Nel  nome del figlio e del potere.   Federico   Guerri e l’eterna lotta dei drammi irrisolti

Soffia un vento antico quanto il mondo che scuote le stanche membra dell’anzian viandante, vaga senza una meta, l’incertezza del passo e sulle spalle un amaro carico di evanescenze e disillusioni. Il vento sembra poi fermarsi al suo passaggio in  segno  di rispetto, dopo averlo riconosciuto come fosse un’onorificenza. Lui che ormai vive una parvenza di presente con una coperta di sogni ricca di come se fosse e similitudini d’ogni genere, perché la vita gli ha raccontato sempre grandi bugie e mezze verità.   Se solo avesse visto tutto il verismo che lo circonda quel vento, soffierebbe in maniera diversa.    Soffermandosi all’ascolto però quell’evento atmosferico si sta disvelando narrando una storia senza epoche ed età.  Accompagnata da un grido di dolore che sembra il verso di una canzone: Più crudele è la guerra, l’uomo sa cos’è la guerra. Pietre laceranti pronte a mostrare le crepe.  Ognuno combatte una guerra nell’universalità dell’esistere a mutare è soltanto il motivo che spinge il singolo uomo a sopravvivere.  In quel “soltanto “ è racchiusa la chiave di un mondo.  Che cosa accadrebbe se il lettore decidesse di attraversare quella porta? Si   troverebbe    catapultato   in  un  universo  evanescente , oscuro  ma  drammaticamente  vero  .   L’autore provenendo dal teatro utilizza la scrittura metateatrale per creare un ponte immaginifico tra fantasia e vita coniugando magistralmente il legal  thriller e il fantasy.  Questo racconto lungo o romanzo   breve è costruito secondo una struttura giuridico teatrale.  L’autore traccia il suo canovaccio dividendo il testo in quattordici capitoli ognuno descritto in  base   agli articoli di un personale documento legislativo vigente in quest’universo parallelo.   Nessun aspetto nel testo è un caso nemmeno il numero quattordici che simboleggia l’esilio, la prigionia e la schiavitù, elementi fondanti del racconto, come si vedrà addentrandosi nella trama.  Fin dall’inizio il lettore conoscerà Orso Caione un valoroso combattente reduce dalla Guerra  Fredda caduto in disgrazia nonostante le onorificenze.  Il passo claudicante lo conduce nell’unico dormitorio che si può permettere.  Una  volta giunto scopre che il letto è occupato. A dormirci però non è Biancaneve bensì Masiar   Slatari.  Il nemico     giurato di tutti i soldati, conosciuto come il Sarto dei corpi perché durante la guerra utilizzava i prigionieri come cavia per i suoi esperimenti. Nonostante siano passati molti anni Orso lo riconosce subito e in  preda   a un raptus lo uccide brutalmente.   Ha la fervida convinzione di aver compiuto l’ennesimo atto di cui l’umanità lo ringrazierà, invece per contrappasso le autorità lo arrestano per l’efferato omicidio. A difenderlo c’è Sante Gambacorta. Un combattente per scelta di altri ma avvocato per vocazione. Un uomo risoluto ma anche cocainomane che inizialmente non crede al suo amico perché lui stesso cinque anni prima ha processato Slatari. Nel labile confine che intercorre allucinazione e menzogna c’è in mezzo una sconcertante verità.   A governare quest’universo parallelo c’è Eadoch   Gherzi che si appresta a svolgere il quinto mandato, un usato sicuro che ostacola il vento del cambiamento.  Accecato dalla bramosia del potere si ostina che è l’unico a conoscere la cosiddetta ricetta dello Stato ideale giustamente armonico ed egualitario, tuttavia la guerra serpeggia nell’ombra. Queste umane convinzioni e le varie guerriglie generano un dilagante malcontento che rappresenta la nota malinconica della narrazione.  Con descrizioni accurate che riecheggiano quelle presenti nei romanzi di Niccoli lo scrittore si sofferma sulle devastanti conseguenze che malcontento e povertà hanno sulle nuove  generazioni.   I ragazzi stanno    perennemente    per strada o costituiscono bande criminali oppure si accontentano di lavori sottopagati che rasentano nemmeno troppo velatamente lo sfruttamento.   Per le ragazze invece si aprono, inesorabili le vie della prostituzione.   Attraverso Beatrice l’autore traccia una rivendicazione letteraria di questo personaggio sociale e attua una prospettiva di riscatto, infatti, la giovane s’istruisce specializzandosi in ambito giuridico.  L’ostinato Vicario Gherzi infine ha una figlia con una salute piuttosto cagionevole. La giovane Magdalena è un ammaliante connubio fra la Regina delle Nevi e La sposa cadavere, custode di un agghiacciante segreto.  Autore e protagonista mischiano sapientemente l’ars oratoria ciceroniana e i dialoghi tipici dei romanzi di Grisham, L’avvocato spicca per una vibrante eloquenza ciò regala alla narrazione pagine di dissacrante ironia.  Il tratto ironico è voluto perché è risaputo che gli antichi utilizzavano il comico per analizzare difetti e vizi del genere   umano, ciò mostra in ogni epoca un rilevante degrado sociale.   All’interno    delle pagine c’è appunto una frase che riassume tutta l’intera storia . “ Da lontano era una commedia da vicino esce il tragico “ Ḕ come se il dolore dell’animo fosse tangibile al  punto    tale da essere toccato e sciolto come neve al sole.   Ciò dimostra che a mutare il fluire di cose e accadimenti è la percezione dello sguardo che sempre    di  più ha  bisogno di un ribaltamento della prospettiva.   L’autore con una spiccata originalità umanizza il fantasy come se fosse all’interno    di una favola  di  Esopo o Fedro con morale annessa.   Invita altresì il lettore – spettatore a decostruire le diverse relazioni interpersonali che si sovrappongono.  S’annida quindi in un’eterna lotta di drammi irrisolti in cui tanto l’amore per la famiglia quanto quello per il potere prende   il   sopravvento al  punto  da sovvertire il famigerato gioco delle parti.   Un testo dalle molteplici sfumature che tra soprusi inganni, colpi  di   scena, risate e descrizioni mozzafiato spoglia  vicendevolmente realtà e surrealismo poiché ogni essere   vivente di qualsiasi universo terreno   o antropomorfo non deve dimenticare che l’equilibrio si ottiene mediante il corretto utilizzo del leone della volpe e del centauro celati in ognuno di noi perché ognuno vede quello che sembri e pochi quello che sei.