La leggenda di Marinella . Le streghe danzano nelle nebbie del Polesine di Simone Pavanelli

La leggenda di Marinella . Le streghe danzano nelle nebbie del Polesine

Polesine. All’interno di una barca incagliata sulla riva del Po, un anziano scorge il corpicino senza vita di un neonato di tre mesi. Allertati i Carabinieri, il primo ad arrivare sul posto è il maresciallo Vito Cupertino che è il comandante della stazione di Canaro in provincia di Rovigo. Il sottufficiale si trova così ad affrontare qualcosa di oscuro che si nasconde nella nebbia padana tra i canali e le campagne del Polesine. Solo lui riuscirà a capire il nesso tra la morte del bambino e quella di una donna trovata bruciata all’interno di una macchina rubata in un altro paese. Un caso archiviato come suicidio da un pubblico ministero troppo sbrigativo. Un’aura mistica copre tutta l’indagine che sembra ballare su un’antica leggenda, quella di Marinella.

Introduzione

Ogni epoca ha il suo morbo da debellare e le cure per fronteggiarle possono essere molteplici almeno quanto le sue varianti. Non si possono conoscere tutti i volti dei mostri perché a quel punto si aprirebbe un bivio inaspettato. Il mostro una volta conosciuta potrebbe fare meno paura oppure rasentare i confini dell’orrore. E se questo morbo albergasse indisturbato nel cervello di una persona restando in sospensione fino a quando non giunge il momento in cui mostrare agli altri la sua vera immagine racchiusa nella perfida perversione delle sue azioni? Che fare a questo punto? Un ‘ idea che si trasforma in credenza popolare può talvolta risultare pericolosa , addirittura letale . Porta solitudine e devastazione che solo la morte può cancellare come un rito di purificazione. Se ci si avvicina troppo, però ci si scotta e si resta inevitabilmente avvolti dal fuoco delle vendette Fiamme che non spariscono con l’acqua perché generate dall’odio. Un sentimento può essere sconfitto dal suo opposto e inizia così una lotta contro l’amore. Un cuore costantemente abitato dai corvi può ascoltare mai la voce autentica del bene?

Aneddoti personali

Ho conosciuto Simone tramite le sue video recensioni per il blog Giallo e cucina, poi me ne avevano in termini entusiastici i miei amici Fabrizio e Alessandro e devo assolutamente confermare tutte le loro impressioni. Ho deciso per il blog di non trattare e recensire libri che parlano di pandemie e Covid. All’interno del testo troverete qualche riferimento ma riguardante la gestione del quotidiano, si parla soltanto di utilizzo di mascherine e distanziamento interpersonale. Dal mio punto di vista è accettabile, perché la trama verte completamente su altro . Ḕ stata una lettura piacevolissima e sorprendente. Mi sono piaciuti tutti i personaggi del romanzo, ognuno ha un suo perché e sono ben delineati tranne Concetta. Ho trovato la giovane siciliana stucchevole, fastidiosa a tratti particolarmente irritante e mi auguro che in un’eventuale prossima indagine abbia un bel trasferimento. Ho completamente divorato il libro, non riuscivo a staccarmi, andavo avanti e mi sono accorto di averlo terminato perché le pagine erano finite. Totalmente rapito in ogni pagina. Il finale sorprendente da lasciare a bocca aperta. Ringrazio Fabrizio e tutta la casa editrice per avermi dato la possibilità di recensire La leggenda di Marinella e un applauso con tutto il cuore a Simone per averlo scritto .

Recensione

Si pensa di saper distinguere l’inferno e il paradiso almeno fino a quando non ci si trova intrappolati dentro e l’unica salvezza è la risoluzione del vorticoso labirinto. Non esistono i tentativi, come il baratto tra vita e morte, c’è un’unica possibilità, il resto è oblio. Il cielo si tinge di un blu cobalto per un istante che è presagio di sventura perché la solita nebbia sta invadendo il paesaggio, inasprendo i cuori ma acuendo ogni dolore che colpisce sferrando colpi inaspettati. In quel giorno nefasto Cerere non fa nascere nemmeno una pianta e germoglia solo un pianto incessante. Si spegne ogni sorriso e il volto si cosparge di un velo di malinconia. Il maresciallo Vito Cupertino non avrebbe mai immaginato di poter vedere con i propri occhi il volto dell’inferno. Una prova arrivata nel mezzo del cammin della sua vita che sfidava apertamente lui e l’Arma intera per sdoganare la via della perdizione. I morti parlano e raccontano storie ma questa volto lo studio fisiognomico e mimetico ne avrebbe narrato una veramente glaciale. Non era il risentimento di Didone verso Enea ma inferno vero e Cupertino non sapeva come sarebbe finita, ma non c’era il tempo di piangere. La nuova vittima era un bambino di tre mesi senza nome, barbaramente ucciso, trafitto senza pietà alcuna. Pochi giorni dopo nella zona limitrofa a Rovigo una giovane muore carbonizzata all’interno di una vecchia automobile e se i casi fossero collegati? Un dilemma che pervade la mente del maresciallo e che troverà coinvolta tutta l’Arma rodigina, una corsa contro il tempo per un’indagine ai confini della realtà. Lo scrittore all’interno del romanzo crea un’interessante alter ego, il maresciallo Filippo Semplici che nel tempo libero scrive romanzi horror. Questo personaggio in particolare mette a disposizione tutta la sua conoscenza fino a quando una giovane collega siciliana sconvolgerà ulteriormente le carte, raccontandogli una storia intrisa di Eros e Tanatos . che ha il sapore di una leggenda. Sia l’amore sia la morte celano all’interno un’ambivalenza, una sottile finzione che potrebbe trovare nel vento della Storia l’agognata risposta. Quotidianità e Medioevo che convergono in un noir concentrico e molto territoriale con uno stile variegato dall’impronta gotica e conforme alla situazione rurale. Per Cupertino, Lovisari, Pedriali Semplici e gii altri ha inizio una moderna caccia alle streghe e nessuno potrà dormire sonni tranquilli nemmeno la Chiesa che con oscure manovre proteggerà il suo pericoloso segreto che se scoperto modificherebbe l’immagine di un’importante istituzione che cerca di recuperare l’antico potere. Uomini e donne che in nome della verità, anche quella più sconcertante sono pronti a far rispettare la legge e fronteggiare crepe burocratiche e relazionali. Un romanzo avvincente che lascia nella narrativa italiana la sua lettera scarlatta, un marchio indelebile che descrive dettagliatamente l’Inquisizione perfettamente incarnata nella mentalità di alcuni personaggi. L’acqua, simbolo di purificazione si macchia di sangue e riti sacrificali e nel nome di Marinella si canta l’ultimo strozzato canto di cigno. Come si alternano luce e buio, anche l’oscurantismo può risorgere dalle sue ceneri, Fiamme avvolgenti di vendetta che modificano persino il colore della giustizia .

Conclusioni

Un romanzo avvincente che terrà col fiato sospeso fino al sorprendente finale.

Voto

5/5

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