Nelle loro mani di Hilda Lawrence

Nelle loro mani

Completamente paralizzata e incapace di parlare per lo shock dovuto all’apparente suicidio del figlio, Nora Manson gode delle migliori cure possibili grazie alla sua ricchezza. È circondata da infermiere e domestici che l’accudiscono a tempo pieno, da medici, marito, parenti e amici premurosi. Ma lei vive in uno stato di paura mortale, perché sospetta che il figlio, un aspirante scrittore, non si sia tolto la vita, e percepisce di essere sulla lista del killer, solo che non sa quando e come colpirà. Il minimo segno di vita non farebbe poi che avvicinare la sua fine. E allora come fare per comunicare con qualcuno che le dia fiducia e uscire dalla trappola mortale che la tiene prigioniera? Da questo libro è stato tratto il film The Long Silence di Alfred Hitchcock.

Introduzione

Quanto può essere ossessiva la potenza di un segreto? In un flusso contemplativo di pensieri la logorante discesa negli inferi di un ‘intera famiglia che pur tentando di risalire non riuscirà ad essere più quella di un tempo perché nel frattempo alcuni pezzi si son perduti nell’ oscurità della selva Forse tutti loro stanno attraversando il tunnel della perdizione perché è crollata la maschera dell’ arrivismo . La coperta della finzione ha smesso di riscaldare tutti i corpi sia quelli immobili sia quelli in preda a una febbrile emotività affinchè finalmente dalla finestra possano filtrare sui singoli cocci barlumi di verità. In questo castello di ombre il contatto con la luce traccerà l’inesorabile ritratto del terrore .

Aneddoti personali

Seguo da anni ormai la casa editrice Le Assassine amo ogni parte dei loro libri dal prodotto alle storie. Dei titoli che ho letto nessuno, mi ha deluso, anzi sono rimasti tutti nel mio cuore per motivi differenti. A Tiziana mi lega un affetto profondo e sincero, per questo la ringrazio di vero cuore per questo splendido regalo di Natale. Per prima cosa sono rimasto abbagliato dai colori della copertina e poi ero curioso di leggere come l’autrice trattasse il tema della disabilità. Questo libro è sia un gioiello sia una droga. Una volta iniziato ti rapisce totalmente. Un romanzo straordinario pubblicato nel 1947 che è arrivato in Italia soltanto quest’anno dalla struttura originale che lascia un vuoto colmabile soltanto con gocce di malinconia e affetto autentico .

Recensione

Sembra una mattina come tante eppure qualcosa di diverso c’è nell’aria . Ḕ un rebus percettivo per le menti allenate che conoscono la terrificante armoniosità della rima tra viaggiare e ricordare. Il vento scuote vetri e tende attuando una danza drammaticamente mortale. La drammaticità della morte è sopravvalutata soprattutto quando in alcuni casi è pericoloso vivere. Esso diventa necessario se il battito del cuore si alterna ritmicamente all’ossessivo tamburellare del tarlo del sospetto. Tutti i membri della famiglia sono perfettamente lucidati come un servizio d’argenteria che si utilizza per gli ospiti d’onore . Ḕ la folgorazione di un attimo nel regno insidioso dell’ipocrisia tra l’ostentata eleganza e la finzione dei sorrisi trapassa una indisturbata scia d’infelicità. L’autrice fa suo il celebre incipit di Anna Karenina scardinando il canone dell’infelicità conducendo il lettore all’interno di un microcosmo in cui è sovrano il taciuto. Il tema centrale su cui ruota tutta la narrazione è quella della fiducia, ma l’autrice lo tratta in modo originale sfruttando la paralisi della parola e la potenza perturbante dell’immaginazione e del linguaggio non verbale. Tutto si focalizza sulla suggestiva figura di Nora. Un personaggio catatonico a causa di una paralisi che l’ha colpita dopo uno shock. Questo si rivela quindi un romanzo estremamente sensoriale alla riscoperta del tatto perduto. L’autrice acuendo gli altri sensi si concentra sull’importanza della sensibilità tattile per un individuo ragionando su quanto il toccare e il possedere riempia un’esistenza a tal punto da oltrepassare in alcuni casi la sfera emotiva. Quando questi elementi vengono meno, ci si sente avvolti da un vuoto insostenibile. Nora Manson è una donna benestante e affascinante afflitta però da una complessa carenza affettiva che la porta ad appoggiarsi completamente all’uomo di turno. Paradossalmente è soltanto attraverso la paralisi che comprende che la sua casa di bambola che tutti le invidiano è in realtà una gabbia dorata come quella del personaggio ibseniano di cui porta il nome. Come l’autore norvegese anche Lawrence si sofferma ad analizzare gli affascinanti e oscuri spettri dell’anima. Intorno a Nora ruotano gli altri membri della famiglia Manson – Cory -Perry di cui l’autrice snoda abilmente le loro relazioni interpersonali. Ogni personaggio è caratterizzato da una personale evanescenza, la cifra stilistica è, infatti, quella dell’astrattismo nonostante ciò emergono personalità dolci e pragmatiche oppure feroci e incandescenti o addirittura volutamente ombrose. Nora è assolutamente convinta di essere circondata da un covo di serpi in cui il ruolo di parente – amico o assistente sia soltanto una recita per salvaguardare le apparenze. Per questo motivo inizia a sospettare di tutti loro. La famiglia Manson, infatti, mesi prima sono stati colpiti da una tragedia immane. Robbie il figlio di Nora si suicida o almeno così racconta anche la cronaca ma la donna crede che il giovane sia stato ucciso e che quindi tra loro si nasconda un assassino. Qui ancora più che nell’opera ibseniana ha un ruolo portante il cibo. L’autrice narrando intensamente la quotidianità dei personaggi si concentra sulla ciclicità del mangiare e del bere. Se la Nora ibseniana s’ingozza di dolci, quella di Lawrence ingurgita carne e latte con il relativo mix di medicinali. Così l’autrice indaga un risvolto maniaco della cura ma riecheggia anche aspetti primordiali. La carne cotta simboleggia in chiave strettamente biologica il corpo martoriato mentre il calore del latte permette alla protagonista di riscoprire l’autenticità della maternità a lungo repressa. Il romanzo ha una costruzione teatrale è suddiviso, infatti, in due atti in cui l’autrice utilizza magistralmente il flusso di coscienza. Nelle pagine è tratteggiato qualche elemento splatter. Voci e pensiero si fondono in un’unica narrazione dal ritmo serrato, i dialoghi sono formati perlopiù da frasi spezzettate e volutamente sospese, sempre a voler sottolineare il vuoto delle parole e l’imperscrutabilità della mente. Tutti questi elementi sono ben esaltati nella sublime traduzione di Marina Grassini. Le atmosfere tetre, cupe e la magistrale analisi psicologica spinsero nel 1963 il regista Alfred Hitchcock a trarre un episodio televisivo da questo libro. Un ritratto familiare lucido e tagliente sulla fragilità delle relazioni che spesso a causa di una marcata ingenuità assumono forme accomodanti ma non veritiere. Una storia in cui la casa non è il nido accogliente, ma la trappola del ragno, solo alla fine forse l’autenticità del bene potrà trionfare e gli individui prigionieri d’evanescenza comprendere finalmente quanta poeticità ci sia nel restare .

Conclusioni

Un romanzo unico, un gioiello dalla scrittura rigenerante che merita di essere riscoperto.

Voto

5/5

Video

Correlati

Citazioni

Note

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.