Un turbinio di emozioni e radici nell’estate dei ricordi.   Marina  Mongiovì regala fotogrammi di Sicilia che hanno il profumo di un romanzo .

Si distende Alice all’ombra del pioppo nell’ora in cui la calura estiva raggiunge il suo culmine. Ha tra le mani un libro lo sfoglia svogliatamente. Le parole si confondono, è troppo stanca perché metta in fila. E poi che noia l’ordine è una cosa da grandi si dice e lei può convivere nel suo disordine ancora per qualche anno. Sospesa tra terra e cielo, Racchiusa nel volo pindarico dell’ultima rondine migratoria. Ḕ un’immagine vera o frutto della sua fervida immaginazione che trova casa solo nel soffice letto di nuvole e sogni? Un segno per dire che anche per lei è giunto il momento di andare ma nel cuore ha la speranza che il tornare abbia un profumo ancora più buono come un panettone appena sfornato di quelli che gli preparava la nonna. Quanto gli manca sfiorare la ruvidezza di quella pelle che raccontava storie di vita mentre s’impastavano. Giochi di bimba e ilarità d’infanzia. Un tempo che sembrava infinito e invece come tutte le cose hanno mostrato la sua fuggevolezza. La sedia ha smesso il lento e calmante dondolio e al suo posto regna incontrastata un’oscura malinconia. Sente una musica di sottofondo, riconosce la cantante di cui porta il nome cantare che il vento caldo dell’estate sta portando via anche lei. Quanti scherzi inaspettati possono giocare il caldo ma lei sa che nonostante tutto il perenne ritardo del Bianconiglio non durerà per sempre e inizierà un secondo straordinario viaggio nel paese delle meraviglie. Ognuno ha il suo da raccontare fissando una magica alterità tra realtà e fantasia. La voce reboante del vulcano ha emesso il suo verdetto. Tra tutte le voci possibili sarà la giovane Teresa a tracciare tra onde e lapilli l’incandescente scia lasciata da questa sorprendente sciara. Sbattono le imposte per dare un ritmo immaginifico come fossero pulsazioni danzanti e la festa inizia tra i colori del mare e il calore delle case e i muri irrimediabilmente segnati dalle schegge della storia che diventano un inestimabile tesoro da custodire nei vorticosi cassetti della memoria. L’autrice compie quel volo di rondine, sorvolando i tetti e posandosi sui davanzali. Attua una simbiotica metamorfosi che si disvela in tutta la carnalità e liricità del suo stile. Con i suoi occhi d’aquila coglie, fotografa descrive e realizza fotogrammi di Sicilia che hanno il profumo di un romanzo. Con questi racconti sapientemente intrecciati l’autrice riesce a tessere un commovente e variegato arazzo narrativo. Una terra martoriata dalla guerra che non dimentica le piccole storie che fanno ancora battere il suo cuore di madre. Mammelle capienti che nutrono d’infinito latte i figli di ogni generazione solcando nel suo viso ancora ammaliante una ruga in più. Posa lo stivale geografico e tocca la rovente sabbia con i piedi nudi mentre sulle mani vivono indelebili i segni della terra. La fatica che si tramuta in calli che riescono a smuovere rocce e pietre senza tempo. E così in questo quadro naturalistico s’intrecciano come squarci di luna le esistenze degli emarginati come Michele Angelina, Fofò Nunzia, le perversioni di don Carmelo , le credenze popola, le pulsioni di Alfio e Orazio. Tutto si spegne e si accende come una lucciola nelle sere d’estate a un certo punto quando si avvicina l’appuntamento al bar dei fratelli Russo perché l’odore dei loro arancini è un richiamo pure per l’Oltretomba che tarda la nomina delle anime affinchè possano dare un altro morso. Uno stile quello della Mongiovì che sente l’influsso grassiano e terranoviano pur mantenendo una cifra di riconoscimento. Racconti di una comunità profondamente umana intrinsecamente imperfetta e per questo toccante in questa nuda e squarciante verità. Un turbinio di emozioni e radici di una’estate mentre un gabbiano con la voce di Giuni Russo segna l’orizzonte. Nel suo tratto aromatico il libro alterna scrittura e cucina annidandosi nella tradizione. Il sugo è ormai pronto ma la variopinta comunità aspetta di conoscere ancora il suo fatal destino, quale sarà il versante dell’arcano? Giunge il momento di svegliarsi e vedere infrangersi come un rito la pupa Sicilia che scioglie il suo zucchero al sole mentre passano gli anni è diventata donna ormai ma qualcosa è rimasto di quell’ infanzia , è possibile riconoscere in Alice , Teresa e Marina il sorriso dolce e innocente di bambina .