima Chiara. Un uragano di dolcezza e simpatia. Mi hanno accolto veramente a braccia aperte e il calore del loro abbraccio ha oltrepassato schermo e distanza geografica. Per me che nei rapporti mi nutro d’empatia, sono una sorpresa tutte le volte. Auguro a me che possa essere la prima di una lunga serie e a Vanni una carriera proficua di storie guidate dalla luce buona delle stelle. Nel panorama della narrativa la sua è splendente. L’isola gemella ti aspetta con tutto il calore possibile e infine questo mi sente di dirti: Corri cavallo che sicuramente non sarai dimenticato perché ognuno che ti legge non può non sentirsi fortunato al tuo passaggio .

Recensione

Uno sparo, uno soltanto scuote la stasi della memoria, attuando una danza altalenante con la foschia dei ricordi in un tocco evanescente che arde di vita nonostante tutto cangiando forma persino alle nuvole. Un tonfo inaspettato squarcia l’aria e molteplici gocce di pioggia come fossero lacrime cadono copiosamente dal cielo come corolle di fiori in una tomba senza nome. La sabbia del deserto e del mare si fondono sciogliendosi in polvere fatata arretrano il passo ma lasciano lo stesso una’orma, tingendo d’oro l’onda del mattino . Ḕ come vivere in una notte d’oriente e ascoltando il vento si percepisce l’eco della sua voce. Narra Sherazade mutando pelle cavalcando le epoche ma la marchiatura del destino resta purtroppo indelebile. La pietra sorella di cui si narra la vicenda si chiama Candida Mara una donna vissuta fino agli anni Venti del Novecento in Sardegna. Candida era la perfetta incarnazione tra dono e maledizione. Una simbiosi ancestrale dal profumo di leggenda. Una libertà che la diceria voleva piegare armata di viscidi e ardenti serpenti di fuoco . Ḕ in atto l’ennesimo scontro dall’esito incerto tra la forza folgorante della parola e l’omertà del silenzio. Nell’immagine di Candida conosciuta come La cantadora riecheggia l’animo volitivo e ribelle di Jo e quella misteriosa fragilità di Beth che con mani febbrili toccava le corde musicali accarezzando anche la morte. Anche Candida come una piccola grande donna porta sulle spalle il pesante fardello intriso di dolore e rinunce pur di diffondere nelle piazze il suo canto di ribellione e libertà. La sua voce è una coperta che riscalda, con vibrazioni sinuose e ammalianti scuote le membra invade le menti degli uomini offuscati dalla virilità del piacere e del possesso, ma diventa altresì una dirompente arma di difesa. Lei voleva solo vivere e cantare una rima stonata nel canone esistenziale in una società marcatamente maschilistica. Anche una pantera in un’arena di lupi e leoni può diventare una belva. Per questo Candida aveva una pistola per non soccombere alle leggi e agli ideali di un mondo che conosceva soltanto il codice dell’oltraggio e della violenza. La costruzione del testo e meravigliosamente ibrida e particolare. Diviso in quattro micro sezioni, ogni singola parte è un atto d’amore che pezzo dopo pezzo ricostruisce l’ultimo strozzato ma emozionante canto del cigno racchiuso in tutta la teatralità del vivere. L’autore ci dona un romanzo a metà tra storico e western e i due generi letterari ben s’intrecciano con il suadente lirismo delle canzoni e della sua stessa parola. Il tratto sa essere crudo e feroce come un pugno e dolce e delicato come una carezza – Una gestualità che si perde nel vento e al cospetto della storia, grande o piccola che sia non resta altro che armoniose note di malinconia. L’autore condivide con Arena e la sua Ninna Nanna tutta la musicalità della narrazione che tocca le corde segrete del cuore attraverso schegge di realismo magico. Ogni luogo anche in mezzo a sterpi e rovi può essere casa se ogni ramo è costruito dall’amore. Anche se gli altri lo considerano maledetto. Oltraggioso come quello di Paolo e Francesca, un’implacabile condanna come un cerchio concentrico. Tra gare di canto, di cavalli, furti sotterfugi, tradimenti e gli inganni di un prete prepotente e bramoso di denaro c’è al centro l’amore tra Candida e Antoni Zusepe una storia avvincente intrisa di altalenante emozioni. Un romanzo magico con un’accurata ricostruzione storica mentre nella polvere del tempo in tutta la sua sacralità, la cenere ritorna alla cenere e come fosse un tiepido bacio dal sapore di un addio, qualcuno della Cantadora tiene viva l’antica fiamma .

Conclusioni

Un esordio che vi conquisterà per la straordinaria delicatezza e vi farà conoscere una storia ingiustamente dimenticata .

Voto

4/5

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