Il valzer del pappagallo di Leonardo D’Isanto

il valzer del pappagallo


Esiste davvero un modo per sopravvivere alla morte? Ebbene sì, ma Idahira non lo ricorda più. Lo ha dimenticato nell’incidente, assieme agli ultimi otto anni della sua esistenza. È il 2 febbraio 2013 quando si risveglia in un letto del San Giovanni Addolorata di Roma e scopre di essere diventata madre di una bambina di appena un mese e moglie di un uomo che non conosce ma che in realtà le ha cambiato la vita. Una vita, quella della trentaduenne biologa venezuelana, trascorsa a sfuggire ai traumi che il suo paese natìo e il Caracazo le hanno marchiato addosso in maniera indelebile. Una firma, impressa sul polpaccio destro: la cicatrice di una pallottola dell’esercito di Carlos Andrés Perez. A ridare colore alla sua visione misantropica della realtà ci pensa Luca, guardia giurata con la passione per la pallacanestro, che la conquista dentro a una salumeria per come sa addentare le salsicce e per i suoi occhi sinceri. La loro storia però sembra dover finire quando a Luca viene diagnosticato un tumore al cervello, in grado di fargli perdere la memoria e poi la vita. Idahira resta sola e incinta di quattro mesi e tutto crolla, tutto sembra impossibile.

Introduzione

Ḕ una tranquilla serata di luglio, per quanto possa esserlo in estate. Un caldo asfissiante che uccide pure i pensieri di tutti tranne i miei. Così ronzano e danzano leggiadri i miei pensieri come mosche e zanzare si ciba del mio cervello lo frantumano da ogni parte. Non tutto però, non certo per gentilezza. Ne lasciano integri pezzetti qua è là per ricordarmi che se sono ancora vivo lo devo a qualcun altro. Ero e sono un rottame imprigionato nella trappola della solitudine. Stavolta non ci ricadrò l’ho ripromesso a me stesso, a lui nei nostri soliloqui e anche un po’ a loro. A quei due piccoli grandi esserini che da soli sono riusciti a rivoluzionare la mia apatica e monotona esistenza in pochi mesi. Che grande regalo mi ha fatto la vita e pensare che in qualche modo debba ringraziare quella rompiscatole di mia figlia Paola, che poi chissà da chi ha ereditato questo brutto carattere. Lo lascerò scritto tra queste righe perché son sicuro che non glielo dirò mai. Sto qui fermo a riordinare gli accadimenti e a sorridere come non mi capitava da tempo immemore, dal giorno in cui la mia amata mi ha lasciato, decidendo che non fosse ancora giunta la mia fermata. Forse Tiziana aveva previsto già tutto e ora posso affermare di aver continuato solo per questo. A sessantadue anni mi sorprendo ancora ma di fronte a quel sorriso vi sciogliereste tutti credetemi , la gioia sprezzante nei suoi occhi quando mi abbraccia e il ruolo di quasi nonno o quasi papà diventa leggiadro come i balli volteggianti che facevo con Tiziana . La libertà è come un seme perduto tra le pieghe del tempo. Di cui non si sanno l’origine né l’età, ma in fondo tutto va in secondo piano quando entra in gioco l’amore. Se è un seme nato da quel sentimento, allora germoglierà una pianta forte e rigogliosa trovando qualcuno che ne abbia cura. Ho aperto la finestra e dalla radio a tutto volume riecheggia la voce di Zucchero che canta Così Celeste. La sua canzone che racchiude tutta la felicità e la speranza di cui è portatrice. Guardo l’orologio è partito da più di due ore e non mi hanno telefonato né scritto. Sono in apprensione come fossero le mie figlie o forse lo sono diventate ogni giorno di più a ogni nuovo e inaspettato battito. Mi chiamo Mauro Ferrone e quella che stringete tra le mani è il racconto della storia un po’ nostra e un po’ di tutti quelli che hanno avuto la fortuna di giocare il secondo tempo.

Aneddoti personali

Sono rimasto colpito da questo libro fin da subito per una storia che chiamavo il valzer delle tragedie e leggendo capirete perché ma nonostante questo ero sempre   più attratto di fare la sua conoscenza.  Per questo ringrazio i miei amici di Perrone editore che me l’hanno fatto trovare alla Marina di libri.   La gioia è stata immensa nello scoprire che ancora  una   volta il mio sentore non si era sbagliato perché quello di Leonardo è veramente un grande esordio capace di toccare le corde più segrete dell’anima.   Una lettura che ti smuove dentro se hai conosciuto sofferenza e ospedali ma capace di regalare anche tantissima gioia e speranza e di questo c’è tanto bisogno.   Alla  fine  del  romanzo  mi   son   sentito   sereno   e   appagato  ,  per  tutte  queste    belle  emozioni    ringrazio   l’autore  cui   auguro   un  grandissimo   successo   perché  se  lo  merita  con  tutto  il  cuore . 

Recensione

Si dice che tutte le strade portano a Roma ma quando già ti ci trovi che direzione può prendere la mappa del destino? Quella più imprevedibile e mettere in contatto persone che forse altrimenti non si sarebbero mai conosciute . La splendida capitale ancora una volta diventa il palcoscenico ideale per raccontare stralci di quotidianità, descritti nella loro unicità. Tre anime che vagano nella perdizione del caos dei loro pensieri, vorrebbero scappare da tutta l’oscurità che li avvolge in attesa di un miracolo che tarda ad arrivare. Non c’è miracolo più grande della vita stessa perché alimenta la speranza anche nella morte. Cosa c’entra una biologa venezuelana, una guardia giurata appassionata di basket e un anziano ferroviere vedovo con la passione per il liscio? Apparentemente niente dirà, eppure gli incastri possono essere molteplici e anche quando il pezzo sembra difettato, trova un modo singolare per combaciarsi con quello più vicino. Iddahira , Luca e Mauro tre rottami che cercano faticosamente di rattoppare tutte le loro ferite , solchi del cuore che non si rimargineranno mai , sanno però che non possono arrendersi alla malattia e così combattono fino alla fine. Quella fine che tra queste pagine ha il sapore di un nuovo magico inizio. Tre personaggi che comprendono quanto sia labile il confine tra memoria e dimenticanza. Niente è effettivamente nostro, ma è una sfida sul donarsi all’altro senza aspettarsi nulla. Ed ecco che magicamente si attuerà la magia del beneficio. Grazie a una prosa ricercata ma leggiadra e molto evocativa l’autore costruisce un puzzle perfetto regalando ai lettori uno stupendo inno di gioia e speranza. Ricostruire non è facile soprattutto per Iddahira che conosca le privazioni e i soprusi della guerra, ma anche gli hanno perduto qualcosa o qualcuno. Come recuperare la parte mancante? Attraverso un ballo rocambolesco di un pappagallo che come l’Emil della Casagrande li accompagnerà nelle loro prove smuovendo il vento del cambiamento . Nulla sarà come prima ma impareranno quanto può essere difficile pronunciare anche delle semplici grazie. Tre personaggi che troveranno un inaspettato rifugio da chiamare casa. Il romanzo delle seconde possibilità e dei riscatti. Una danza che farà riscoprire la voglia di vivere e amare tra le infinite sfumature del blu, fino all’ultimo battito .

Conclusioni

Un romanzo emozionante colmo di quella perduta umanità che dovremmo ritrovare.  C’è speranza oltre la morte e l’autore lo ricorda diffondendo poesia e gentilezza.  Un esordio da non perdere che vi emozionerà tantissimo. 

Voto

5/5

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