Recensione in anteprima : Ivana davanti al mare di Veronika Simoniti

Ivana davanti al mare

La nipote di una anziana donna slovena, morta da poco, torna da Parigi per svuotare la casa di sua nonna Ivana, quando trova una foto di lei, visibilmente incinta, che stringe fra le braccia una bambina: “Ma come” si chiede, “non era figlia unica mamma?”. La donna si mette alla ricerca del significato di quell’immagine, stridente come un bianco e nero privo di grigio. Una fotografia che il Secondo conflitto mondiale sembra aver lasciato proprio perché fosse lei a scoprirlo. “Ivana davanti al mare” racconta un periodo drammatico della storia europea, in quel crocevia di popoli rappresentato da Istria ed ex Jugoslavia. Una vicenda tra Trieste e la Slovenia che conduce il lettore in una delle vicende più dolorose della nostra recente storia.

Introduzione

Lubiana 25 maggio 2022
Se stai leggendo queste righe, vuol dire che io sono morta, così dicono in quelle pellicole al cinema che ti ostini a vedere senza comprenderne veramente il senso, perché tutto quel racconto che stai seguendo per immagini non ti appartiene. È estraneo a te come lo sono io, ma in fondo arriva per tutti nella vita un momento in cui lo diventiamo per davvero anche quando ci siamo amati. Che bestia strana l’amore, hanno incredibili sfumature che né tu né io possiamo immaginare. Oltre il conoscibile. Come la storia che ti affido tra queste pagine. La mia, la nostra non ha importanza perché si perde nell’universalità del mondo e racconta di una generazione che sta pian piano scomparendo, come i fotogrammi della mia memoria. Forse a questo punto se potessimo dialogare, mi chiederesti: Allora lo hai scritto per non dimenticare? Al formulare di questo tuo pensiero , un mezzo sorriso dipinge il mo viso , una risposta a mezz’aria nell’ inesorabile tempo dell’ attesa . Che poi in queste righe ti ho già parlato di morte, amore, memoria, dimenticanza e tempo. Tutte cose importanti per carità ma che diventano futilità al cospetto della relatività. Ognuno di noi si erige a grande maestro, come se fosse un estremo conoscitore della vita e niente e nessuno potrà scalfire questa convinzione. Eccoti un esempio mio caro amore di quanto l’uomo può essere egoista e saccente. Io della vita non so ancora niente e soprattutto non ho la pretesa d’insegnarti nulla. Ti sorprende che una donna della mia età affermi queste cose? Se stai pensando che non parlo perché la mia esistenza è stata vacua , ti fermo subito . No anzi è stata troppo ricca di avvenimenti al punto tale che ho dovuto imparare da sola a vivere senza di te. Come se la mia fase lunare dipendesse dalla tua vicinanza. Buffo eh! Rido anch’io contagiata dalla tua ingenuità, ma ben presto quelle risa si mutano trasformandosi in un groppo in gola . il più fedele dei miei compagni, perché ha celato almeno a una porzione di mondo, il mio segreto che se rivelato avrebbe alterato non solo i raggi del Sole e della Luna ma soprattutto le storie. Quanto è difficile essere donna, mio caro amore, non è solo l’atto procreativo, fosse solo quello, sono i dolori più intimi che dovrebbero far più paura perché come spettri dell’anima s’insinuano nelle relazioni conducendole alla deriva. Non sono più la stessa di quando ci siamo conosciuti e nemmeno tu ma forse per pudore non lo siamo mai veramente detti, perché nei meandri del cuore sapevamo di avere qualcosa da farci perdonare. Io forse più di te ma ormai è inutile recriminare. Ridi ancora alle mie affermazioni e non capisci perché continuo a chiamarti amore. Sai fino al nostro incontro avvenuto chissà quando, sono rimasta senza fiato perché il tuo sguardo è uguale a quello del mio Adrijan. Illumini con la tua presenza la penombra di questa stanza. Sei venuto a prendermi ancora una volta per ballare il nostro eterno ultimo valzer. Lo accetterei, anche se non avessi i suoi occhi, perché avendo deciso di raccontare la mia storia instauro anche con te lettore o lettrice del domani una profonda e intensa storia d’amore. Una nuda carnalità che si sfiora appena nel rispetto delle fragilità e cerca all’unisono la risposta nelle stelle. Così mentre il sole dice arrivederci al mondo capisco che anche per me è giunto il momento di andare. Apro la finestra e sento soffiare il vento del perdono, voce di donna, moglie e madre che mormora una sentita scusa per aver costruito un passato un po’ distorto della nostra famiglia. Mi fermo ancora solo un istante e sono pronta a ricongiungermi con te perché eternamente tua, per gli altri nella fissità del perduto orizzonte sono e sarò per sempre Ivana davanti al mare.

Aneddoti personali

Il mio primo approccio a questo libro è avvenuto tramite newsletter e rimasi folgorato da titolo copertina e sinossi.  Seguo da qualche tempo ormai la collana Varianti e devo dire che finora non mi hanno mai deluso.   Anche con Sara, Mauro e Francesca sento di poter affermare che si è creato quel rapporto familiare che mi fa emozionare tutte le volte nel fare questo.  Comunque    per   ritornare   al  racconto  è   proprio  Francesca   l’ufficio   stampa   a   dirmi    tra  le  nuove   uscite  c’è    un  libro  che  fa   per   te   e  mi   presenta  Ivana  davanti   al  mare .    Mi spuntano gli occhi a cuoricino perché se la casa  editrice ha deciso di tornare a pubblicare narrativa straniera dopo anni proprio con questo libro, voleva  dire che al suo interno doveva esserci una storia speciale.  Anche la mia amica Michela perché agente dell’autrice ha iniziato a parlarmi del libro, proprio nei giorni in cui la casa  editrice organizza un incontro telematico per blogger giornalisti e librai, cui ho avuto l’onore di partecipare.  Utilizzo il termine onore perché sentir parlare Veronika è proprio un piacere, ti fa entrate nella storia con compostezza dolcezza eleganza e raffinatezza, elementi che ho potuto riscontrare nel suo stile che mi hanno fatto  letteralmente  innamorare di questa storia, in sostanza perfetta in ogni sua parte.   Conoscevo Veronika ma come traduttrice tra gli altri è la traduttrice di Camilleri in sloveno, in Italia tra i volumi si ricorda Casa dolce casa pubblicato da Miraggi edizioni, come scrittrice si è rivelata una vera sorpresa.   Avrei voluto che il viaggio non finisse mai.  A  dispetto   della trama molto forte si legge rapidamente, perché non si riesce a staccare fino  a  quando non ci si accorge che purtroppo è finito.    Sono stato completamente rapito dalla storia che mi ha emozionato tantissimo e lo porterò  nel  cuore per sempre.  Ringrazio infine l’autrice per tutto quello che mi ha regalato, sperando un giorno di abbracciarla dal vivo e augurandomi che altri suoi lavori siano presto tradotti in Italia.     Adesso tocca trasformare le emozioni in parole e cercare di convincervi attraverso la recensione.

Recensione

L’alterità della memoria è un infido gioco di specchi che annebbia la vista dissimulando immagini e persone che sfuggono al controllo come un fugace ricordo che cerca solo una comoda casa dove poter riposare. Accorgersi che di quell’io è rimasto solo il suo sbiadito riflesso e trovare riparo tra le pieghe del tempo, rovistando cassetti di cui si pensava aver smarrito la chiave. Aprire e trovarci un mondo perché gli oggetti come le persone hanno una storia da raccontare. Cianfrusaglie che diventano il correlativo oggettivo di una’esistenza.Come in Montale anche in Simoniti le cose hanno un significato allegorico. L’animo della protagonista è una tela bianca su cui disegnare un nuovo mondo colorandolo di ogni possibile sfumatura, ma quest’ultima nella sua evanescenza è intrisa di insormontabili perché che pur di avere una sua risoluzione sono disposti a cavalcare tra luci e ombre il vento della Storia. La protagonista ha una sua quotidianità a Parigi ma la capitale francese non indossa più gli abiti sfarzosi perché è teatro di attacchi terroristici e così che con l’animo dilaniato dal conflitto la donna accetta di svuotare la casa di famiglia. Ignara che sta per viverne un’ancora più incisivo e invasivo che scuoterà la mimesi del sé attuando un’inaspettata metamorfosi. Non cambiano gli oggetti e le lettere che la stanno ancora aspettando e lottano indomiti ancora una volta come i mobili montaliani mentre trasudano d’amore e morte celando un segreto dolore che solo l’animo più attento e delicato potrà decifrare. È questa la sfida che le sudate carte pongono alla protagonista. Lei esperta traduttrice riuscirà a tradurre le parole in emozioni anche quando la toccheranno nel profondo? Per la donna inizierà un ‘indagine in una società estranea esattamente come le si rivelerà la storia famigliare , un albero genealogico dove si è omesso il colore delle foglie . Nei trentantrè capitoli che compongono il romanzo con il suo stile crudo ma delicato, elegante, raffinato che la perfetta traduzione di Sergio Sozi mantiene fedelmente in ogni suo aspetto l’autrice narra la travagliata storia d’amore tra il professore di biologia Adrijan Vuga e la maestra Ivana Fortunat alle soglie degli anni Venti del Novecento. La donna sembra avere la sorte già segnata nel proprio cognome perché la sua vita si riassume tutta nel significato ambivalente che già i latini davano al termine “fortuna”. È attraverso il marito che Ivana apprende una visione anatomica del mondo perché a lei finora aveva riservato solo cicatrici, profondi solchi indelebili sul viso e sul cuore. Quanti significati può assumere la maternità Ivana lo sa bene, lo ha imparato sulla sua pelle, perché si è ritrovata a essere madre di altri e di se stessa ancor prima che potesse dar l’assenso a quest’ennesima prova. Ci vuole più coraggio nel silenzio che nel rumore. Inizia così un viaggio interiore nella metafisica della profanazione. Una lacerazione che non riguarda solo il corpo ma anche il sé. Pagine inedite della storia slovena durante il secondo conflitto mondiale. Una guerra in cui Adrijan e Ivana non solo si separa ma si perdono ogni giorno di più e ritrovandosi la loro essenza non sarà più la stessa perché nel frattempo il silenzio ha creato un divario insormontabile. Se qualcuno smuoverà quel masso, il fiume strariperà e con esso il segreto che Ivana custodisce gelosamente. Durante la lontananza forzata di Adrijan gli spettri ibsneniani si sono fatti carne e con le sembianze del morboso Alfonz Kumer e dello splendente partigiano e scultore Vitalij Piuman costruiscono per Ivana la trappola del peccato. Il metaforico paese dei balocchi costruito dalla figlia Pina e dalla sorella Ljuba potrebbe non bastare per salvarla. Ljuba cuce vestititi e bambole, Pina studia drammaturgia eppure nonostante apparentemente regni la finzione, la vita di Ivana è intrisa di verità al punto tale che agli occhi degli altri essa è un canovaccio diverso . Il vincitore è solo afferma Coelho ma anche il perdente . L’intensità emotiva dell’autrice ricorda autrici come Bellovà e Beecher. Ivana rinasce da sola come la fenice, indossa il suo vestito nuovo e copre i rattoppi mentre un morbo sconosciuto s’insidia nella sua mente. Abbraccia briciole e polvere mentre fischietta il motivetto di Tony Renis alla radio e sogna un altro domani che sorgerà soltanto se il vento del perdono soffierà ancora una volta. Un attraversamento di epoche che permette alle donne di imparare ad amarsi con le loro fragilità. Ridisegnando la geografia della perdita una nipote ritrova se stessa e anche un po’ quella nonna che non ha mai conosciuto veramente . almeno fino al momento in cui comprende quanto sia stata importante. Quattro donne alla finestra immobili come fosse un quadro, curano il male di vivere osservando la maestosità del mare, le onde cullano gli animi e tracciano col cielo una meravigliosa linea turchese di pace che vaga libera nell’infinito .

Conclusioni

Consiglio veramente con  tutto  il  cuore questo romanzo    storico a tutti quelli che si nutrono di emozioni, ognuno troverà all’interno ma è un libro che alla fine non potrete non amare .

Voto

5/5

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