Il quarto requisito di Stefano Soli

Il quarto requisito

Anna ha vent’anni e una bellezza sfacciata che non ha bisogno di ostentare. Ambiziosa e sicura di sé, adorata e coccolata dai genitori, viene da una famiglia umile e si è trasferita dall’Elba a Trieste per studiare architettura. Gloria di anni ne ha trenta, segnati da un’infanzia da incubo e da un’adolescenza trascorsa interamente in un carcere minorile. Aggressiva e manesca, niente sembra farle paura, tranne la solitudine contro la quale gli unici antidoti sono il corpo di Anna e la cocaina. Risoluta nelle azioni criminali ma emotivamente vulnerabile, Gloria vorrebbe Anna solo per sé. Lei si concede, ma detta modi e tempi. Con l’esca di un po’ di sesso facile le due agganciano e derubano, il maschio nelle loro mani diventa oggetto e preda. Durante una rapina in un appartamento, l’anziana vittima muore accidentalmente. Dalla finestra di casa Marcella, moglie vessata e umiliata, vede tutto. Quando Anna scompare misteriosamente, Gloria capisce che qualcuno o qualcosa si sta mettendo tra di loro. Per Gloria lei è ossigeno, è l’aria che respira, non se la lascerà portare via senza lottare. Ma l’educazione criminale di Anna è più avanzata di quanto Gloria possa immaginare: Anna delinea, progetta e costruisce il suo futuro come farebbe con un progetto architettonico, partendo dalle fondamenta e curando ogni dettaglio, rispettando alla lettera i tre requisiti vitruviani…

Introduzione

La giovinezza è una preda fuggevole , intrepida cerca affannosamente di scappare per tutti gli ostacoli che quella vita strafottente e bastarda mette sul cammino. Il fiato si fa corto ma non è per puro piacere bensì perché il corpo agitante sta smaltendo tutta l’adrenalina dell’inizio e inizia il lento processo arenante verso l’umana arrendevolezza. Non c’è niente di più pericoloso per un essere umano che essere colto in preda alla fragilità, anche se solo per un istante. Un attimo fatale. Sembra il titolo di un film o di un romanzo ma la vita è un’altra cosa. Le regole esistono per essere sovvertite ma nessuna acqua può lavare le macchie della coscienza. Se non dimentichi di averne una ed ecco che lo scrupolo si trasforma nell’ennesima opportunità per far emergere il lato più oscuro dell’anima che si tiene celato fino a quando improvvisamente firma l’inatteso appuntamento col destino. Uno di quegli impegni improrogabili che aprono milioni di porte tra Inferno e Paradiso lasciando il retrogusto agrodolce di un momento di gloria da prolungare da qui all’infinito a qualunque costo .

Aneddoti personali

Posso affermare che questo mio piccolo spazio, mi ha permesso di arricchirmi di tanti amici e amiche, tutti preziosi come gemme ma quando ho cominciato anni fa, non avrei mai immaginato che un giorno avrei ospitato e parlato dei romanzi di persone cui ho e continuo ad apprezzare i loro contributi nelle serie televisive . Ḕ successo con Salvatore, Mario e adesso con Stefano. Sono felice di stargli accanto nel limite che la geografia impone, in questo suo nuovo viaggio. Inaspettato ma strabiliante. Quando grazie a Giulia l’ufficio stampa ho avuto modo di leggere la sinossi, sono riuscito a captare che fosse perfettamente nelle mie corde e devo dire di non essermi sbagliato nemmeno questa volta. Ho compreso che il libro avesse una sua forza nascosta, anche se non troppo a dir la verità perché già da quelle poche parole emerge un intreccio intrigante. L’ho iniziato e terminato in poche ore, non riuscivo a smettere. Completamente incollato alla pagina. All’inizio devo dire sono rimasto interdetto perché non mi aspettavo quest’incipit. Esattamente come mi è successo con il libro del mio amico Alessandro Vizzino La zanzara dagli occhi di vetro ma poi superato questa breve impasse non ho potuto non amarlo. E anche con questo è finita così. Spero di riuscire a trasmettervi le sensazioni provate e nel frattempo do il mio personale benvenuto nel mondo editoriale , augurandogli che il suo cammino come autore possa essere rigoglioso e pieno di successi .

Recensione

L’armonia architettonica e quella esistenziale sembrano talvolta seguire tragitti paralleli destinati a restare punti isolati di uno stesso universo. L’analisi di entrambe parte però dalle fondamenta perché tutto ha un’origine anche l’infelicità. Servono dei requisiti per essere felici? Non può tutto tramutarsi nel Palazzo d’Atlante, né un essere umano diventare l’Orlando di turno, pazzo inseguendo un’ideale d’amore evanescente. Ed è lì che la bestia in tutta la sua furia sorpassa l’umano anzi lo sbrana, eliminandone ogni traccia. Se ne esce vivo da questo scontro non è più quello di prima. Ha sul volto il pallore esanime della vitrea perdizione e tutte le membra odorano di morte. Architettura e vita sono lenti d’ingrandimento su un’indagine introspettiva che ha nella fame la crudele rappresentazione. La fame è colei che si nutre di crepe, dell’insuccesso, del fallimento e ogni forma di decadimento. Succhia come fosse un vampiro fino a quando nel brandello dell’anima non può restare acceso nemmeno il barlume di una candela perché ormai è notte fonda e il buio avvolge senza remore. Se Fame si occupa di tenere a bada stimoli e interrogativi corporei, Smania ammalia le menti e illustra il suo pericoloso progetto, senza paura alcuna, alla candida luce del sole perché ormai le vittime designate sono diventate automi facili da manovrare. Si tessono fili che l’immaginazione da sola crederebbe impossibili, ma una volta uniti ne emerge un intreccio scoppiettante . Ḕ questo strano e vorticoso legame a unire le tre protagoniste disposte a tutto pur di uscire da quell’anonimato in cui il destino sembra averle inchiodate. A occhio nudo non si vedrebbe mai che tra nessuno e qualcuno scorre un divenire di sfumature rosso sangue. Trieste appare in tutta la sua folgorante bellezza. Donna seducente dal frammentario corpo che cela al suo interno il più oscuro dei segreti. Nessuno è come appare, quando la nuda carne si mostra senz’altro riserve, è giunto il momento di conoscere l’acuirsi del dolore che conduce irrimediabilmente alla morte. Anna è una brillante studentessa d’architettura, tutta ruota intorno al suo sogno, è ambiziosa, l’inclinazione allo studio da sola non basta. Si arrabbia con se stessa perca con la purezza non si va da nessuna parte, bisogna sporcarsi le mani e immergerle in quel fango che il tunnel della notte costruito da Gloria le sta facendo conoscere. Gloria in Anna ha intravisto la sua salvezza, l’ancora di un amore cui aggrapparsi per non affondare. Violenza e paura sono gli unici codici linguistici che pratica e divulga sporcando l’unica cosa bella che le sia successa. La sua rabbia è più profonda, la violazione del candore muove i suoi passi, risponde ai soprusi con altri soprusi cogliendo la gente nella fragilità. Infine c’è Marcella, casalinga insoddisfatta all’interno di una casa di bambola perché il fato si è beffato anche di lei, ha mascherato il lusso per felicità ma ormai tutto è all’interno di un’apatica indifferenza. Il culmine è raggiunto da quel marito che non fa altro che ostentare e pretendere. Tutti i vetri sono destinati a essere infranti, i giocattoli a incepparsi proprio perché si vuole seguire l’ingranaggio della libertà scoprendo anche nuovi piaceri. L’autore ha uno stile asciutto preciso e calibrato che regala alla narrazione un ritmo serrato e avvincente. Il tratto diretto e chirurgico si sofferma sull’importanza della parola che squarcia e resta impressa sulla pelle come un marchio indelebile. L’autore compie un’ottima analisi della psiche umana nei risvolti drammatici della cronaca che diventa narrazione e si rivela ancora una volta di estrema attualità. Un trio di emarginati all’interno di una società corrotta. Tre destini uniti dal caso che si lasciano andare ai piaceri dell’Eros per il puro bisogno di riempire un vuoto altrimenti incolmabile ma un interrogativo aleggia indisturbato nell’aria . Ḕ lo stesso che attanaglia la mente di Taddeo di Amato. Esiste il delitto perfetto? Anche loro lo compiono ma questo anche qui è un espediente narrativo per focalizzarsi sull’ imperfezione umana che sgorga come un fiume in piena . Eppure questi personaggi si ergono a deus ex machina chissà se raggiungeranno mai la fredda lucidità di Angelo Cantiani il medico – killer nato dalla penna di Morbidelli. L’autore tuttavia per una di loro attua un interessante climax emozionale nell’atto stesso di uccidere. Dallo spaesamento alla pratica convenienza fino a raggiungere il gradino della spietata freddezza. Un romanzo di progetti che mutano in nome dell’amore verso gli altri o se stessi, troppo a lungo negato. Non esiste peggior nemico di una bestia ferita nell’orgoglio, a un certo punto, però arriva l’appuntamento con lo spettro di Lady Macbeth in quella fontana cui nulla si può nascondere. Nel simbolismo del lavaggio delle mani è celato il fine ultimo del vivere e se quelle mani riemergessero pulite allora indicherebbero la morte della coscienza, condannando la donna a una perenne notte senza stelle che non prevede né consolazioni né redenzione .

Conclusioni

Un thriller al cardiopalma che terrà il lettore incollato alla pagina, scoprendo una nuova interessantissima voce che s’inserisce perfettamente all’interno   del panorama letterario .

Voto

5/5

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