Foglie sparse di Alessandra Jatta

Foglie sparse

La Rivoluzione d’ottobre raccontata attraverso gli occhi increduli di una nobile moscovita che vede crollare in un istante tutto il suo mondo. E la sua determinazione nel cercare di salvare, nel disastro, almeno la famiglia e la dignità. L’autrice ci fa rivivere in una prospettiva inusuale alcuni drammatici momenti della storia russa del secolo scorso, mostrando senza veli i pensieri e le preoccupazioni di un’intera classe sociale nel momento del suo declino. Una storia vera, in cui l’utilizzo di foto, diari e documenti degli antenati diretti di Alessandra Jatta offre un valore aggiunto a una narrazione che lascia con il fiato sospeso.

Introduzione

Quanto può far paura la deriva quando il suo vivido ritratto ingabbia ogni incarnazione? Quando non c’è posto nemmeno per la disperazione perché le emozioni non sono concesse . Un brivido corre lungo la schiena ma muore anch’esso per salvaguardare un barlume di quella pragmatica lucidità che se dosata può condurre alla salvezza. Parole e gesti vanno calibrati perché ogni singola percezione può essere un pericolo mortale. Un cuore bramante di vita nella foresta della morte. Non c’è più un solo lupo da combattere, son diventati un branco affamato, vendicativo e sanguinario, così come non si contano le perdite, perché farlo, aprirebbe un varco incontrollabile e insanabile. Bisogna concentrarsi sull’unica cosa considerata il motore del mondo e che nonostante le epoche passate emettono il suo grido coraggioso d’appartenenza e indipendenza. Al centro della storia l’indomito cuore di una madre in un corpo di donna che cerca di salvare i suoi gioielli più preziosi.

Aneddoti personali

Parto raccontandovi come ho conosciuto la mitica Daniela, una vera istituzione nel mondo dell’editoria. Ne sentivo parlare ovviamente però non mi ero avvicinato mai. Una sera parlando con la mia amica Eva C. e Maura S., ognuno di loro porta avanti una personale e bellissima realtà editoriale mi hanno consigliato in tal senso, essendo io appassionato di letteratura russa non potevo non contattare Voland. Troverai persone stupende e anch’io mi posso accodare ai molteplici complimenti e ringraziamenti che riempiono la vita di questa donna straordinaria. Anche se sono stati solo messaggi telematici e chiamati, mi sono sentito subito a casa. Sono stato accolto veramente con tutto il calore umano possibile e ancora oggi questa cosa, nonostante alcuni voi diranno che ci dovrei essere abituato mi emoziona parecchio. Mi auguro che un giorno non troppo lontano quell’abbraccio che ci ripromettiamo ogni volta possa avvenire realmente. Un notevole contributo è dato anche dalle preziose e bellissime recensioni che la mia collega Loredana C. scrive sul suo blog.
Ho deciso di partire da questo libro non solo perché è uscita da poche settimane la seconda parte di questa saga stupenda ma soprattutto perché tra i volumi in mio possesso lo sentivo il più affine alla mia personalità. Che dirvi l’ho centellinato, anche se letto in pochi giorni, è una storia meravigliosa per i contributi storici e biografici, impreziosita ulteriormente da un intenso materiale fotografico. Abbraccio affettuosamente anche l’autrice e la ringrazio per avermi fatto entrare all’interno della famiglia, membri che non dimenticherò più.

Recensione

Entrare in una famiglia è attivare un cancello di uno ieri sbiadito dal tempo ma vivido nei ricordi, scardinando le viscere del cuore e scoprire la sua intricata meccanica. Un libro che come il classico di Richardson indaga sulla vera nobiltà , un riscatto inaspettato nella salvaguardia della personale memoria Una lunga e difficile epopea che sveglia un gruppo di bambini dal torpore dell’incanto e conoscere da vicino il volto della paura. Nella prima decade del secolo breve scoprono, infatti, che l’uomo nero non è mai stato soltanto una leggenda. La Russia del 1917 è una donna martoriata dai conflitti interni e gli antichi fasti sono ormai lontani. Lo specchio la raffigura implacabile nel passo tumultuoso della neve. Due profezie quella di Rasputin e quella di una zingara legano a doppio filo le infauste perle del destino. Perle che hanno perso il loro bagliore e chissà se mai ritroveranno la loro luce. Al centro della scena ci sono gli Olsufiev, una famiglia aristocratica che ha ispirato persino Tolstoj. Gli uomini sono bagliori fugaci a causa della guerra e le redini sono affidate alle donne. I membri principali si possono considerare degli apolidi, l’autrice traccia come eventi drammatici le morti carnali ma come delle vere e proprie catastrofi quelle ideologiche. Non c’è più nessun riconoscimento l’unico parzialmente incrollabile è la fede che rappresenta per alcuni la candela della certezza mentre per altri l’ancora della salvezza. Nonostante ciò la rappresentazione istituzionale della Chiesa è tra le più bersagliate. Con uno stile scorrevole e vivido l’autrice narra all’incirca trent’anni di storia russa mediante anche dei flashback. Questa tecnica narrativa è utilizzata dall’autrice sfruttando il calore delle fiabe. I bambini conoscono così pagine sanguinose come la strage di Chodynka avvenuta durante l’incoronazione dello zar Nicola II oppure la morte di Rasputin. Questo modo di raccontare risulta funzionale perché mostra al lettore e ai piccoli protagonisti il cosiddetto altro volto della luna da due angolazioni diverse quella aristocratica rappresentata dalla spigolosa nonna Aleksandra e quella popolare invece dalla governante Keta. Tali racconti mutano la loro personalità e prendono per la prima volta consapevolezza di essere parte integrante del ritratto dell’orrore di uno dei periodi più cupi denominato rivoluzione d’ottobre. La fotografia del tempo è scattata da una fame di emancipazione e libertà da parte del popolo e da una razzia identificativa e affettiva per la classe nobiliare. A germogliare tra le due rive c’è il seme dell’ostilità per questo è il tramonto dell’amicizia e della fedeltà assoluta, s’insidia il sospetto perché ognuno poteva diventare un nemico. Per questo nella mente della sofisticata passionale e idealista Olga si attanaglia una domanda: che cosa accadrebbe se si scoprisse che nelle vene dei suoi figli scorre lo stesso sangue dei Romanov? Sospeso come una sigaretta , un interrogativo grande quanto il mondo , di cui loro non sono altro che una minima sorgente . Ḕ questo l’inizio di un doloroso ma avvincente esodo , alla riscoperta di una virtù mai del tutto sopita. La loro acqua, infatti, non deve smettere mai di cantare, perché ci si può adattare al pragmatismo delle epoche cambiare città o addirittura nazione ma nessuno può mai sradicare l’albero dell’orgoglio culturale perché ci sono foglie che non possono mutare colore, il loro albero è vivo nonostante tutto e solo se resteranno unite, potranno tracciare una nuova via da poter chiamare casa .

Conclusioni

Il primo capitolo di una saga familiare che una volta letta non riuscirete a dimenticare.

Voto

5/5

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