Lungomare nostalgia di Andrea Malabaila

Lungomare nostalgia

Descrizione
I libri: una passione che accomuna nonno e nipote. Il primo tipografo linotipista, il secondo scrittore ed editore . Ma quando Andrea va a trovare l’anziano ricoverato e in fin di vita si rende conto che assieme all’uomo che l’ha visto crescere sta per perdere la sua storia, quella che da anni si era ripromesso di scrivere. E così gli tocca fare i conti con i ricordi, aneddoti singolari e vicende comuni del nonno, che tuttavia hanno lo stupore e la potenza dello straordinario: le bravate da ragazzo, la fuga rocambolesca dalla guerra, la minaccia di fucilazione da parte di nazifascisti e partigiani e poi la salvezza, la sorprendente vittoria alla Lotteria durante il boom degli anni Sessanta, il lungo e doloroso addio alla compagna di tutta una vita. Nel mezzo, circa cinquant’anni a comporre libri con la sua linotype, l’odore di piombo, una precisione maniacale e quella volta che Cesare Pavese montò su tutte le furie… Un racconto in equilibrio tra nostalgia e dolcezza, capace di strappare risate e lacrime, drammatico e leggero insieme, che irradia calore familiare e procede a doppio passo: passato e presente corrono su due binari che alla fine convergono in una parola. Futuro.

Introduzione

Che strana bestia questa giostra che qualcuno chiama vita !Gira troppo veloce per tutti tranne per chi ha la capacità di ridere con il salvagente delle storie quando si attraversa impreparati il mare delle illusioni. Le onde sono talmente alte da sembrare la balena di Pinocchio che vuole inglobare il burattino nel suo universo. Un mostro da incubo che tenta di coprire il progetto che si ha in mente. Un micro mondo affascinante per la sua completezza colpisce duramente per quanto sia vibrante di vita. Forse arriva un momento in cui bisogna morderla con voracità per assaporarla in tutto il suo splendore e renderla più magica quest’esistenza. Eppure l’essere cauto è una delle caratteristiche che spesso si eredita da chi ha più esperienza. Ci sono momenti in cui ci si prenderebbe a schiaffi, per non aver vissuto come si sarebbe voluto, per quella gara maledetta con le parole che restano taciute. Noi che di parole ci nutrivamo. Forse è più giusto dire nutriamo perché per i sognatori il passato non esiste e anche se la linea del disegno appare imperfetta nonostante le cancellature e i giorni di lavoro sempre sullo stesso soggetto, è emozionante dire con quel nodo alla gola che ci contraddistingue quando dobbiamo attraversare il canone delle emozioni che tu sei sempre qui con me. In sordina mi porteresti in una stanza, chiuderesti la porta per non farti sentire dagli altri anche quando altri non ce ne sono perché siamo solo noi, io te e il nostro magico universo. Senza tergiversare mi guarderesti dritto negli occhi e diresti una delle tue frasi. Brevi sprezzanti ma profondamente vere che apparentemente non c’entrano niente con noi, ma il nulla sparisce se confrontato con la fantasia. Capisco che ancora una volta questo è il tuo modo per ringraziarmi, è un nostro linguaggio ormai e lo usi per dirmi che non sei arrabbiato perché io ho condiviso con dei generici altri che nemmeno conosco il tesoro di famiglia, la nostra memoria. Da te ho imparato che il vero fortunato è chi non ha esitazioni a condividere quello che ha, tanto o poco che sia è tutto relativo perché dopotutto non esiste sentimento più arricchente della gratitudine. Ho dovuto aprire tanti cassetti di quelli che non avevo mai avuto il coraggio di chiudere veramente e che resteranno indelebilmente parte di me, ma il livello d’ansia è aumentato in modo esponenziale da quanto sono diventato padre anch’io, sai. Si lo posso rivelare solo a te che sei padre due volte, una di Laura mia madre e un genitore alla seconda per me, sì perché ci tenevi troppo a donarmi la tua versione del mondo. Ecco che con un nuovo carico di responsabilità sento quanto sia addirittura febbricitante vedere il mondo con i tuoi occhi, una sospensione che nell’assenza mi fa avvertire la tua presenza. Un moto d’orgoglio mi pervade perché sento ancora una volta i nostri cuori battere all’unisono e senza bisogno di altre parole so qual è la tua risposta.

Aneddoti personali

Ogni volta che mi trovo davanti romanzi con questa tematica , mi sento perennemente in difetto . Ḕ una mancanza affettiva che emerge sempre, io non ho vissuto tutto questo, non so parlarne, pur comprendendola non sento la malinconia che altri provano quando si parla di nonni. Forse l’unica cosa che provo è un rimorso per quello che avrebbe potuto essere e invece non è stato. Andrea però è riuscito in una grande sfida, mi ha raccontato la sua storia e il suo grande amore per il nonno senza farmi sentire il peso della differenza tra me e lui. Ho letto questo libro dopo averne iniziati due che non mi hanno convinto e quindi lo ringrazio per essere stato il balsamo di cui avevo bisogno e per avermi fatto iniziare bene il nuovo anno. Ringrazio Giovanni , Tiziana e Ugo per avermi mandato la copia e per rinnovarmi sempre amicizia e fiducia. Posso affermare che dopo qualche titolo che non mi ha toccato con questo ho ritrovato la casa editrice Spartaco che negli anni ho imparato ad amare. Mi auguro inoltre di poter abbracciare presto Carlotta, Viola e Andrea quest’ultimo anche per ringraziarlo di tutte le emozioni che ha saputo donarmi. Un consiglio per i lettori. Ho letto questo libro in un modo un po’ particolare prima tutti i capitoli in cui Andrea affronta il suo lutto poi tutti quelli dedicati alla meravigliosa storia del nonno. L’ho fatto perché è un racconto che prende talmente tanto che qualsiasi altro capitolo sarebbe un’interruzione. Devo ammettere che è stata un’intuizione vincente per apprezzare totalmente il testo. Adesso cercherò di trasportarvi in casa Malabaila – Pennello, sentendomi almeno per un po’ anch’io adottato dal dolcissimo Natale .

Recensione

Ḕ una fredda giornata d’inverno e un uomo guida in solitaria passando sul lungomare proprio nel momento in cui dalla radio Loredana Bertè canta il suo personale inno della solitudine. Un aspetto un po’ retrò del vivere che però sembra catturarne la vera essenza. L’uomo sente accelerare il battito del cuore e come una roccia levigata dal tempo mostra le sue ferite ma mantiene segreto il confine che intercorre tra un con e un senza. Fin dal primo vagito, infatti, nessun manuale ti spiega come arginare il dolore. Non esiste una ricetta precisa ognuno trova la sua e riscrive il codice della sopravvivenza. Le parole si mischiano in una danza incessante col vento e acquisiscono un loro ordine solo quando interviene la sua voce . Ḕ come sentire Troia che brucia, portare sul petto l’intero calore delle fiamme. Ognuno vorrebbe il proprio Anchise sulle spalle, si comprende però che non è un gioco per vedere il mondo dall’alto e toccare l’infinito blu con un dito. Quell’uomo dal canto suo non è Enea e si sente smarrito proprio come Dante con la differenza che lui ha perso il suo Virgilio. Lui che affronterebbe il più cupo degli inferi pur di riportarlo alla luce della rinascita e non compirebbe lo stesso errore di Orfeo perché perderlo ancora farebbe doppiamente male. Per un essere umano non esiste prigione peggiore che l’accettazione della limitazione. Sentirsi impotente è una condanna senza appello. Per questo l’autore scrive e compie questa straordinaria traversata emotiva in cui si apprende il delicato quanto inesorabile linguaggio della mancanza. La candela della sofferenza muta il corpo e deforma il volto, la luce si sta spegnendo ed entrambi gli uomini si aggrappano all’ultima fioca fragilità che ha il superpotere di trasformare un perenne addio in un immaginifico arrivederci. Polvere sei e polvere ritornerai un verso solenne che vale per tutti tranne che per i ricordi, perché l’autore sa che la memoria della sua famiglia non può andare perduta, non si può tramutare in cenere e così conscio di non avere alcuna aurea mitologica decide di essere solo Andrea e intrecciando i fili del destino inizia a raccontare. In un vasto arco temporale che come fosse un abbraccio si estende da fine Ottocento fino ai giorni nostri l’autore narra di un Pennello speciale pronto a riscaldare il cuore e a donare al progetto embrionale del nipote una nuova e inattesa sfumatura. Il protagonista Natale Pennello fin dalla nascita era destinato a grandi cose, sarebbe stato comunque promotore dell’arte della cura ma seguendo una direzione inaspettata. La famiglia Pennello era composta da generazioni di calzolai. Natale si sarebbe occupato comunque di cuciture e rattoppi, avrebbe curato le lacerazioni dell’anima attraverso la stampa dei libri in una tipografia. Con l’oggetto libro ha creato un rapporto sensoriale, lo stesso che si respira leggendo Icardi. Nessun elemento all’interno è lasciato al caso. Il romanzo è costituito da sessantuno brevi capitoli. Tale numero simboleggia la ricerca, l’analisi, la filosofia e quindi il raggiungimento della completezza, elementi portanti in tutta la narrazione. Lo stile è semplice e diretto da cui emerge un uso ben calibrato d’ironia e malinconia. La scrittura di Malabaila ha la stessa potenza evocativa di Barbaglia e Zilahy nel genere biografico. Nella lunga esistenza di Natale però non ci sono stati soltanto avvenimenti rosei come la realizzazione professionale e la delicata e toccante storia con l’amata Mariuccia ma anche lo spettro della guerra. Come fu affrontato da Natale? Fu un tragico evento che forgiò la sua personalità. Non potendo esimersi dall’arruolamento decise di attuare una svolta molto coraggiosa e pericolosa. Spesso in queste situazioni tra coraggio e pericolo non c’è confine. Per Natale era importante che la sua autenticità di nota ribelle restasse inalterata per questo il nipote narrando quelle pagine si sofferma sul significato sociologico del termine nemico. Persona e personaggio che ragionano empaticamente sul concetto di iuventus. Due uomini a confronto che si riflettono in quello specchio rarefatto che è la frantumazione dell’io. Un romanzo commovente in cui si comprende che puoi sederti sui banchi di scuola della vita solo accettando di essere un eterno ripetente e così Andrea segue Natale la sua bussola speciale che si reincarna nella prima stella della sera o nell’ultima lucciola in una notte d’estate per permettere al nipote ancora di sognare .

Conclusioni

Un piccolo gioiello commovente che tocca il cuore che parla di Storia e di Vita utilizzando il linguaggio della fiaba .

Voto

5/5

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