La strantuliata di Fabrizio Escheri

La strantuliata

“La strantuliata” è un giallo ambientato nella Sicilia del latifondo a metà degli anni ’30 del Novecento. Il protagonista è l’autista della corriera che va da Licu a Sperlinga. La sua vita monotona sarà sconvolta dal rinvenimento, lungo la strada, del cadavere di Don Tano, sovrastante del barone di Chibbò. Da allora, gli eventi trascineranno l’autista al centro di un’intricata vicenda, portandolo a svelare i fili invisibili che legano nobili potenti, uomini di Stato e donne passionali, tra affronti, ricatti e vendette. Il suo senso di giustizia gli impedirà di restare indifferente, ma a caro prezzo, mentre sullo sfondo una pletora di contadini, curva sul raccolto, finge di non accorgersi di nulla. L’autista si ritroverà invischiato nell’omertà, con tutti i paradossi, le insensatezze e i disvelamenti a sorpresa che ne conseguiranno. Quel delitto sarà proprio una strantuliata, uno scossone inaspettato.

Introduzione

Siamo tutti viandanti alla ricerca di un nostro posto nel mondo, da poter chiamare casa, in realtà essa non è solo, dove c’è chi ci vuol bene ma soprattutto nel luogo in cui si può respirare il vento della libertà. Sembra talmente un sogno irrealizzabile da raggiungere i contorni di una piccola grande utopia. Che valore diamo alla libertà di esistere? Se nella sua nuda concretezza il singolo individuo si ritrova in una realtà che fatica a riconoscere perché invischiata all’interno di codici non scritti che hanno il peso riecheggiante di una legge vigente. Un universo spaccato in due emisferi, il primo abitato da chi si riempie la bocca di comportamenti etici e irreprensibili, ma attua scappatoie anche in posti che a una prima occhiata appaiono intricati labirinti Nel secondo emisfero invece, ci sono tutti quelli che hanno nel cuore viva la speranza che qualcosa possa cambiare e la meravigliosa oasi descritta a parole si rivela un vero e proprio miraggio. Lo sguardo critico della gente che resta in perenne attesa in questa logorante partita a scacchi dove nessuno si decide a fare la mossa definitiva ma continuano a schiacciarsi tra loro e il finale è già tristemente scritto. Un solo segnale indicativo tra le epoche come una terra che trema e in sinergia con il cielo e il mare converge tutto in un punto indefinito creando un metaforico scossone inaspettato che rende ogni attimo diverso dal precedente perché sono ormai modificate le fondamenta. Tutto questo e molto altro è narrato né La strantuliata, sorprendente e avvincente esordio di Fabrizio Escheri. Un romanzo che tiene incollato ogni lettore, pagine intrise di storia e drammatica attualità che dialogano con i cittadini di oggi ma soprattutto quelli di domani. Un libro dove la fine segna inevitabilmente per chi si è lasciato scuotere la coscienza, un nuovo inizio.

Aneddoti personali

L’incontro con questo romanzo è stato del tutto casuale e per questo ancora più bello, perché ci siamo conosciuti lentamente e abbiamo imparato ad apprezzarci, riuscendo a raggiungere quella complicità che mi ha permesso di carpirne alcuni segreti e nella sua dirompente forza narrativa mi ha mostrato i suoi innumerevoli punti di forza. Questo è il libro che segna l’inizio di una bella amicizia, con la speranza nel cuore che ne possa nascere un’altra con l’autore, affidandomi alla magia empatica delle storie che creano ponti inimmaginabili. Dopo che io avevo mostrato l’interessamento per un altro libro che vedrete tra un po’ sempre sul blog, l’editore mi scrisse che mi avrebbe inviato anche dei libri di autori siciliani. Accettare libri a scatola chiusa era un rischio ma menomale che l’ho corso, altrimenti non avrei avuto modo di conoscere questo gioiellino. La cosa straordinaria è che non solo Mario è diventato un caro amico ma quando ancora non mi conosceva e avendo soltanto pochi indizi è riuscito a capire i generi che prediligo, infatti, devo dire che i testi sono tutti molto interessanti. Un libro che ho letto in pochissimo tempo, che mi ha tenuto con il fiato sospeso fino all’ultima pagina. Per tutti questi motivi spero di scrivere una recensione che v’incuriosisca a leggere questa nuova voce del giallo storico che s’inserisce in un territorio vasto e variegato, ma riesce lo stesso a fare in modo che il mare non cancelli sulla sabbia la sua impronta.

Recensione

È una cocente serata estiva e il lettore viandante, percorre le strade di quella città che sembra avere ancora più storie levigate sula pietra del tempo di quante siano state scritte. Gli occhi della gente sembrano corvi pronti a squarciare l’animo dello straniero, venuto a carpire i loro segreti che sono tutt’altro che sepolti ma celati tra offuscate luci e vivide ombre. La cenere della dimenticanza può rinascere se c’è ancora qualcuno disposto a ricordare. Mentre la città si tinge di un rosso sognante e il sole dice arrivederci al mondo, l’ultimo dei cantastorie inizia a raccontare una storia che ha il sapore di un’antica leggenda. Soffermandosi ad ascoltare però ci si accorge che non sta cantando di epiche battaglie né delle gesta di Orlando e Rolando bensì le rocambolesche disavventure di un uomo comune. Il mondo appartiene ai giusti e virtuosi? Esiste veramente un sottile confine tra giustizia e vendetta? Sono questi alcuni degli interrogativi che pone La, strantuliata l’avvincente esordio di Fabrizio Escheri, una nuova interessante voce siciliana nel panorama del giallo storico. All’interno del romanzo la grande Storia s’intreccia perfettamente con una piccola storia e attraversando idealmente le città di Licu e Sperlinga il lettore avvertirà il legame con la Vigata camilleriana provando il retrogusto antico del c’era una volta. A una lettura analitica però ci si chiede indirettamente se questo sia realmente passato, oppure con forme diverse alcuni comportamenti siano radicati nella società attuale. Siamo nell’entroterra siciliano, durante l’era fascista e alcuni portano ancora nel cuore l’operato di Cesare Mori. L’ordinaria quotidianità dell’autista Blasco Blando è notevolmente sconvolta quando percorrendo il solito tragitto con la sua corriera, trova il cadavere di un uomo. Il morto però non è un uomo qualsiasi ma si tratta di Gaetano Strippuni, il sovrastante di Don Liborio Botindari, barone di Chibbò. Mentre la vita di alcuni cittadini scorre tranquilla giocando a carte, il mazzo di Blasco è mescolato a piacimento da un destino beffardo che è pronto a portare un carico pesante di conseguenze. Nessuno dovrebbe aprire quei cassetti bisogna che restino chiusi perché se aperti, sono come il vaso di Pandora. Il protagonista è descritto dall’autore come un tonto, con uno spirito sovversivo, compie, infatti, una piccola grande rivoluzione. L’atto di denuncia e l’aver dato credito alla vox populi informando i giornalisti, lo porta a scontrarsi apertamente con il barone di Chibbò tratteggiato come un moderno don Rodrigo manzoniano. Si sa che le dicerie possono essere parole al vento ma anche mezze verità per nasconderne un’ancora più grande. Il protagonista è braccato, non ci sono orapronobis che lo possono salvare e si trova invischiato in codici sconosciuti che riguardano le consuetudini degli uomini. Nei ventuno capitoli che costituiscono il romanzo, il ritmo è incalzante e lo stile è caratterizzato da un meraviglioso utilizzo tripartito e armonioso della lingua. C’è innanzitutto un sapiente uso del linguaggio non verbale. Pur essendo scritto in italiano, la ricercatezza linguistica va trovata nel magistrale utilizzo del dialetto. Si nota, infatti, la volontà dello scrittore di compiere un viaggio nella memoria riappropriandosi della tradizione popolare attraverso termini o proverbi che non solo regalano un’inaspettata musicalità al testo ma quando sono posti alla fine dei capitoli, fungono da morale come nelle favole. Un tema centrale è l’impotenza sessuale trattato seguendo la scia brancatiana poiché nella società del tempo essa determinava il sottile confine tra virilità e onorabilità. In questa storia tutti i personaggi colpiscono per la loro straordinarietà ma Blando ancor di più. È un personaggio in fieri, che subisce una lenta metamorfosi, può essere, infatti, rappresentato come il meraviglioso mare siciliano che si ritrova un giorno colmo di plastica. La strantuliata è un giallo sociopolitico che non nasconde il suo carattere civile tra corde pazze e berretti a sonagli ben saldi nella collettività siciliana e nelle conoscenze dello scrittore. Come accade spesso nei noir, l’aggrovigliata matassa è sciolta dagli enigmatici personaggi femminili. Le vere protagoniste di questa storia sono, infatti, Verità e Omertà che nella loro personificazione delineano uno Stato corrotto dove la parola è soffocata da un accondiscendente silenzio. Un romanzo dove ogni personaggio nel suo labirinto troverà un Minotauro da affrontare. Il filo che lega ambientazioni rurali e cittadine si colora di rosso, il colore della vendetta. Riuscirà Blasco a tornare libero? Un dettagliato processo introspettivo, come Vitangelo Moscarda, Blasco Blando combatterà per ritrovare una sua identità e l’agognata libertà, dandogli una nuova forma. Solo il finale forse sarà in grado di affermare se l’uomo riuscirà finalmente a lasciarsi la mafia alle sue spalle.

Conclusioni

Consiglio a tutti la lettura di questo bellissimo romanzo. Un libro piacevolissimo di un autore che darà grandi soddisfazioni.

Voto

5/5

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