In un mare senza blu di Francesco Paolo Oreste

In un mare senza blu

Michele non è che un ragazzino quando prende in mano, per la prima volta, una pistola. Ciro è troppo bello e troppo sensibile per sopravvivere alle anime del Vicolo in cui cresce e da cui fugge. Tra loro un’amicizia indissolubile, Mario a unirli per la vita e una Napoli ai margini, sfruttata e abbandonata. E i più bei sogni, nati guardando il blu del mare sono destinati a durare poco. Vico Stella, dove Michele, Ciro e Mario sono nati, diventa troppo presto Vicolo Nero e tutti loro si ritroveranno a fare i conti con un’esistenza dura. Un romanzo di scelte e compromessi, di gabbie e libertà e di un mare il cui blu non è per tutti. Francesco Paolo Oreste da vita ad un affresco quanto mai contemporaneo, che mette su carta la la fatica di un mondo in cui le speranze sembrano non avere mai fortuna, e forse proprio per questo, vivono con ancora più forza e determinazione.

Introduzione

Ḕ uno di quei giorni oggi come ieri non li conto nemmeno più è soltanto la somma degli attimi sbiaditi vissuti senza di te. Avrei tante cose da raccontarti sai, non so nemmeno da dove iniziare, ma non posso non celebrare quel ti amo sopito che si annida nel ricordo vivido della tua carnalità. Ho portato con me quel cuscino così da appartarmi da sola e continuare a respirare il tuo odore. Tutti in fondo dobbiamo ringraziarti. Hai riciclato e rattoppato esistenze drammaticamente perse nei vorticosi meandri del dolore. Non è una frase mia se te lo stai chiedendo, l’ho accuratamente ricopiata da una poesia che ho letto perché credo che riassuma la nostra situazione. Rido al pensiero di aver paragonato le nostre vite sgangherate a una semplice situazione, come fosse stato un evento in cui però noi siamo stati coinvolti inconsapevolmente. L’unica scelta consapevole che riconosco è quella di Ciro Michele e Mario che allegramente giocano fino al giorno in cui quel destino beffardo e meschino ha giocato loro un tiro mancino molto doloroso. Sto riempiendo questo foglio di parole, quasi per alleviare la mia coscienza, anche se so che non ne abbiamo mai avuto realmente bisogno perché noi ci siamo sempre compresi nella profonda danza dei nostri silenzi. Anche quando ci siamo persi, è bastato un abbraccio per colmare la distanza delle nostre derive che non hanno mai smesso di convergere perché c’era un io e te ancora da salvare. Ti ringrazio enormemente perché non esiste nulla di più bello al mondo che sentirsi importante e utile per qualcuno, dopo che per anni mi sono sentita il mio sbaglio più grande. Ho abbracciato il vero significato del vivere . Siamo diventati una piccola grande comunità, un ritratto di famiglia che non ci è mai appartenuto. Rido se penso al primo e ultimo caffè che ti ho preparato e alla tua faccia che lottava per non apparire totalmente sdegnata, nonostante tutto mi ci aggrappo come il più bello dei ricordi. In questi mesi sono diventata quasi una cuoca provetta anche Franca lo dice, lei mi vuole bene è un vero angelo. Pietro è felice e Teresa lentamente ha ricominciato anche lei, alternando ancora qualche momento d’assenza. Spero che questa parvenza di serenità arrivi a te, oltrepassi le sbarre e i confini della tua anima. Non ho paura dell’attesa, noi ne conosciamo il linguaggio, sappi che sono orgogliosa della tua scelta e ricordati che da qualsiasi ombra può nascere un raggio di luce per riscaldare la tua nuova alba .
Perché io resterò ora e per sempre la tua
Aurora

Aneddoti personali

Tutto nasce da un meraviglioso atto d’amore e dal profondo legame che unisce me e questa casa editrice e quando qualcosa germoglia dall’affetto non può che essere intrinsecamente bello. Per questo non ringrazierò mai abbastanza Mariana e Barbara per avermi donato questo piccolo grande gioiellino e avermi rinnovato la fiducia come recensore. Questo è stato il primo libro che ho letto di Francesco Paolo e sono rimasto folgorato. Un romanzo intenso che ti colpisce per i pugni e le carezze che sa donare. Ho amato profondamente Aurora e non poteva essere altrimenti, l’ho percepita vicina nelle cadute ma alla fine avrei voluto abbracciare davvero tutti i personaggi e come ha riscontrato il mio amico Salvatore nella telefonata post lettura mi sono sentito davvero orfano. Secondo me i personaggi si possono ancora sviluppare ma comunque resta qualcosa d’incantevole. Con l’augurio di abbracciarlo quanto prima di presenza almeno lui spero di aver mantenuto le attese delle libraie ma soprattutto nella recensione di sapervi raccontare come merita questo libro che non vi potete perdere .

Recensione

Può fare più buio di mezzanotte? Un interrogativo attanaglia la mente e l’anima in una lotta estenuante senza esclusioni di colpi fino a quando l’avversario non ha più le forze per rialzarsi e lo zucchero cade come neve al sole in un nero avvolgente e sacrale regalando quel gusto agrodolce che riecheggia il sapore delle lacrime versate requiem inascoltato di un destino drammaticamente mortale . Eppure come uno spiffero gelido entra un altro interrogativo più vorticoso del primo. La speranza può avere un colore ?Anche le stelle sembrano abbandonare certe anime, se il bagliore illuminasse i loro pallidi volti, tremerebbe persino la luce perché quando tocchi il vivido volto della paura tutto si scuote in una comunione d’intenti tanto che per un attimo ci s’illude di non sentirsi soli ma quando si percepisce che è l’ennesimo miraggio dell’immaginazione si comprende che soli lo si è veramente e non resta altro che la raffica delle percosse come unico pendolo della notte. Se esistesse ci si aggrapperebbe anche a una sfumatura di speranza. L’inaspettata tonalità del rossetto della polvere che attende immutabile come una candela accesa dall’altra parte della strada. Un locus in cui le parole sono incastonate nelle pietre e i perturbanti silenzi iniziano la loro inesorabile della danza . La morte è consapevolmente sorella della vendetta e carezza dell’assenza mentre la vita inaspettatamente si rivela la tomba dell’affettività. Il legame, infatti, è un vestito non scelto indossato a ogni età come stemma infrangibile della precarietà. Una terra flagellata dalla violenza che diventa linguaggio e in cui esattamente come il sole e la luna, l’uomo si alterna alla bestia e si nutre del timore degli altri e della sua stessa ferocia. Vince soltanto chi morde profondamente e non si accontenta delle briciole. L’autore per questo s’addentra nelle simbiotiche esistenze di tre ragazzi Michele Aurora e Mario, emblema di plastilina modellabile esattamente come le nuvole in cielo che nelle giornate di primavera ci si diverte a dare una forma. La loro tenera amicizia è la salvezza nell’apnea, un’altalena sospesa tra terra e cielo che ha la consistenza di un filo d’erba di cui racchiude tutta la fragilità. Queste tre esistenze non sono mai state un idillio è in questa rabbia senza foce nel tepore della nudità dei corpi che l’autore tratteggia e descrive la loro vorticosa siepe . Ḕ un giorno qualunque l’aria è inconsapevolmente più tetra del solito e tramite un gioco di bimbi loro diventano irrimediabilmente adulti. L’aria si tinge di fumo e del rosso dell’innocenza mentre nell’incandescente spartiacque del destino il mare s’inquina definitivamente. Nel dualismo che intercorre tra forza e volontà il romanzo è il complesso viaggio per tentare di mantenere intatta quella flagranza di purezza per mutare l’odore acre del mondo nonostante questa micidiale contaminazione. Lo stile è asciutto e incisivo capace di toccare le corde più segrete del cuore regalando ai lettori pagine di incantevole lirismo. L’autore come Macioci e Canepa in chiave strettamente filosofica dispiega le difficoltà del vivere e del pensare con estrema chiarezza attraverso i bambini cui tale capacità critica non dovrebbe appartenere alla loro età. . La dicotomia tra esterno- interno che caratterizza lo spazio del romanzo è riscontrabile anche nella sfera emotiva perché esternamente regna sovrana l’indifferenza mentre interiormente vige una carezzevole burrasca. Inoltre condivide con Morbidelli la cifra narrativa che anche qui s’innesca magistralmente nel torbido senza perdere quel tocco d’umanità che disegna una scia per modificare il peso dei chiodi e della croce. Con Malagoli infine condivide l’interesse per gli emarginati e la profondità dello scavo interiore ma qui la poetica del conforto è parzialmente attuabile perché i buchi come macchie sulla pelle sono molto laceranti. Nell’oblio del potere il passato non si può dimenticare e la cultura è totalmente avvolta dall’umana perversione. Nel romanzo l’autore tratta con voracità e delicatezza temi drammaticamente attuali come la violenza domestica, la prostituzione minorile, l’identità sessuale e lo spettro della pedofilia. Nei fragili cardini della sofferenza come fosse una canzone l’amore è come un proiettile di cui bisogna indovinare la traiettoria. Una storia in cui i silenzi fanno rumore e carnalità e sessualità si annullano. Ci si chiede di tramutare il dolore in musica perché queste anime non hanno paura del buio ma di svegliarsi con accanto qualcuno. Riusciranno i tre a salvarsi dagli orchi, dagli oppressori e dai demoni interni scoprendo l’incantevole magia dell’affettività? Un romanzo commovente sulle responsabilità e sulle cadute in cui ognuno nel ruolo di vittima e carnefice fronteggia a suo modo la solitudine . Un romanzo che fa suo il testamento musicale di Pino Daniele perché quando qualcuno se ne va resta l’amore intorno e in quest’inaspettata collettività il mattino si tinge d’oro la speranza di blu e allora il riscatto della felicità nella sua essenza è la concreta possibilità di ricominciare .

Conclusioni

Un autore che faticherete a dimenticare perché colpisce per intensità durezza ed empatia. Con lui e i suoi personaggi s’inizierà una toccante e commovente danza emozionale che si spera non abbia mai fine .

Voto

5/5

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