Notturno francese
Introduzione
Un uomo alla ricerca del proprio ruolo in questo pazzo mondo. Un’indagine introspettiva per provare a rispondere all’interrogativo più complesso di tutti: l’autodefinizione del proprio essere. Un corpo nudo avvolto nell’involucro dell’incertezza per raggiungere quella consapevolezza della fugacità e labilità del tempo. Ogni istante è fittizio se non si ha un’armonica risoluzione del proprio passato. L’animo è ormai assuefatto da palliativi in questo ingannevole astrattismo ci si aggrappa anche alle visioni per avere un barlume di concretezza. Un’emozionante danza emotiva in cui raggi di sole e spicchi di luna si alternano vorticosamente per premiare quell’uomo che forse per la prima volta sta eliminando il velo della paura nei confronti del cassetto della memoria, affinchè quel passato non sia più soltanto un’ombra o l’eco di una fiaba lontana.
Aneddoti personali
Ho iniziato a leggere Fabio Stassi da meno di un anno e già ne ho terminati due, un saggio bellissimo su Dante regalatami dal mio amico Filippo e questo, ho già acquistato Mastro Geppetto perché mi sono ormai innamorato del suo stile. Voglio ringraziare veramente di cuore il mio amico Riccardo S. per questo piccolo grande dono. Sono state ore molto intense in cui le parole hanno scavato dentro, toccato le corde più segrete del cuore e curato. Grazie davvero Fabio per aver scritto questo piccolo gioiellino.
Recensione
Si nasce dall’amore e a esso si ritorna sempre almeno fino a quando il destino non decide che quel bambino dovrà conoscere lo strappo dell’abbandono. Nel sommarsi delle azioni compiute solo alcune diventano atti , quelle che lacerano l’anima per un tempo indefinito . Ḕ difficile per chi è cresciuto con la poetica dell’abbastanza, poter ricevere inaspettatamente le chiavi per aprire quello squarcio di cielo finora inaccessibile. Mutano le percezioni, la certezza si tramuta in argilla modellabile per costruire una nuova parvenza di verità. Non c’è più nulla d’impossibile e vorticosi ipotesi si aprono in questo bellissimo giardino fiorito inesplorato di cui prendersi cura. Una parte pregnante della sua esistenza che si rivela essere il chiaroscuro di una bugia. Lui che ha sempre consigliato vorrebbe avere adesso una di quelle tabelle che tanto si odiano e che sembrano celare tutto il pragmatismo del vivere. Una guida da seguire passo per passo meccanicamente come fosse un automa, ma lui è un uomo che non avendo nemmeno un post it sul frigorifero si aggrappa a quella beffarda umanità da difendere come l’ultimo dei velieri, senza una meta precisa perché i cortili nel cuore ne tracceranno una via. Nell’‘ efferatezza di un istante tutto il suo schema esistenziale è stravolto e parte spoglio, senza armatura alcuna e come unico barlume il segreto di sua madre. Vince Corso è, infatti, un biblioterapeuta che questa volta dovrà affrontare la più complessa delle indagini che potrebbe far riemergere i cardini sepolti di una taciuta sofferenza. Lui e la madre non parlano per non ferirsi vicendevolmente dimostrando quanto anche il silenzio possa essere un grande atto d’amore. Un viaggio introspettivo in cui il protagonista riabbraccia inaspettatamente lo specchio del sé attraversando quel filosofico e immaginifico oltre. Come Tabucchi da cui prende il titolo, cambiando le tappe, l’autore traccia abilmente la mappa della geografia emozionale del suo protagonista tra tasselli della memoria e la determinazione dei suoi passi trasformando ogni minima orma in un’indelebile traccia. L’autore si sofferma sull’inesorabile intreccio tra la sospensione del vivere e la fugacità del tempo descrivendoli come un bacio d’amante. La stazione e l’albergo hanno, infatti, questa concreta funzione, un incrocio di carnalità che in una nudità retrospettiva raccontano il dolore che si fa storia. Tra Italia e Francia Vince e la vivida ricerca su un uomo ignoto cui dare forma e la remota possibilità di realizzare il suo sogno sentire uscire dalla sua voce quel “papà “ che non ha mai pronunciato. Tutto questo converge magistralmente con lo stile metaletterario dell’autore. Personaggio – autore – lettore in questo climax tripartito si rifugiano nei libri e si annidano nella soavità della parola sfruttando il suo potere catartico e divenendo così rugiada della cura. Un figlio che in preda al proprio notturno esistenziale immagina di salire su un treno che come scritto in quella canzone gli permetta di scavalcare il blu, per assegnare a quell’emozione un colore e raggiungere finalmente la più pura delle commozioni .
Conclusioni
Un libro magico che vi farà viaggiare riflettere ed emozionare .