Notturno Francese di Fabio Stassi

Notturno francese

Vince Corso, biblioterapeuta e detective di enigmi letterari, sul treno che dovrebbe portarlo a un appuntamento con la fidanzata si imbatte in un originale compagno di viaggio: un uomo colto, insinuante, che fisicamente gli ricorda il grande Léo Ferré, lo chansonnier anarchico di Avec le temps. Solo che Corso ha sbagliato direzione, doveva andare verso Sud invece che al Nord, e contrariato vorrebbe ripa-rare. Ma l’uomo, misteriosamente allusivo, lo invita a persistere nello sbaglio: «forse lei non lo sa ancora, ma potrebbe essere arrivato il momento di fare questo viaggio». Genova, la prima meta, gli darà un tuffo al cuore: da lì fino a Marsiglia era trascorsa la sua primissima infanzia. La madre cameriera lo aveva concepito con uno sconosciuto una notte di fine luglio del 1969. E sarà questa l’indagine più importante della sua vita: scoprire chi è suo padre. Per cinque anni Vince Corso gli ha spedito una cartolina al giorno, lasciando vuoto il nome del destinatario e indirizzandole all’unico luogo dove sapeva che almeno per una notte suo padre era transitato: l’Hotel Le Negresco a Nizza. La sua ricerca si svolgerà sui litorali della Costa Azzurra, tra povere pensioni e hotel liberty, dietro a versi di poeti e a vecchi personaggi carichi di storie vissute, seguendo l’indecifrabile mosaico dei destini individuali e delle coincidenze. Fino al riconoscimento che completa il cerchio: essere restituito dai libri alla vita, riavere indietro la possibilità di «amare senza misura». Notturno francese è in realtà un notturno pieno di luce. È una storia di errori, di appuntamenti che non si sa di avere, di labirinti e di orfani che cercano un porto. Un romanzo dove domina la malinconia del continuo lasciarsi dietro le spalle cose e persone, nel tempo e nello spazio. Ma anche la sconsideratezza di mettersi in viaggio per ritrovarle. O per farsi trovare.

Introduzione

Un uomo alla ricerca del proprio ruolo in questo pazzo mondo. Un’indagine introspettiva per provare a rispondere all’interrogativo più complesso di tutti: l’autodefinizione del proprio essere. Un corpo nudo avvolto nell’involucro dell’incertezza per raggiungere quella consapevolezza della fugacità e labilità del tempo. Ogni istante è fittizio se non si ha un’armonica risoluzione del proprio passato. L’animo è ormai assuefatto da palliativi in questo ingannevole astrattismo ci si aggrappa anche alle visioni per avere un barlume di concretezza. Un’emozionante danza emotiva in cui raggi di sole e spicchi di luna si alternano vorticosamente per premiare quell’uomo che forse per la prima volta sta eliminando il velo della paura nei confronti del cassetto della memoria, affinchè quel passato non sia più soltanto un’ombra o l’eco di una fiaba lontana.

Aneddoti personali

Ho iniziato a leggere Fabio   Stassi da meno di un anno e già ne ho terminati due, un saggio bellissimo su Dante regalatami dal mio amico Filippo e questo, ho già acquistato Mastro Geppetto perché mi sono ormai innamorato del suo stile.   Voglio ringraziare  veramente  di  cuore il mio amico Riccardo  S. per questo piccolo grande dono.   Sono state ore molto intense in cui le parole hanno scavato dentro, toccato le corde più segrete del cuore e curato.   Grazie davvero Fabio per aver scritto questo piccolo gioiellino.

Recensione

Si nasce dall’amore e a esso si ritorna sempre almeno fino a quando il destino non decide che quel bambino dovrà conoscere lo strappo dell’abbandono. Nel sommarsi delle azioni compiute solo alcune diventano atti , quelle che lacerano l’anima per un tempo indefinito . Ḕ difficile per chi è cresciuto con la poetica dell’abbastanza, poter ricevere inaspettatamente le chiavi per aprire quello squarcio di cielo finora inaccessibile. Mutano le percezioni, la certezza si tramuta in argilla modellabile per costruire una nuova parvenza di verità. Non c’è più nulla d’impossibile e vorticosi ipotesi si aprono in questo bellissimo giardino fiorito inesplorato di cui prendersi cura. Una parte pregnante della sua esistenza che si rivela essere il chiaroscuro di una bugia. Lui che ha sempre consigliato vorrebbe avere adesso una di quelle tabelle che tanto si odiano e che sembrano celare tutto il pragmatismo del vivere. Una guida da seguire passo per passo meccanicamente come fosse un automa, ma lui è un uomo che non avendo nemmeno un post it sul frigorifero si aggrappa a quella beffarda umanità da difendere come l’ultimo dei velieri, senza una meta precisa perché i cortili nel cuore ne tracceranno una via. Nell’‘ efferatezza di un istante tutto il suo schema esistenziale è stravolto e parte spoglio, senza armatura alcuna e come unico barlume il segreto di sua madre. Vince Corso è, infatti, un biblioterapeuta che questa volta dovrà affrontare la più complessa delle indagini che potrebbe far riemergere i cardini sepolti di una taciuta sofferenza. Lui e la madre non parlano per non ferirsi vicendevolmente dimostrando quanto anche il silenzio possa essere un grande atto d’amore. Un viaggio introspettivo in cui il protagonista riabbraccia inaspettatamente lo specchio del sé attraversando quel filosofico e immaginifico oltre. Come Tabucchi da cui prende il titolo, cambiando le tappe, l’autore traccia abilmente la mappa della geografia emozionale del suo protagonista tra tasselli della memoria e la determinazione dei suoi passi trasformando ogni minima orma in un’indelebile traccia. L’autore si sofferma sull’inesorabile intreccio tra la sospensione del vivere e la fugacità del tempo descrivendoli come un bacio d’amante. La stazione e l’albergo hanno, infatti, questa concreta funzione, un incrocio di carnalità che in una nudità retrospettiva raccontano il dolore che si fa storia. Tra Italia e Francia Vince e la vivida ricerca su un uomo ignoto cui dare forma e la remota possibilità di realizzare il suo sogno sentire uscire dalla sua voce quel “papà “ che non ha mai pronunciato. Tutto questo converge magistralmente con lo stile metaletterario dell’autore. Personaggio – autore – lettore in questo climax tripartito si rifugiano nei libri e si annidano nella soavità della parola sfruttando il suo potere catartico e divenendo così rugiada della cura. Un figlio che in preda al proprio notturno esistenziale immagina di salire su un treno che come scritto in quella canzone gli permetta di scavalcare il blu, per assegnare a quell’emozione un colore e raggiungere finalmente la più pura delle commozioni .

Conclusioni

Un libro magico che vi farà viaggiare riflettere ed emozionare .

Voto

5/5

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