Il senso dell’ ora felice di Raimondo E Luca Raimondi

Il senso dell’ ora felice

Jano Pandolfini è un pittore che, nell’isola di Ortigia, si muove all’interno di una conventicola di appassionati d’arte, di imbrattatele, di mercanti e di ricettatori. In questo bizzarro contesto irrompe il mistero della morte violenta di Elio Van Voot, anche lui pittore, che assurgerà a maestro solo grazie alla notizia di cronaca che farà schizzare in alto le sue quotazioni. In questo noir sardonico – che di fatto è quasi un pretesto per ritrarre l’ambiente pseudo artistico di una piccola comunità, tra invidie, frodi e antagonismi – agisce il commissario Saitta, indolente, distratto, demotivato: un uomo che, al contrario di ciò che gli imporrebbe il suo ruolo, temporeggia invece che indagare, tralascia piuttosto che seguire in concreto una pista per ottenere qualche risultato. E mentre avviene un delitto a Palermo, il vortice del traffico di dipinti si intensifica e lambisce i due fatti di sangue.

Introduzione

La ricerca ossessiva compulsiva di quell’attimo etereo che è comunemente definito con il termine di felicità, in realtà c’è sempre qualcosa di erroneo in lei che non smette mai di accompagnarsi alla forza ammaliante del male, dissacrante specchio di una cruda e nuda arrendevolezza. Per questo l’uomo può dirsi preda dell’ebbrezza. Una strada ugualmente impervia che è un tragitto verosimile della felicità. Una copia insomma ma nella personale caratterizzazione del vivere, forse si preferisce annaspare in questo dolce inganno piuttosto che guardare negli occhi la verità perché non esiste un aforisma che possa essere la giusta panacea per lenire la profonda ferita dell’anima, intaccata nella tavolozza della sfera emotiva, togliendo ogni possibilità di domani.

Aneddoti personali

Ritorno dopo qualche tempo a recensire una dalia e finalmente ritrovo quegli aspetti che mi hanno fatto innamorare del progetto. Inizio un libro sempre con la fiducia estrema negli amici curatori e editore che mi mancavano parecchio. Questo libro come quello di Jatta per Voland precedentemente recensito hanno fatto più del loro dovere sono stati la panacea in un periodo di letture non proprio soddisfacenti. Inizialmente non vi nascondo ho affrontato il romanzo col timore di essere fuori sia dal mio comfort zone sia da qualsivoglia forma di sperimentalismo. Il mio rapporto con l’arte si ferma alla soggettività del bello, accettando le opinioni di tutti per creare un dibattito. Eppure pagina dopo pagina ero sempre più dentro. La struttura del noir ai personaggi appare complessa in realtà è semplice ma è la scrittura a farne la differenza. Mentre leggevo il testo, avevo tre volti in mente che sembravano idealmente accompagnarmi e sono gli amici in ordine lo scrittore e curatore Fabrizio C., l’agente Michela T. e la libraia Barbara M. Mi sono chiesto più volte chissà che ne penseranno loro che sono esperti nei gialli con sfondo artistico. Aspettando le novità ringrazio Mario per la copia e sono contento di aver preso contatti al momento con Luca. Ho trovato dalle due chiacchiere scambiate, una persona disponibile e simpatica mi ha colpito e questo lo voglio scrivere l’umiltà con cui mi ha ringraziato per aver dedicato del tempo alla lettura dell’opera. Anche in questo caso mi sento umanamente arricchito e v’invito ad andare avanti con la lettura della recensione .

Recensione

Che cosa accade quando la tavolozza dell’odio e dell’amore si tingono dello stesso colore? Di   che colore    sarà  dipinto  il  cielo   quando   anche    l’ebbrezza    della  sera  sarà    costretta  a  scomparire  senza  sapere  che   quella  sarà  l’ultima  ? Non c’è più tempo per cogliere la bellezza estetica del paesaggio né il sapore di un’anima senza candore, afflitta per l’estenuante lotta con i propri demoni. Vaga un uomo nelle vie di una città desolata mentre la mente s’incespica in inutili congetture che fanno   cadere il suo povero cuore nella tela insidiosa della contraddizione.    Aspetta il suo ultimo fallo, il ghigno vendicativo di un misterioso assassino celato nel vibrante buio della notte.   Un noir che si annida nel pauroso confine che intercorre tra estasi e catarsi e nell’agognante raggiungimento di esse che subisce però un brusco rallentamento . Ḕ così    che il pittore Elio Van Voot come fosse un film vede passare   in  rassegna nuvole cui fatica a dare una forma. Lui che è l’uomo senza domani appare anche ineffabile ogni attimo vissuto racchiuso in una poetica evanescenza che non è diventata essenza. Un nuovo pittore maledetto intrappolato in una maledizione senza epoca.    Un romanzo che indaga abilmente le mancanze affettive.  Il romanzo si suddivide in ventotto capitoli con uno stile colto e raffinato. L’elemento pregnante dello stile è il carattere sardonico dell’intera opera.  Le provocazioni sono  volute dagli autori per far emergere i vizi umani in tutta la loro meschinità. Gli uomini sono rappresentati in tutta la loro vivida ambizione ammaliata dal potere del denaro.   Gli autori si addentrano all’interno  del mondo dell’arte in una compravendita dispendiosa e mortale oltrepassando la legalità. Un interrogativo martellante sulla morte di Elio attanaglia la vita di un gruppo di neo futuristi alla  ricerca   di qualcosa che racconti tutto l’astrattismo del loro vivere celato in  un  tratto dal mistico simbolismo.   Al centro di questa ingarbugliata matassa Rosario  Saitta un commissario anche lui sui generis preda di una battaglia esistenzialista con una personale deontologia conduce, infatti, gli interrogatori come fossero dei veri e propri dibattiti filosofici. I personaggi femminili sono tratteggiati con riecheggiamenti dannunziani, è anche ripresa la figura del dandy.    In una Sicilia meravigliosa e al contempo incandescente in cui lo sguardo cinico e attento di Sciascia s’intreccia alla poeticità di Battiato perché quando si è preda delle fugaci passioni in perenne ricerca della propria stagione, ci si dimentica che l’amore viene e va e in uno struggente incontro con la morte proprio come Amy   Winehouse si è invitati al funerale del cuore per versare le ultime gocce un po’ sbiadite di malinconia.

Conclusioni

Un libro colto e raffinato che consiglio a chi cerca una narrazione che induce alla riflessione.

Voto

5/5

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