Il delitto di Via Etnea di Roberta Castelli

Il delitto di Via Etnea

Manfredi era un brillante poliziotto ma ha lasciato il lavoro quando il destino, con un tiro mancino, gli ha tolto ciò che di più prezioso aveva. Mariolina invece, rimasta per sempre promessa sposa, ha solo sfiorato una felicità che non ha fatto in tempo ad afferrare, perdendo l’unica cosa che le rimaneva: il senno. Diventati amici per caso, mentre erano alla ricerca di risposte difficili da scovare, hanno trovato conforto in un’amicizia che li sostiene ancora oggi. Oltre alla passione per i casi da risolvere, in comune hanno la capacità di vedere e sentire cose che altri non riescono a percepire. In questa strana e ufficiosa indagine, i due si muovono tra le vie del malfamato quartiere Bottegaccia, cercando di capire chi possa avere ucciso Momar, il senegalese che vendeva cd in via Etnea. Ad aiutarli, l’ex collega e amico di Manfredi, l’ispettore Nicola Romano. Catania è la principale protagonista di questo romanzo, con le sue tante ferite ancora aperte e una storia che sembra volerla condannare all’eterna infelicità.

Introduzione

Che scacchiera strana la società, in cui ognuno è nemico del prossimo, osservare attentamente ogni mossa per preparare l’attacco quando l’altro ha abbassato le difese. Un mondo capovolto dove le anime vagano in cerca di una via che li conduca a una risoluzione curativa ma ecco presentarsi un altro bivio, un’altra scelta da compiere, l’ennesimo errore per rappresentare questo senso d’inadeguatezza e decadenza. Parabola perenne senza insegnamenti moralistici perché persino le parole perdono la loro consistenza di fronte al dolore. Che cosa sarebbe la vita senza un domani da proiettare, quella luce ti permette di sognare ancora, lasciarsi cullare da una prospettiva che sembra echeggiare un canto lontano come l’ideale pacifico e integrante del cosmopolitismo. Culture che si studiano analizzano e respingono, fino all’ultimo pugno dell’ennesimo incontro di boxe con il destino.Quest’avversario ineffabile che nel suo volto sembra ritrarre beffardo tutte le più intime paure. Mentre al singolo uomo non resta altro che stendersi e nella sua fragile nudità alzare gli ai cieli e prima che il freddo della morte con una sua visita inaspettata lo colga impreparato fissare la luce buona delle stelle, formulare una singola preghiera e sperare di vedere luna e sole alternarsi nella loro ciclica danza, ancora un’altra volta .

Aneddoti personali

Ho conosciuto Roberta grazie alla Bottega del giallo mediante una recensione di quel competente simpaticone di Manuel F. Ero rimasto colpito dalla trama e quindi ho accolto con gioia la notizia che Roberta sarebbe entrata nella famiglia Frilli. Avevo terminato la lettura di un bellissimo romanzo storico, quindi decido di cambiare genere per rilassarmi un po’ ma ecco bussare alla porta della mia anima l’effetto sorpresa che mi ha riscaldato il cuore. Si sa che la casa editrice Frilli pubblica da sempre gialli e noir di ottima fattura ma Roberta entrando ufficialmente in questa famiglia dopo sporadiche collaborazioni in antologie pur rispettando la struttura classica del giallo territoriale con atmosfere noir ci mette del suo e lo fa magistralmente. Definirlo un noir è riduttivo il giallo in senso stretto è solo una parte di questo romanzo strutturalmente e stilisticamente perfetto. Appena avrò la possibilità di parlare con Michela V. che ha curato l’editing anche in questo caso perfetto, le chiederò se anche lei durante le diverse letture ha avuto l’istinto di abbracciare l’autrice e nella recensione vi spiegherò meglio perché. Grazie Carletto per questo stupendo dono sai quanto ti vuole bene ma grazie soprattutto a Roby per tutte le emozioni che hai saputo donarmi. Ti prometto che ora non ti lascio più e spero di abbracciarti presto .

Recensione

Sai la gente è strana, matta, insoddisfatta e sola, sono questi alcuni degli aggettivi che Mia Martini nel lontano 1989 utilizzava per descrivere quello specchio di disumanità che la circondava e che oggi mostra ormai senza filtri la sua decadenza. Se fossero solo aggettivi, resterebbero parole incastonate nella roccia, ma questi sono veri e propri stati d’animo, campanelli d’allarme che risuonano indisturbati, come sirene nella notte, nell’attesa che, qualcuno si soffermi ad ascoltare. Partendo da questa desolante atmosfera l’autrice dona ai lettori una favola nera, nessun c’era una volta lo accompagna perché questo male ineluttabile c’è e ci sarà ancora, non esiste redenzione, né risarcimento per i restanti ma una condanna perenne alla sofferenza cadenzata dal ritmo delle lacrime di pioggia che coprono il manto delle città e delle anime d’incessante infelicità. Piange con i suoi figli Catania mentre innumerevoli passi calpestano il suo suolo, dilaga tra i simili una disarmante e crudele indifferenza, lei è tutta imbellettata per superare indenne lo sguardo giudicante dell’apparenza, si riempie di luci e colori per celare le ombre e il tramonto del candore di cui resta solo un roseo fotogramma. L’apparenza però inganna la città e i suoi abitanti, conosce l’indicibile verità e per questo narra una storia in cui ci si sofferma sulla rima mortale che indisturbata intercorre tra amare e sognare. Esistono vari modi d’amare non solo nella carnalità e in quest’inesorabile altalena emotiva uomini e donne sono in balia della forza dei sentimenti come se stessero danzando, ma appena perdono il bagliore del loro baricentro che cosa rimane della loro esistenza? Sono marinai con la barca affondata cui restano soltanto i remi per provare a galleggiare nelle acque del dolore, nel frattempo sono prigionieri offuscati dalla foschia delle proprie paure . L’amarezza e la delusione colorano quel barlume di follia e la mano firma l’inatteso ultimo atto che è anche un infernale inizio. Questa è la storia di Momar un giovane senegalese che per vivere vende illegalmente cd in una bancarella. Ha un sogno Momar appena gli arriverà il permesso di soggiorno, quello di aprire un ristorante e adesso è pure felice, come non lo è mai stato perché è persino innamorato, anche se è un amore contrastato. C’è una cosa di cui Momar è ignaro e cioè che la sua melodia contiene una nota ribelle. Una singola nota che basta per mutare il flusso del suo destino rosso come il sangue. A indagare sulla morte del giovane ci sono Enrico Trovato e l’ispettore Nicola Romano almeno ufficialmente perché quest’indagine è allineata a quella ufficiosa di Mariolina e Manfredi. Lui è un ex poliziotto che ha lasciato la divisa per affrontare un lutto e tentare di sopravvivere. Lei è una giovane ribelle disillusa dell’amore dopo che Giovanni quello che credeva essere l’uomo della sua vita la lascia all’altare per poi morire accidentalmente il giorno stesso. Durante l’indagine questo rocambolesco e assortito è accompagnato da padre Virgilio che come il poeta latino per Dante è il loro traghettatore di anime in questo microcosmo senza inferno perché quello lo vive interiormente ogni giorno ma in cui anche il paradiso è invalicabile, non resta altro che aggrapparsi a un solenne e sospeso purgatorio. Mariolina e Manfredi sono degli eletti predestinati guerrieri della giustizia e della verità, infatti, dando alla costruzione del romanzo un taglio ricciardiano l’autrice inserisce elementi mistici. I due investigatori hanno doti paranormali, vedono i morti. L’etimologia della premonizione indica il vedere perlopiù eventi del futuro e talvolta del passato. Come espediente letterario assume una valenza psicologica perché attraverso ciò il lettore coglie le paure delle anime affrante per il loro essere irrisolte ma anche quelle dei personaggi coinvolti. La costruzione di quest’avvincente parallelismo permette all’autrice di indagare la mistica simbiosi del dualismo presenza- assenza arricchita dalle citazioni di Zafon che introducono ogni capitolo e che aumentano ancora di più la magia della narrazione. Il romanzo è costituto da trentaquattro capitoli brevi che danno ritmo alla storia. Nella costruzione classica di un noir a fare la differenza è lo stile che si rivela profondamente empatico. L’autrice non smette mai anche attraverso il degrado ambientale di raccontare da vicino l’orrore ma alterna il noir alle descrizioni paesaggistiche e a pennellate poetiche intrise di rara e commovente malinconia che tocca le corde più segrete del cuore. Anche se tutt’intorno regna l’oscurità è questa propria la sfida del far trionfare la luce del bene restare umani e puri nonostante tutto. Ci sono inoltre perle d’ironia e di umana saggezza che l’autrice fa pronunciare a un personaggio speciale che ha la stessa funzione del Bambinella, degiovanniano. Luisella non solo è una valida consulente investigativa è una prostituta e vero cuore pulsante del romanzo. Accoglie anime alla deriva come lei, perché chi è destinato a portare lo stesso dolore si riconosce anche solo con uno sguardo. Non ci si vergogna delle proprie ferite che deturpano il corpo e l’anima perché con persone dotate di questa personalità non esiste giudizio. Come Statovci anche la scrittrice dà voce ai cosiddetti invisibili quelli che marchiati dal timbro della diversità. Un romanzo che è cartolina universale della brutalità, che delinea pur restando ai margini senza pregiudizio alcuno, ma in fondo una domanda resta sospesa. Se si sente il bisogno di costruire una realtà paranormale forse è perché quel reale si beffa continuamente dei propri abitanti togliendo ogni possibilità d’espressione. La fantasia come rifugio dove ogni altrove è possibile e in cui si attua quell’abbraccio che cura e fa riappropriare dell’essenzialità del vivere .

Conclusioni

Un noir unico scritto magistralmente che tutti dovrebbero leggere perché fa  bene al cuore.

Voto

5/5

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